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Spal – Juventus Streaming, dove vedere la partita in tv

La partita Spal – Juventus verrà trasmessa Sabato 13 Aprile in diretta e in esclusiva da Sky e nello specifico su Sky sport Serie A canale 102 Sky Sport 251. Tutti gli abbonati Sky potranno seguire la partita in streaming anche da dispositivi mobili come smartphone, pc, tablet e attraverso le piattaforme online Sky Go e Now TV. Molti sono i portali che danno la possibilità di assistere ad eventi sportivi in diretta streaming e sono davvero tanti. Esistono anche tanti siti che propongono eventi dal vivo, ma che non sono legali e danno anche nella stragrande maggioranza dei casi problemi e scarsa qualità video e audio. In genere questi siti vengono anche essere oscurati dalla Polizia informatica, proprio per la violazione del diritto di riproduzione. Esistono quindi dei portali legali che danno la possibilità di poter vedere le partite di calcio in streaming live, offrendo anche una qualità HD. Tra queste non possiamo non citare Sky Go e Premium Play che sono a pagamento, mentre altri sono gratuiti.



Rojadirecta Spal – Juventus

ROJADIRECTA Spal – Juventus– Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

La Vecchia Signora Omicidi sta per assassinare il campionato per l’ottava volta consecutiva e non siamo neanche a Pasqua. Accadesse oggi a Ferrara, con 6 giornate d’anticipo, la Juve si piazzerebbe al terzo posto dei serial killer (calcistici) europei, dopo Psg (8 turni, 2015- 2016) e Bayern Monaco (7, 2013- 2019) e supererebbe l’Inter di Mancini, attuale primatista italiana a 5 (2006-2007). Se la Juventus non perdona, le altre tendono a porgere l’altra guancia, come vittime sacrificali. Sven foran Eriksson si annoia. A lui piacerebbe un finale come quello del 2000, la Juventus impantanata a Perugia e il cielo azzurro sopra l’Olimpico laziale. Gli juventini dissentirebbero e ne potremmo discutere fino a tarda notte. La domanda non è questa, la domanda è: che fare per disinnescare Madama Delitti Affidandosi ai grandi numeri, prima o poi dovrà perdere. Vabbè, nell’attesa rovesciamo il ragionamento. Non è la Juventus che deve scendere, sono le altre che debbono salire.

MENTALITÀ. Vincere aiuta a vincere. Quelli che deridono la Juventus per le due finali perse nel 2015 e nel 2017, dimenticano che la squadra di Allegri è quella che da cinque anni raccoglie i migliori risultati in Europa e gioca le migliori partite. Sconfitte come quelle del 2018 a Madrid o del 2016 a Monaco con il Bayern, ancorché beffarde hanno cementato una mentalità vincente. La Juventus, anche quando è stata eliminata, non è stata spazzata via, si è battuta con le migliori squadre europee. Questo aumenta la distanza anche in Italia, perché le avversarie, invece, l’Europa la affrontano quasi rassegnate, con un “pallore” come quello mostrato dal Napoli all’Emirates Stadium secondo Antonio Giordano. Accanto alla mancanza di una competitività sul campo, appare sempre di più chiaro che per i club italiani la navigazione europea è sottocosta. Dal 2018 al 2021 qualificarsi per la fase a gironi porta 15 milioni, contro i 12,7 del periodo precedente. Poi c’è la faccenda del ranking storico per cui la sola qualificazione alla Champions nel 2018 valeva 45,2 milioni di euro per la Juventus, 35,2 milioni di euro per l’Inter, 30,8 milioni di euro per il Napoli e 29,7 milioni di euro per la Roma. Negli ultimi due decenni, i club italiani, Juventus a parte, si sono fatti condizionare da questi ricavi e da quelli dei diritti tv accantonando programmi veri. Qualificarsi per la Champions, magari fare qualche turno in Europa League in caso di eliminazione e si lucidano i bilanci. Ma così si vivacchia.

STADI. Un esempio evidente di questa mentalità a bassa intensità è il caso degli stadi. L’Italia è nettamente in ritardo, negli stadi di proprietà e quindi nei ricavi. Al primo posto c’è il Barcellona con il Camp Nou (144,8 milioni di euro), poi il Real Madrid con il Santiago Bernabeu (143,4) mentre al terzo gradino del podio troviamo l’Old Trafford (119,5). La Juventus con Allianz Stadium è al tredicesimo posto (51,2), ravvicinati gli altri tre club italiani nella top venti, dal quindicesimo in poi: San Siro (36,9), Olimpico- Roma (35,4), San Siro-Inter (35,3). evidente a tutti l’importanza dello stadio, ma la Juve, costruendosi il suo, ha prodotto un doppio danno alle rivali. Uno tecnico, basta consultare i risultati allo Stadium. Uno strutturale. Madama ha trovato un solido e vantaggioso accordo con il comune di Torino. Gli altri club vogliono condizioni simili. Ma così non si va avanti. La burocrazia è un bell’alibi per restare indietro, al di là delle difficoltà effettive.

GIOVANI. Solo da pochi anni i club più importanti sono tornati a investire stabilmente nei settori giovanili. Quelli medio-piccoli neanche lo fanno più, leggendaria scuola dell’Atalanta a parte. Adesso si preferiscono giocatori esperti, spesso stranieri, che aiutino a galleggiare in serie A, senza perdere la fetta dei diritti tv. Se i grandi club non hanno tempo e spazio per far esordire i giovani, quelli piccoli proprio non ci provano neanche. Per fortuna qualcosa sta cambiando, per fortuna. Quest’anno il campionato, con Zaniolo, Barella, Kean su tutti, ha offerto delle belle novità. Se la Juventus prende Ronaldo, la si può contrastare anche creando dei campioni.

TIFOSI. Già, proprio loro. Spesso parlano del calcio italiano come se fossero semplici osservatori. Eppure anche loro, con i loro comportamenti, dovrebbero contribuire a far salire il livello delle squadre che vogliono fermare la Signora Omicidi. Sono convinti di avere più diritti che doveri, sovente danneggiano i loro club con le loro azioni. E pensano che la società debba sostenere loro, non il contrario. E non parliamo solo delle curve. In Italia più il tifoso è ricco e potente e meno pensa di dover pagare. Lo stadio, per lui, è un luogo frequentare ottenendo un biglietto con buffet annesso e da cui andarsene rapidamente. Anche qui si sta muovendo qualcosa, ma lo stadio, in Italia, non è ancora una casa. Senza citare gli impianti inglesi o tedeschi, ricordiamo che uno dei migliori ristoranti d’Europa, il Geranium, sta dentro lo stadio di Copenhagen ed è sempre pieno. Per fermare Madama Delitti, una nuova mentalità passa anche di qui, dalla partecipazione.

Turnover scudetto. Ci saranno due Juventus in questo sabato: una riposerà in vista dell’Ajax (Ronaldo, Rugani, Pjanic, Matuidi, Mandzukic), un’altra, piena di giovani, andrà a caccia del punto che manca per rendere aritmetico l’ottavo scudetto consecutivo. L’ennesima impresa è dietro l’angolo, ma naturalmente l’obiettivo è ben centrato sulla Champions League. Per il tricolore è ormai soltanto questione di tempo: arriverà oggi o al più tardi domani (se il Napoli non dovesse vincere) o alla vigilia di Pasqua. L’Europa, invece, ha scadenze ben precise e ravvicinate e qui il fattore tempo conta eccome. La squadra di Allegri torna in campo due giorni e mezzo dopo la sfida di Amsterdam e a tre giorni dal ritorno: c’è bisogno di recuperare energie, mentali e fisiche. Per questo Max annuncia grandi cambiamenti nella formazione che affronterà la Spal: «In molti riposeranno – annuncia – per tanti che hanno bisogno di giocare sarà un’occasione importante mentre qualcuno resterà a casa».

CR NO. Via con le rotazioni, dunque, per avere tutto il gruppo al top contro i Lancieri martedì, lo snodo da non fallire. Obiettivo, evitare contrattempi ulteriori. Non ci sarà Ronaldo, protagonista di una grande rincorsa che lo ha portato ad essere pronto per Amsterdam e ad essere come sempre decisivo. Un recupero stile-Cristiano, che ancora una volta ha stupito mantenendo fede alla promessa di guarire in due settimane dalla notte di Lisbona in cui si era infortunato. Adesso però sarebbe un azzardo chiedergli un nuovo sforzo a Ferrara, visto che il margine di 20 punti rende sereno l’avvicinamento allo scudetto.

CR7 è rimasto quindi a Torino, lavorerà oggi alla Continassa e poi guarderà i compagni in televisione. «E’ rientrato già al limite mercoledì, non avrebbe senso rischiarlo – conferma il tecnico bianconero – Ci sono alcuni che hanno bisogno di recuperare e quindi ci sarà un’occasione per i giovani convocati per conquistare un punto, o tre punti, che possono valere lo scudetto. Gli altri eventualmente festeggeranno a casa, anche se martedì avremo una partita che ci potrebbe consegnare la semifinale». In caso di scudetto, sarà festa, ma con moderazione. «Potrebbe essere una giornata straordinaria, dipende da noi – riflette Max – e che andrebbe celebrata perché vincere uno scudetto è difficile, figurarsi otto di fila». Un calice di champagne, comunque, sarebbe sufficiente: la squadra rientrerà subito a Torino in treno e non c’è nulla di organizzato per questa sera. I festeggiamenti in grande stile avverano più avanti; l’Ajax, d’altra parte, incombe.

VAI KEAN. Con Cristiano a casa – come pure Rugani (fermato da un affaticamento muscolare che però non sembra preoccupare in ottica Champions), Pjanic, Matuidi e Mandzukic – toccherà a Kean mantenere la media straordinaria recente (5 gol nelle ultime 5 gare giocate, uno ogni 42 minuti) e consegnare lo scudetto alla Juve. Moise sarà alla quarta gara da titolare in stagione con la Juve, l’undicesima complessiva. «Sarà un’occasione importante per mettersi in evidenza e fare bene. Poi per l’Ajax ci penseremo…» spiega Allegri. Per il baby fenomeno saranno novanta minuti importanti per convincere il tecnico a concedergli una chance da titolare martedì, così come per Dybala, entrato nel finale ad Amsterdam ma un po’ intristito dalla piega che ha preso la sua stagione. Pure la Joya spera di ribaltare le gerarchie per la Champions. Anche perché c’è un nuovo contrattempo che frena Douglas Costa, rientrato positivamente proprio ad Amsterdam dopo oltre due mesi di assenza e subito bloccato da un nuovo problema al polpaccio e quindi non convocato. Il brasiliano è in forte dubbio quindi per l’Ajax, così come rimane il doppio punto interrogativo per Emre Can e Chiellini: «Su di loro non ha senso fare previsioni – rileva Allegri – Chi sarà in gruppo domenica, sarà a disposizione per martedì». Bisognerà attendere domani, quindi, per capire se il tedesco e il capitano potranno essere della partita. Tra i due, il più avanti nel recupero sembra Can.

E se la Juve scendesse a Ferrara… in gita? «Neanche se la vedo con i miei occhi», risponde Leo Semplici. Non che ci voglia chissà quale stratega per capire che il ragionamento non regge alla radice. «La Juve verrà a giocarsela senza remore, anche se mancheranno pezzi da novanta come Ronaldo, Douglas Costa e altri ancora. Ma hanno comunque una rosa piena di nazionali, gente esperta e abituata a districarsi in situazioni piuttosto complesse. E poi chi gioca meno in casi come questi ha sempre maggiore motivazioni. La voglia di vincere in certi spogliatoi è la vera forza trainante e quello juventino ne è la riprova». Meglio guardare in casa propria, con la vigilia agitata dai forfait di Kurtic e Valoti.

«Ci siamo presi dei rischi a Cagliari e li abbiamo pagati a caro prezzo – aggiunge – perché perdiamo due pedine importanti in un momento cruciale. Cionek e Fares di affidati, ma entrambi obbligati a scendere in campo perché l’avversario richiede un certo tipo di interpreti. Giocare per il pari? Può farlo la Juve, noi dobbiamo partire con l’idea di puntare al massimo possibile. Sarà durissima, ma mi aspetto una grande prova e una bella giornata in una cornice di pubblico eccelsa ». La città del resto ha risposto presente: polverizzati gli ultimi biglietti rimessi in vendita, al Mazza si registra il primo sold out stagionale. E ci si divide tra chi è pronto affermare per un pari (con l’arbitro Doveri, in 5 precedenti, la Spal ha sempre pareggiato…) e chi si dice convinto che le distrazioni europee della Juve possano contribuire a osare rispetto alle abitudini. Ferrara ha voglia di regalarsi un altro sabato di forti emozioni, come accaduto lo scorso anno quando i biancoazzurri imposero lo 0-0 ai futuri campioni d’Italia. Con una coreografa ad hoc e un malcelato sollievo pensando all’assenza di CR7. Con buona pace di chi aveva acquistato il biglietto per gustarsi le prodezze del portoghese.

Dopo il terzo gol personale realizzato all’Eintracht Francoforte non è riuscito a trattenere le lacrime. Lacrime di commozione e di emozione per una prodezza sinora solo sognata. La prima tripletta della sua giovanissima carriera con la gloriosa casacca del Benfica. Una tripletta paragonabile in tutto e per tutto a quello realizzato dal suo idolo e connazionale CristianoRonaldo un mese fa all’Atlético Madrid: due gol su azione e uno su calcio di rigore. L’Europa League non è la Champions, d’accordo, ma questa tripletta vale tantissimo anche perché ha permesso a JoãoFélix, irresistibile adolescente portoghese pedinato dai club più forti del mondo, di infrangere alcuni record storici.

Da giovedì notte è il più giovane giocatore nella storia del Benfica ad aver firmato tre gol in una partita europea. Chi ha battuto? Un nome monumentale, uno dei più grandi di sempre, il Pelé lusitano: Eusébio, sissignori. L’ex Pallone d’Oro (1965) ed ex Scarpa d’Oro (1968 e ‘73) la cui stata bronzea campeggia davanti alla tribuna centrale dello Stadio Da Luz di Lisbona. Quello dove João Félix ha annichilito l’altra sera l’Eintracht Francoforte (4-2) nell’andata dei quarti di finale. Il talento biancorosso è diventato anche il più giovane di sempre a centrare una tripletta in Europa League con 19 anni e 152 giorni d’età. Scavalcato il croato MarkoPjaca. E a distanza di ben 27 anni ha eguagliato il primato dell’ex benfiquista AntónioPacheco (giocò pure nella Reggina) il quale nel 1992 aveva firmato l’ultima tripletta europea per il club di Lisbona.

Rui Vitória, il precedente allenatore del club, lo faceva giocare col contagocce. E il Benfica arrancava, lontano dalla vetta. Poi il presidente Luis Filipe Vieira ha dato la strambata: fuori Rui Vitória e dentro il rampante Bruno Lage, che non a caso schiera sempre João Félix titolare il quale ha subito risposto con 15 reti e 6 assist in tutte le competizioni. Gol e successi che proiettano in questo momento il ragazzo nato a Viseu (come l’ex juventino PauloSousa) tra i più autorevoli candidati a succedere all’ajacide DeLigt nella corsa al Golden Boy 2019 di Tuttosport. Un trofeo cui João Félix aspira tantissimo. Come ribadito nell’intervista esclusiva concessa al nostro giornale un paio di mesi fa: «Spero che questo 2019 sia davvero d’oro per me. Vorrei conquistare il Golden Boy, un premio fantastico, il Pallone d’Oro di noi giovani. L’anno scorso sono rimasto in lizza fino agli ultimi 40 candidati. Stavolta punto al successo».

Ma il portoghese, classe 1999, dovrà battere un’agguerrita concorrenza. Soprattutto quella del bianconero MoiseKean, di un anno più giovane, che ha una media-gol stratosferica: una rete ogni 47,5 minuti giocati. In Europa è ancora chiuso dall’esperto MarioMandzukic, tuttavia Allegri crede molto in questo magnifico puledro italiano su cui anche il ct azzurro RobertoMancini punta deciso in chiave Europei 2020. E chissà che le due stelline si ritrovino insieme il prossimo anno in maglia bianconera. Mino Raiola, procuratore di Kean, sta trattando con la Juve per il prolungamento del contratto sino al 2024 con notevole incremento dell’ingaggio mentre JorgeMendes, agente di João Félix, ha già incontrato FabioParatici. Sul piatto una clausola rescissoria da 120 milioni di euro che la Juve vorrebbe limare proponendo contropartite tecniche. Altri candidati al Golden Boy 2019 sono attualmente la rivelazione giallorossa e azzurra NicolòZaniolo (nato nel ‘99, anch’egli obiettivo dell’ingorda Juventus) e l’anglo-trinidadiano JadonSancho, classe 2000, freccia nera del Borussia Dortmund.

All’asta per Joao Felix è iscritta anche la Juventus. Anzi, è stata una delle prime a mettersi sulle tracce del nuovo CristianoRonaldo, proprio perché consigliata dall’agente dell’originale. E adesso che il talento del Benfica è esploso in tutto il suo talento, FabioParatici giocherà la partita in una posizione privilegiata. Certo, il prezzo che già prima rappresentava una zavorra ai progetti bianconeri per Felix, ora sta diventando ancora più alto. Giovedì Joao Felix ha vissuto la sua prima serata magica europea facendo venire ancora di più l’acquolina in bocca ai club che lo seguono da tempo. La Juventus è davanti, ma anche gli scout del Real Madrid sono usciti dal da Luz impressionati. I due club di Manchester sono sulle sue orme, come l’Atletico Madrid, che dovrà fare un grosso investimento questa estate per compensare le cessioni importanti che ci saranno. Per Félix è stata una serata di consacrazione anche in termini di maturazione, dato che erano due settimane che il ragazzo era sotto le critiche per un paio di prestazioni sotto tono. Molti avevano dubbi su come avrebbe reagito mentalmente, la sua è stata una risposta tripla, esattamente come fa un solito CR7.

La Juventus ha un interesse concreto per il calciatore del Benfica, tanto che Jorge Mendes ha già fatto da intermediario almeno in un incontro a Torino tra Paratici e il presidente del Benfica, Luis Felipe Vieira. Vieira che non si muove mai a vuoto, secondo alcune indiscrezioni dal Portogallo, avrebbe concordato una specie di pre-accordo con la Juventus per dare la priorità ai bianconeri per trattare sia Félix che Ruben Dias in estate. Questa è una indiscrezione, ma il futuro dei due ragazzi dipenderà molto da come finirà la stagione del Benfica. Jorge Mendes, il procuratore di CR7, Cancelo e di Félix, afferma che tutti i grandi club europei hanno messo a taccuino Joao Felix, ma la verità è che tutti sono spaventati dalla cifra fissata dal Benfica: 120€ milioni. I recenti casi di RenatoSanchez (Bayern), JoãoMário (Inter) e GonçaloGuedes (Psg) che sono usciti dal Portogallo per cifre molto importanti e non hanno poi rispettato le aspettative nei loro club, di certo non aiutano. Però, i casi di Mbappé e di VinciusJunior dimostrano che il coraggio di fare un grosso investimento per un giovane, in alcuni casi, paga.

Non è detto che quei 120 siano il prezzo finale, una trattativa ben condotta potrebbe limare intorno ai 100 la cifra, ma difficilmente il Benfica si accontenterà di meno. Ma la Juventus quei soldi potrebbe prenderli dalla cessione di Paulo Dybala che, in questo momento, ha un cartellino del prezzo che come quello di Felix oscilla fra i 100 e i 120 milioni di euro. Chi lo vuole? Il Bayern Monaco era molto interessato e, in generale, i grandi club lo seguono da sempre. Il vorticoso giro di trequartisti e fantasisti che si potrebbe innescare qualora Neymar passasse dal PSG al Real inciderebbe di certo sul futuro di Dybala. Di fronte all’offerta giusta la Juventus lo venderebbe, sapendo di poter reinvestire quei soldi su altri campioni, magari proprio Joao Felix, quel famoso «Cristiano Ronaldo giovane» di cui parlava Andrea Agnelli qualche mese fa.

Intanto il giovane prodigio dopo tre gare consecutive senza segnare era già finito nel mirino dei critici. Si è visto come è crollato a terra a piangere giovedì dopo il terzo goal contro i tedeschi. La pressione su di lui è enorme, i compagni l’hanno capito e l’hanno abbracciato e coccolato a fine gara. «Sei un campione», «Meritavi una serata così» e «È solo l’inizio», erano i commenti dei compagni di Félix sui social dopo la gara. Anche loro hanno capito di essere all’alba di un fenomeno.

Nessuno vuole mai mancare nelle foto di gruppo. Specie quelle celebrative, destinate ad immortalare per sempre l’attimo successivo ad un trionfo: tutti pronti ad ammassarsi davanti all’obiettivo in attesa del fatidico click. Tutti, ma non questa volta. Perché alla Juventus il successo più importante è sempre il prossimo, e allora oggi a Ferrara – per la sfida alla Spal che potrebbe consegnare aritmeticamente ai bianconeri l’ottavo scudetto di fila – mancheranno tanti dei principali protagonisti della stagione.

Che non scenderanno in campo, d’accordo, ma che nemmeno parteciperanno alla trasferta in terra emiliana. «Nell’ultimo ciclo di partite ravvicinate abbiamo giocato tanto, ma abbiamo anche viaggiato tanto – l’analisi di Massimiliano Allegri alla vigilia della gara –. Questa, allora, è l’occasione giusta per far riposare qualcuno e per garantire invece minutaggio a chi più ne ha bisogno. Detto ciò dovremo giocare una bella partita, per assicurarci quanto manca al raggiungimento dello scudetto. Un fastidio che questa possibilità cada tra le due sfide all’Ajax? Ce ne fossero di problemi come questo. Non dobbiamo mai scordarci che questa potrebbe essere una giornata straordinaria, perché vincere un titolo non è mai semplice e vincerne otto di fila va festeggiato a dovere. Un traguardo che sarebbe figlio dell’incredibile lavoro da parte della società e dei risultati raccolti sul campo dai ragazzi: per me sarebbe motivo di enorme soddisfazione celebrarne un quinto dalla panchina. I festeggiamenti si possono rimandare perché martedì abbiamo la gara che chiude un ciclo importante e ci potrebbe consegnare la qualificazione alla semifinale».

Per l’aritmetica, però, manca ancora un punticino soltanto. Da andarsi a prendere in una gara per la quale il tecnico bianconero, nello stilare la lista dei convocati prima ancora che l’undici titolare, ha dovuto procedere per… esclusione. A partire dagli infortunati, etichetta che in stagione Douglas Costa ha decisamente faticato a scollarsi di dosso. L’ala brasiliana, dopo lo strepitoso impatto a gara in corso mercoledì sera ad Amsterdam, ha infatti accusato nuovamente un problema. «Al termine della gara con l’Ajax ha avvertito un dolore al polpaccio – l’aggiornamento da parte di Allegri -, quindi andrà valutato in vista del match di ritorno. Al pari di Chiellini ed Emre Can, per i quali al momento è inutile azzardare previsioni: se domenica mattina alla ripresa del lavoro saranno a disposizione, allora saranno anche della partita in Champions». Un elenco che comprende pure Caceres, per cui i tempi di recupero sono più lunghi. Un elenco da cui è appena uscito Cristiano Ronaldo. «Ha recuperato proprio al pelo per l’andata con l’Ajax, quindi ora non avrebbe alcun senso rischiarlo – la disamina del tecnico toscano -. Lui, come altri elementi della rosa, in questo momento hanno bisogno di recuperare»

. Ragionamento alla base della mancata convocazione per Pjanic e per Mandzukic, oltre che per il ristabilito Matuidi. E tra questi, nelle intenzioni di Allegri, sarebbe probabilmente dovuto esserci anche Bonucci. Chiamato invece quantomeno a partecipare alla trasferta di Ferrara dallo stop precauzionale cui è andato incontro Rugani, che nella giornata di ieri si è sottoposto a risonanza magnetica per valutare un edema sull’adduttore non ancora del tutto riassorbito dopo la brillante notte di Amsterdam. «Ma non ci si può stupire per la sua bella prestazione con l’Ajax – si è tolto il sassolino ieri Allegri in conferenza stampa –, perché altrimenti diventa buffo che mi si venga a dire che dovrei farlo giocare quando invece resta fuori. O è bianco o è nero: o uno è buono, e allora può giocare anche la finale di Champions, oppure non lo è». Intanto per arrivarci, in finale, servirà un’altra notte imperiale martedì sera. Magari con cucito sul petto uno scudetto in più.



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