Roberta Morise, stavo per diventare cieca



Giancarlo Magalli si palesa nella sala trucco degli studi Rai di via Teulada, a Roma. Saluta Roberta Morise, le sorride, chiede come stanno i suoi occhi. La showgirl reagisce con gioia: le attenzioni affettuose dell’uomo che lei definisce «il fratello maggiore che non ho mai avuto» sono involontariamente tempestive. Il momento, infatti, è delicato. Roberta deve affrontare un serio problema di vista. «Già una volta ho rischiato di perdere la funzionalità dell’occhio destro. Non che il sinistro sia perfetto, però l’altro è particolarmente inguaiato », svela Morise a Gente. «Un paio di anni fa», aggiunge, «un orzaiolo mi afflisse per tre mesi di fila.



Andai da un oculista e rimasi scioccata: scoprii di avere la retina troppo sottile e una pressione sanguigna doppia della norma. Le conseguenze possono essere gravissime, dalla formazione di veri e propri fori, pericolosissimi per i cristallini, all’emergere del glaucoma, che induce alla cecità. Io ero già in uno stato avanzato di pericolo, per questo l’orzaiolo è diventato un calazio, una cisti sull’occhio, dolorosissima». Sulla cura, i medici consultati da Roberta, una decina, si divisero. «Alcuni mi sconsigliarono qualsiasi intervento chirurgico. Gli oculisti più tradizionalisti li ritengono superflui, secondo loro bisogna soltanto resistere con una terapia di mantenimento e sperare che la situazione non peggiori ulteriormente».

E gli oftalmologi innovativi? «All’inverso, mi invitarono a operarmi il prima possibile. La loro opinione è che più tempo trascorre dalla scoperta della mia patologia e più svanisce la possibilità di guarire». Roberta decise di entrare in sala operatoria. «Ma prima si era posta un’altra questione angosciante: quale intervento fare? Non tutti i medici proponevano la stessa soluzione. Alla fine optai per l’operazione meno cruenta: quella con il laser». Per circa un anno e mezzo il pericolo è stato decisamente ridimensionato, con Roberta felice di tornare a guardare liberamente le luci e le ombre del mondo. Però due mesi fa un nuovo calazio si è materializzato sul suo occhio destro. «Ho immediatamente chiesto un appuntamento a un altro oculista, l’ennesimo, il professore Romolo Appolloni.

L’ho scelto dopo averlo valutato tra i migliori in attività, e così è stato. Il professore mi ha dimostrato che purtroppo l’intervento non è andato benissimo. Lo dico a parole mie, non scientifiche: il laser non ha completato il giro, ha lasciato una cicatrice aperta. Perciò si è riproposta l’infezione all’occhio. E pure la pressione oculare è tornata a essere alta». Dalla diagnosi alla decisione di intervenire nuovamente è stato un attimo. Morise ha però scelto un metodo non invasivo. «Scherzando, il professor Appolloni dice che ho la retina birichina, esattamente come me. Perciò la stiamo aggredendo sul suo campo, cioè raggirandola con una cura furba, seppur fastidiosa, per tentare di cicatrizzare la parte che ancora manca e sgonfiare l’orzaiolo.

Insomma, pur di salvare l’occhio destro, le sto provando tutte». Nel frattempo, per fortuna, le faccende professionali vanno benissimo. Gli ascolti premiano I fatti vostri, lo storico programma di Michele Guardì su Raidue, in cui Morise affianca Magalli alla conduzione. Inoltre, quest’anno a Roberta è toccato pure il ruolo di madrina a Casa Sanremo, il salone degli eventi collaterali al festival, che già frequenta da anni: «Lì il clima è sempre magico però io Claudio Baglioni lo adoro come cantante, non come presentatore… », confessa. Se è per questo, la showgirl confessa pure altro.

La sua disavventura le ha infatti permesso di «distinguere gli affetti sinceri da quelli falsi». Roberta ringrazia il suo amico del cuore, l’avvocato Cataldo Calabretta, che frequenta «da bambina, quando ancora abitavamo a Cirò Marina, in provincia di Crotone». E poi la sua famiglia, in particolare la madre Lina, «una donna che prima stimo tantissimo e poi amo. Il suo affetto è solo una conferma. Alla morte di suo padre («14 anni fa, ma è come se fossero trascorse appena 14 ore», dice) si è fatta carico di tutto, persino della sua bottega da macellaio. Per sette anni lei di mattina insegnava e di pomeriggio affettava carne, solo per tenere viva la memoria di papà in paese. «Era un uomo bellissimo, le clienti impazzivano per lui. Poi, con mia madre, pure lei stupenda, sono arrivati anche gli avventori maschi». E il fidanzato, l’imprenditore svizzero Luca Tognola, le è stato vicino pur vivendo a Lugano? «Non proprio. Ho avvertito una grande distanza da parte sua, quasi fosse un amico lontano. Forse è arrivato il tempo di fare chiarezza sulla natura del nostro rapporto. Una chiarezza definitiva».



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