Paola Turci shock: io abusata a 13 anni, quella persona è morta, ma non l’ho mai perdonata



Un adulto che uccide l’innocenza di una ragazzina. Il disgusto, l’orrore, la vergogna. E il silenzio, per decenni. Una violenza, già raccontata in musica nell’ormai lontano 2005, ma che diventa pubblica solo tanti anni dopo. Esplicita, cruda: «Avevo 13 anni. Se tornassi indietro e sapessi di poter andare in un centro antiviolenza, in un posto dove mi ascoltano, mi proteggono e mi difendono, ci andrei subito». È stato così che Paola Turci, professione cantante, ha rivelato il dramma della sua adolescenza. L’ha fatto in Tv, durante un’intervista televisiva, senza trincerarsi né dietro ricostruzioni vaghe, né indugiando nel morboso.



E dire che c’era già tutto in Fiore di giardino, contenuta nel disco Tra i fuochi in mezzo al cielo. “Ero ancora una bambina, fiore di giardino, che tu hai colto incautamente come un assassino”, cantano i versi della canzone. E ancora: “Ti guardavo e non capivo quel che stava succedendo, urla nel silenzio la tua voce ruvida”. Parole che avrebbero anche potuto descrivere l’abuso subito da un’altra. E invece Paola ha voluto dire che no, riguardavano proprio lei: «Ero in terapia quando ho scritto questa canzone. Ho tirato fuori quello che avevo sepolto negli anni, insomma. E quella storia mi riguarda». Anche nel suo svolgimento: “Quasi non mi riconosci e come darti torto: io non sono più la stessa”.

E infatti, ha ammesso la cantante, è capitato poi più tardi di vedere di nuovo la persona che l’aveva violata: «Certo, l’ho incontrata nel tempo. Poi è morta perché era già grande. Non mi ha mai detto niente: anche da parte di chi commette la molestia, c’è la rimozione». La musicista, pronta alla sua undicesima partecipazione al Festival di Sanremo, dal 5 al 9 febbraio, non è nuova a interviste a cuore aperto. Nel 2017 ha ripercorso il calvario seguito al gravissimo incidente stradale del 1993. Un incidente che l’ha lasciata in parte sfigurata in viso e che ha segnato la sua vita. «Guidavo io, eravamo sulla Salerno- Reggio Calabria ed erano le 6.30 del mattino, ero in tournée», ha ricordato. «Mi sentivo forte, mi sentivo onnipotente.

E mi sono distratta. Andavo a 120 all’ora, ho sterzato. Nell’impatto con un’altra auto ho chiuso gli occhi. La macchina ha continuato per cento metri sul guard rail e poi si è accartocciata». È una sopravvissuta e lo sa: «Avevo la faccia aperta, il sangue zampillava. Ho subito 13 operazioni, per due anni mi hanno levato i vetri dalla pelle del viso e dall’occhio destro». Uno choc infinito dal quale si è riavuta solo grazie alla musica. Ora questa confessione. «Il perdono?», ha detto ancora la cantante, «Non è possibile, assolutamente».



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