Regione Lazio proposta di legge: “Senza vaccini niente scuola fino a 14 anni”



La regione Lazio proporrà una legge la prossima settimana. Vaccini obbligatori fino a 14 anni, così ci vuole risolvere il problema della diffusione vaccinale che x il momento il crudo i bambini delle scuole elementari e medie.A sottoporre questa iniziativa è stata la commissione sanità della Regione Lazio dopo le vicende delle settimane passate Quando un bambino immunodepresso non ha potuto tornare in classe perché alcuni compagni non si erano mai stati vaccinati. Infatti, x il momento la profilassi x iscriversi a scuola è tassativamente obbligatoria solamente x i bambini di età compresa tra gli 0 e 6 anni fuori da questa faccia è facoltativa.



L’unica arma che ha in possesso La regione in questi casi è quello di fare una salata multa. Ovviamente questa è una misura scarsa x proteggere i piccoli immunodepressi, agendo in questo modo non si creano le tutele necessarie che proteggono le loro condizioni di salute. Sono questi i motivi che spinge la regione a estendere l’obbligo vaccinale fino a 14 anni. X il momento non c’è alcun termine x l’approvazione, Ma si spera che la legge in vigore sia pronta già x il prossimo anno scolastico.

Ogni minuto, nel mondo, i vaccini salvano 5 vite (Mantovani 2016). Entro il 2020, eviteranno 25 milioni di morti. I vaccini sono lo strumento di prevenzione più efficace nei confronti di malattie gravi e a volte mortali, e sono l’intervento medico a basso costo che, più di tutti, ha cambiato la salute dell’uomo. Ci hanno permesso di sconfiggere malattie devastanti, causa di disastrose epidemie ed innumerevoli morti fino al secolo scorso.

Un esempio su tutti, il vaiolo: prima del vaccino, nella sola Europa mieteva 700mila vite l’anno. Oggi, i nostri figli non si vaccinano più contro questo virus, perché grazie alla diffusa pratica della vaccinazione la malattia è del tutto scomparsa (Assael 1996; Allen 2007; Kaufmann 2009; Mantovani 2016). È merito della cosiddetta immunità di gregge: i vaccini sono uno strumento di prevenzione utile non solo per il singolo (immunità del singolo), ma per tutta la comunità (immunità di gregge): l’immunizzazione di un alto numero di persone contro una determinata malattia per un lungo arco di tempo impedisce al virus di trasmettersi, fino alla sua scomparsa definitiva se il solo ospite è l’uomo: è il caso, appunto, del vaiolo. Radici storiche che affondano nell’antichità La storia della vaccinologia risale a moltissimi anni fa.

Il principio su cui si basano i vaccini era evidente fin dai secoli più antichi, anche se solo in modo empirico, ossia basato sull’esperienza e non dimostrato scientificamente: il nostro organismo non dimentica l’incontro con una determinata malattia, al contrario ne conserva il ricordo. Incontrando nuovamente lo stesso agente patogeno, quindi, il nostro sistema immunitario si attiva rispondendo ad esso in modo più rapido e specifico, rendendoci così immuni a quella determinata malattia (Assael 1996; Allen 2007; Kaufmann 2009; Mantovani 2016). Questa capacità specifica del sistema immunitario fu descritta per la prima volta dallo storico greco Tucidide nel 430 a.C., durante il racconto della cosiddetta “peste di Atene”, una disastrosa epidemia – probabilmente di vaiolo o di un virus influenzale altamente mortale – che colpì la città greca all’inizio della guerra del Peloponneso .

« […] coloro che si erano salvati dall’epidemia […] per se stessi non avevano più nulla da temere: il contagio infatti non colpiva mai due volte la stessa persona, almeno non in forma così forte da risultare mortale2 ». In tutto l’Oriente, e non quindi solo in Grecia, la consapevolezza che aver contratto una malattia infettiva proteggeva da un successivo contagio portò ad utilizzare rudimentali strategie di vaccinazione contro uno dei più grandi flagelli della storia, il vaiolo.



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