Reddito di cittadinanza: Sarà impossibile fare controlli sui sei milioni di beneficiari



«Stiamo correndo», fermo sapere da M5S. L’obiettivo è approvare il decreto attuativo del reddito di cittadinanza nel primo consiglio dei ministri del 2019: quindi l’8 o il 9 gennaio. Ma più passano i giorni, più le sorprese – negative – sulla “misura bandiera” pentastellata aumentano. Non bastava la conferma che tra i beneficiari del sussidio, nonostante le iniziali smentite del governo, ci saranno anche i circa200mila nuclei familiari composti da stranieri. Adesso è il turno dei dubbi sull’efficacia delle misure “anti-furbetti” che sta mettendo a punto il ministero di Luigi Di Maio. In primis la dotazione dell’ispettorato del Lavoro, che dovrebbe dare la caccia ai falsi poveri.



«Non c’è il personale per effettuare i controlli», denuncia Elvira Savino, deputato di Forza Italia, che ha messo in relazione la potenziale platea di beneficiari del reddito di cittadinanza – 1375.000 nuclei familiari, appunto – e il personale incaricato di scovare i furbetti. Si dà il caso, infatti, che al 1° gennaio 2017  l’ispettorato nazionale del Lavoro contava in organico 5.967 unità. Così si fa presto a fare i conti. Poiché l’obiettivo sbandierato dal governo è dare sostegno, complessivamente, a sei milioni di poveri (il nucleo familiare è composto da più persone), si tratta di una forza insufficiente a garantire anche le minime verifiche. «Vorrebbe dire che ogni ispettore dovrebbe controllare ogni giorno ben mille percettori del reddito di cittadinanza», osserva Savino. Per non parlare del fatto che tra il personale dell’ispettorato ci sono 90 dirigenti che difficilmente accetterebbero di trascorrere le loro giornate dietro i beneficiari del sussidio caro ai grillini.

Ma anche ammesso che avvenga proprio questo, ossia ima mobilitazione degli uffici a caccia dei falsi poveri, «vorrebbe dire che tutti gli altri furbetti che si assentano dal lavoro in maniera non giustificata», ad esempio quelli della Pubblica amministrazione, «la farebbero franca perché non ci sarebbe nessuno a controllarli».

Non solo: anche gli ispettori del lavoro non brillano per efficienza. Savino, nel suo lungo post su Facebook nel quale fa le pulci al cavallo di battaglia M5S, ricorda il dato della Campania, dove «secondo gli ultimi dati statistici il 24,8% delle 537 persone impiegate negli uffici territoriali risulta assente dal lavoro. Ovvero uno su quattro». Da qui la conclusione, numeri

alla mano, della deputata azzurra: «È impossibile sostenere che il reddito di cittadinanza andrà a chi ne ha diritto e non ai furbetti perché non c’è il personale per effettuare i controlli. E allora il governo chi manderà: l’Esercito?». E, in ogni caso, quale che sarà la provenienza del controllore, «con quali soldi? È evidente die qualsiasi personale impiegato in questo controllo ha un costo».

Di Maio rischia di restare prigioniero delle sue promesse. Ad esempio: lo scorso 26 novembre ha annunciato che chi beneficerà del sussidio sarà assistito da un «tutor o navigator» che lo «raggiungerà dovunque egli sia» per accompagnarlo sulla strada della ricerca di un impiego. «Faremo un piano di assunzioni straordinarie», ha assicurato il vicepremier.

«Quindi assumeranno sei milioni di tutor? E chi li paga? Ovviamente non potranno avere uno stipendio inferiore ai 780 euro che hanno promesso come reddito, altrimenti gli converrebbe fare il povero piuttosto che il tutor», ironizza Savino. Per Fi, i furbetti in libertà e i tutor fantasma sono solo le ultime prove: «Il reddito di cittadinanza è solo lui a cambiale elettorale. Una truffa».



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