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Spal – Roma Streaming, dove vedere la partita in tv

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Rojadirecta Spal – Roma

ROJADIRECTA Spal – Roma– Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

Vai, Schick. Ranieri punta sul giovane ceco per la sua prima trasferta sulla panchina giallorossa. Schick con Dzeko, per dare più forza all’attacco giallorosso, per la seconda delle dodici flnali che ha accettato di giocarsi. Una sfida senza rete, un’impresa complicata, alla quale crede grazie al suo grande ottimismo.
Schick confermato titolare, su un campo dove undici mesi fa ruppe il ghiaccio segnando il suo primo gol con la maglia giallorossa in campionato. Aveva avuto tanti problemi fino a quel momento. Una lunga serie di infortuni e una collocazione tattica che non lo facilitava. All’attivo, giusto una marcatura inutile in Coppa Italia contro il Torino. Dopo quello di Ferrara un solo altro gol, la settimana successiva contro il Chievo, e la soddisfazione di aver fatto parte dell’undici titolare contro il Barcellona nella storica rimonta all’Olimpico. Quest’estate un precampionato pieno di promesse, poi tanta panchina, tre reti all’attivo in campionato, nessuna fuori casa. Ma ha giocato solo tre spezzoni di partita con Dzeko, che oggi ritrova partner in attacco dopo la squalifica.
DOLCE FERRARA. Ranieri lo carica sin dal primo giorno: «Schick ha una qualità incredibile». Un’investitura e una responsabilità. Ha provato a dargli la scossa e a Patrik ha fatto piacere sentirsi coccolato.

In gol di testa come un centravanti vero nella “prima” di Ranieri. Oggi cerca il bis a Ferrara. Di Francesco aveva accettato il suo arrivo, dopo aver aspettato un attaccante esterno per tutta l’estate. La Roma inseguiva Mahrez e si ritrovò negli ultimi giorni di mercato Schick, l’acquisto più costoso della storia della società giallorossa. Il tecnico abruzzese lavorò per mesi per abituarlo a giocare da esterno, con scarsi risultati. E da quest’anno era tornato a considerarlo un centravanti, da mettere in caso di necessità accanto a Dzeko, oppure da utilizzare al suo posto.
Tra i tifosi in molti ancora si chiedono se quei quaranta milioni che hanno fatto la fortuna di Ferrero aono stati spesi bene. E’ passato appena un anno e mezzo da quella scelta ardita di Monchi, sembra invece una vita.

RISVEGLIO. Che il suo rendimento non fosse all’altezza del reale valore e soprattutto della cifra sborsata da Monchi nell’estate del 2017 per acquistarlo, lo ha sempre saputo anche Schick. Il direttore sportivo non c’è più e neppure Di Francesco, adesso spetta a Ranieri il compito di aiutare il ragazzo di Praga a tirar fuori le proprie potenzialità inespresse.
Schick ha sentito il peso delle responsabilità, il fardello di essere considerato mister 40 milioni. Così la scorsa estate si è affidato a Jan Muhlfeit, the positive leader. Un mental coach tra i più famosi del mondo: «Ma ho iniziato da poco con lui, è una questione privata, le buone prestazioni sono merito mio», ha tenuto a precisare l’attaccante. Quest’anno conta 1.405 minuti giocati tra campionato e coppe. Mai un gol e neppure un assist in trasferta. Ancora troppo poco.
Adesso servono i suoi gol per spingere la Roma in un’impresa quasi disperata: centrare la qualificazione in Champions. In questo campionato la squadra giallorossa non è mai stata al quarto posto, lo ha spesso sfiorato. Quello di Ferrara del 21 aprile 2018 resta l’unico gol in trasferta di Schick. Claudio Ranieri ha deciso di puntare su di lui, per questa partita vuole schierarlo insieme a Dzeko. Per conquistare i tre punti a Ferrara,
aspettando divedere cosa succede domani sera a San Siro. Perché finalmente quel quarto posto inseguito per mesi, dopo la trasferta dei giallorossi a Ferrara e il derby di Milano del giorno successivo, può diventare più vicino.

Un anno fa, di questi tempi, più 0 meno la situazione era la stessa. Ma era il vissuto ad essere differente, perché allora la Spal cominciava a ingranare le marce alte per mettersi alle spalle il quantitativo necessario di squadre per evitare la retrocessione. Stavolta il fiatone è compagno di viaggio di una squadra che è sembrata perdere smalto e certezze.
«La Spal deve pensare solo a fare la Spal – spiega Leo Semplici – Giocare con intensità, attenzione e concentrazione per tutti i novanta minuti è l’unico modo che conosciamo per riuscire a superare le difficoltà del momento. A San Siro domenica scorsa l’abbiamo fatto per 70’, ma a questi livelli non basta. E nei 20’ finali non siamo riusciti a esprimerci come avremmo voluto e dovuto, forse per errori tattici, probabilmente anche per stanchezza».

Semplici dice di temere la Roma «perché è forte e col cambio di allenatore ha trovato nuove motivazioni». Pure, l’allenatore ritrova dopo tre partite Lazzari: «Manuel per noi è una pedina
fondamentale, non è al meglio ma devo capire come potrà tornarmi più utile. Se la Roma giocherà col 4-4-2, tornare al 3-5-2 per noi sarebbe la cosa migliore».

NIENTE ALIBI. All’andata la Spal sorprese la Roma all’Olimpico, pur soffrendo nella prima parte di gara ma gestendo al meglio il doppio vantaggio anche con l’inferiorità numerica. «Parliamo però di una gara differente da quella che ci attende – riprende Semplici – perché tanti scenari sono cambiati. Cosa mi aspetto dai miei? Di mostrare carattere e l’identità di cui abbiamo fatto spesso tesoro, possibilmente migliorando l’efficienza negli ultimi sedici metri. Gli attaccanti segnano poco (tolto Petagna)? È vero, ma è colpa di tutta la squadra». Semplici stesso si addossa più di una responsabilità: «Molti hanno trovato nel Vhr il motivo per cui siamo spesso usciti battuti in casa (dove la Spal non vince da 180 giorni, ndr), ma non mi piacciono certi alibi. Dobbiamo essere in grado di reagire alle avversità: se perdiamo la colpa in primis è dell’allenatore, poi della gestione dei momenti della gara. Siamo padroni del nostro destino, cerchiamo di essere più coraggiosi e intraprendenti per riprendere slancio e vigore».

Roma, attenta, su Zaniolo c’è il pressing del Reai Madrid. Il giovane talento esploso quest’anno ha tanti esatimatori e la sua quotazione di mercato è lievitata nelle ultime settimane. In tutta Europa si sono accorti di questo ragazzino di diciannove anni e anche il Reai Madrid lo ha fatto seguire. Emissari spagnoli erano in tribuna all’Olimpico un mese fa in occasione di Roma-Rorto, quando Nicolò realizzò una doppietta.

Un sondaggio era stato fatto anche a gennaio, quando Monchi non volle neanche aprire la trattativa. Ora lo spagnolo non c’è più e fino agli ultimi giorni del suo mandato di direttore sportivo della Roma aveva trattato con Claudio Vigorelli, il nuovo agente di Zaniolo, per l’adeguamento del contratto del suo assistito.

Il Reai Madrid resta in prima fila per il giovane talento italiano, appena convocato da Mancini per le partite di marzo della Nazionale. La quotazione di Zaniolo è salita nelle ultime settimane e oggi supera i sessanta milioni.

CONTINUITÀ. Il giovane ex interista è stato confermato titolare anche da Ranieri, dopo essere stato lanciato e valorizzato da Di Francesco. Dopo aver giocato dal primo minuto contro l’Empoli, sarà confermato oggi contro la Spai nel ruolo di esterno di centrocampo, con la possibilità di inserirsi spesso in attacco. Zaniolo era arrivato in estate dall’Inter, nell’affare che ha portato Radja Nainggolan all’Inter di Spalletti, grazie all’intuito di Monchi. E’ stato il miglior acquisto dell’ultima campagna acquisti dello spagnolo.

NON SOLO REAL. Sul giovane giallorosso ci sono anche altri grandi club italiani ed europei. Sarà difficile per la Roma resistere a grosse offerte e tenere il talentuoso centrocampista lontano dalle sirene di club come Real Madrid e Barcellona. In particolare anche il Paris Saint-Germain avrebbe mandato emissari a Roma e sarebbe disposto a partecipare all’asta. Neppure la Juve si tira indietro e lo stesso Manchester City si è messo in fila.

Zaniolo è la rivelazione del campionato italiano. A diciannove anni è riuscito a imporsi in prima squadra da settembre, debuttando in Champions League al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid. E proprio le Merengues sono in pole position. Fiorentino Perez è pronto a presentare un’offerta irrinunciabile, che supera i sessanta milioni, alla Roma per il centrocampista. Il ragazzo è riconoscente alla società giallorossa, ha già fatto sapere di essere felice del prolungamento del contratto e di voler restare per tanti anni. Il club è intenzionato a blindare il ragazzo, per farlo maturare ancora almeno per un anno. Ma se la Roma restasse fuori dalla prossima Champions League un sacrificio si renderebbe necessario. Anche il suo futuro passa dalle undici partite che restano.

Non era mai successo prima, oggi a Ferrara sarà la prima volta in questa stagione. Già, perché nelle 37 gare stagionali (tra campionato, Champions League e Coppa Italia) la Roma non era mai andata in campo senza neanche un giocatore romano (e romanista). Contro la Spal, invece, mancheranno tutte e tre: Daniele De Rossi e Lorenzo Pellegrini per infortunio, Alessandro Florenzi invece per squalifica. Nelle altre 37 volte almeno uno dei tre c’è sempre stato (e per un po’ con i tre c’era anche l’altro Pellegrini, Luca, almeno finché a gennaio non è andato in prestito al Cagliari). E sembra quasi paradossale che ciò succeda proprio nel momento in cui la rivoluzione di due settimane fa ha riportato in auge dentro Trigoria la romanità, con l’arrivo di Claudio Ranieri sulla panchina giallorossa e l’ascesa a livello dirigenziale di Francesco Totti. Insomma, la Roma che si riscopre romana stavolta dovrà fare a meno in campo dei suoi simboli.

I PRECEDENTI Rispetto alla gara d’andata, dunque, oggi sarà tutta un’altra cosa. In quella circostanza, quando la Spal violò a sorpresa l’Olimpico per 20 (con le reti di Petagna e Bonifazi), la Roma scese in campo dal via con tre romani (Florenzi, De Rossi e Luca Pellegrini), stavolta non ce ne sarà neanche uno. Nelle precedenti 37 partite stagionali, tra l’altro, solo due volte la Roma è partita dal primo minuto senza uno dei suoi simboli (nel ritorno con il Viktoria Plzen in Champions e in casa del Chievo), ma in entrambe i casi sono poi subentrati in corsa prima Florenzi e Luca Pellegrini (nella sfida giocata in Repubblica Ceca) poi De Rossi e Florenzi (a Verona). Sei, invece, le partite in cui tutti e tre i totem romanisti sono stati in campo insieme da subito, nonostante i lunghi infortuni che hanno tenuto fuori prima De Rossi (per ben tre mesi) e poi Lorenzo Pellegrini. È successo in Champions nelle sfide casalinghe contro il Cska Mosca e il Porto ed in campionato, all’andata contro Atalanta e Bologna, nel ritorno contro il Milan e nel derby perso per 30 con la Lazio. Probabilmente, la ferita più grande di questa stagione, per chi è romano e romanista come De Rossi, Florenzi e Lorenzo Pellegrini.

LA FASCIA Così a Ferrara mancheranno il capitano (De Rossi), il suo vice (Florenzi) e quello che potrebbe diventarlo in futuro (Pellegrini). Di conseguenza la fascia stavolta dovrebbe andare sul braccio di Edin Dzeko, mancando anche per infortunio Kostas Manolas, il più vecchio come militanza giallorossa nel resto della rosa di Claudio Ranieri. Sarà lui a rappresentare la Roma, sarà lui a cercare di tenerla compatta in un momento di difficoltà come quello attuale. Poi, dopo la sosta, dovrebbe tornare tutto alla normalità, con Florenzi di rientro dalla squalifica e Pellegrini e De Rossi che potrebbero aver smaltito i rispettivi infortuni. Del resto, questa Roma qui ha grande bisogno dei suoi simboli. E della sua romanità.

LA ROMANITÀ Già, perché poi la prima volta senza romani arriva proprio mentre in società stanno cercando di dare un segnale diverso. Il ritorno di un tecnico romano e tifoso come Ranieri e l’ascesa dirigenziale di Totti sono due segnali abbastanza evidenti. C’è voglia di stringersi intorno alla squadra, di ritrovare le radici e di riavvicinare la Roma alla sua gente. C’è voglia soprattutto di simboli, in un club che è stato spesso accusato di non tenere in debita considerazione la sua storia. Ed invece, anche per questo la Roma ha deciso di avvicinarsi al centro, al cuore pulsante della città, con l’inaugurazione della sede all’Eur, un quartiere molto più dentro la city rispetto ovviamente a Trigoria. Anche questo – come il recupero del Tre Fontane o la scuola calcio all’Acqua Acetosa – fa parte di un progetto che vede «la Roma verso Roma». Oggi a Ferrara, forse, se ne sentirà un po’ la mancanza. Ma sarà una sensazione di passaggio, un’emozione effimera. Poi tornerà tutto alla normalità. E la Romariavrà anche i suoi simboli.

Si racconta che Ranieri sia rimasto sorpreso dal differente rendimento di Nzonzi contro l’Empoli. Deficitario nei primi 2025 minuti di gioco, dove il francese ha praticamente sbagliato un po’ tutto. Molto buono nel resto della partita, dove Steven (dopo un recupero a centrocampo) ha sostanzialmente cambiato marcia, prendendo per mano la Roma soprattutto nella fase di transizione. Ecco perché Ranieri ci ha voluto parlare, cercando di entrare nella testa del centrocampista. Arrivato a Roma con un biglietto da visita pesante come un lingotto d’oro (quello da campione del mondo), Nzonzi nella Capitale non è ancora mai riuscito a dimostrare in pieno tutto il suo valore. Monchi ci aveva puntato ad occhi chiusi, avendolo avuto con sé a Siviglia e conoscendolo alla perfezione. Ranieri vuole capire se può affidarsi a lui, in attesa che in mezzo al campo rientri anche De Rossi. Da questo punto di vista, la sfida di oggi è un test importante, in attesa di un’eventuale controprova.

CON CRISTANTE Oggi Nzonzi farà coppia in mezzo al campo con Cristante, la cerniera di un centrocampo che dovrà essere bravo a dare copertura alla difesa manche ad accompagnare la manovra in fase offensiva. Cristante che, tra l’altro, vivrà una sfida particolare dentro la sfida, quella con il suo amico del cuore Petagna. Cresciuti insieme nel Milan (dove insieme hanno vinto uno scudetto Giovanissimi e uno Allievi), per marchiare a fuoco il loro legame a 16 anni si sono fatti lo stesso tatuaggio: una scritta in arabo che vuol dire «matti».

I DUBBI Per il resto Ranieri si porta appresso solo un paio di dubbi. Quello sugli esterni di difesa, anche se la poi scelta dovrebbe essere quella di schierare Juan Jesus a sinistra e Santon a destra (in vantaggio su Karsdorp). E quello su chi schierare come quarto di centrocampo a destra. Zaniolo sembra aver vinto il ballottaggio con Kluivert, anche per dare maggiore equilibrio alla squadra.

Doveva essere il colpo alla Fazio prima maniera: minima spesa, massima resa. Arrivato in estate a parametro zero, Ivan Marcano aveva scelto la Roma (anche) su consiglio dell’amico Casillas perché era convinto che la Serie A fosse un campionato adatto alle sue caratteristiche. La difesa alta di Di Francesco, e le difficoltà che hanno coinvolto il suo reparto e la squadra tutta, non lo hanno aiutato, tanto che lo spagnolo ha giocato appena 11 partite, di cui 8 in campionato. Da qualche settimana la storia è cambiata: con il vecchio allenatore, in Serie A, aveva giocato contro Atalanta, Chievo e Frosinone, col nuovo è stato invece impiegato contro l’Empoli.

SCELTA E NECESSITÀ Non che Ranieri avesse molta scelta, visto l’infortunio di Manolas e la squalifica di Fazio, ma anche oggi a Ferrara toccherà a lui. Ha scavalcato nelle gerarchie Juan Jesus, complice il fatto che il brasiliano potrebbe essere dirottato a sinistra per l’assenza di Kolarov. Ancora emergenza, dunque. E ancora necessità di avere un giocatore con l’esperienza di Marcano in campo, a maggior ragione adesso che sembra aver preso confidenza con la nuova realtà. Tanto che durante gli allenamenti di questa ultima settimana è uno di quelli che meglio ha recepito le indicazioni di Ranieri. «In questa stagione ho giocato meno di quello che volevo – ha ammesso ai microfoni di Sky -, e la prima cosa è cercare di fare autocritica. Ma io voglio fare meglio e restare». PRESENTE E FUTURO Ogni decisione è stata rimandata all’estate, visto che la Roma non sa né chi sarà l’allenatore, né il direttore sportivo, né quale competizione europea giocherà. La Champions passa da Ferrara e anche dalla mole imponente di Petagna: «E’ molto fisico, sarà difficile, ma gli avversari non vanno fermati individualmente. Speriamo di fare un buon lavoro ». Lo spera la Roma, lo spera lui, che mai aveva giocato così poco in carriera in giro per l’Europa, tra Spagna, Portogallo, Russia e Grecia. Paesi diversi, allenatori diversi, modi di difendere diversi, come diversi, per non dire agli antipodi, sono quelli di Di Francesco e Ranieri: «Ogni allenatore ha le proprie idee e le proprie differenze, ma io non voglio rivelare troppo. Venivamo da un periodo con troppi gol presi e la priorità del nuovo tecnico è dare sicurezza alla difesa ».

CERCASI CLEAN SHEET Con lui in campo la Roma ha sempre subìto almeno una rete, eccezion fatta per le partite contro Frosinone e Chievo, fanalino di coda della Serie A. All’andata la Roma perse 2-0 in casa in una delle sconfitte peggiori della gestione Di Francesco e lui era in campo insieme a Fazio, proprio come oggi. La partita di stasera può essere decisiva per chiudere un cerchio e iniziare a convincere la Roma in vista del prossimo anno. Sua moglie e suo figlio si trovano bene, Marcano è perfettamente integrato nel gruppo – proprio Fazio e Perotti sono quelli con cui ha il legame più forte – e la società, come professionista, non ha mai avuto nulla da eccepire. Fino a qualche settimana fa la sua storia a Roma sembrava segnata, e se fosse rimasto Di Francesco difficilmente anche lui avrebbe chiesto di restare, ora l’impressione è che le pagine possano essere riscritte. Con la difesa bassa e bloccata di Ranieri, e con un sistema di gioco più adatto alle sue caratteristiche, Ivan avrà sicuramente un’opportunità in più. A lui l’occasione di coglierla



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