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Non sappiamo se «l’inverno del nostro scontento» si trasformerà (shake- spirianamente) in una «estate gloriosa», come monologava Riccardo III, ma una cosa è certa: la Roma con l’inizio della stagione fredda ha cambiato passo. Lo raccontano le cifre, che anabolizzano l’ottimismo in vista della sfida di stasera contro il Bologna. SOLO LA JUVE Infatti, da quando a dicembre la Champions League è andata in letargo, la squadra di Di Francesco in campionato ha fatto peggio solo di Sua Maestà Juventus, raccogliendo 17 punti in 8 giornate, facendo un fermo immagine alla vigilia di questa giornata che sta volgendo al termine.



Ovvero: se ibianconeri guardavano tutti dall’alto con 20 punti raccolti, subito dopo c’erano la Roma appunto con 17, a pari merito con Napoli e Atalanta. Ma nonostante la squadra giallorossa abbia una partita in meno delle concorrenti ai piani alti della classifica – che tra venerdì e ieri sono scese tutte in campo – la possibilità di essere ancora al secondo posto resta intatta, perché la Juve ha vinto ed è salita a 23, l’Inter ha momentaneamente agganciato a quota 17, però l’Atalanta è rimasta ferma a 17, così come la Lazio a 13, mentre il Milan è salito «solo» a 16. Insomma a prendere vantaggio di una sola lunghezza c’è stato solo il Napoli, che però la Roma può già sorpassare stasera. Morale complessiva: se il campionato fosse cominciato in inverno, i giallorossi sarebbero serenamente in zona Champions, primo obiettivo stagionale.

DA BOLOGNA A BOLOGNA Insomma, pur con tutti i tentennamenti di gennaio, sembra lontano quell’infausto settembre culminato nel 2-0 di Bologna, che ha aperto la prima vera crisi stagionale della Roma. «In questa stagione i momenti si sono un po’ alternati – ammette infatti Di Francesco -, ad un certo punto abbiamo risalito la china e poi siamo tornati in basso. Adesso bisogna sbagliare il meno possibile. La partita dell’andata è un ricordo non bello, però ci deve servire per non tornare indietro. Comunque sarà una sfida differente, perché questo è un altro Bologna, ha un altro allenatore e tanti giocatori nuovi. E per questo la squadra che lavora in maniera differente rispetto a prima».

I DUBBI Rispetto all’ultimo match contro il Porto, di sicuro rientrerà 01- sen, mentre Kluivert dovrebbe prendere il posto del- l’acciaccato El Shaarawy. Da segnalare come Nzonzi scalpiti per un posto da titolare, magari da mezzala. Detto questo, scalpita di più la Roma, che deve riavvicinarsi al Milan. «La squadra di Gattuso sta dando tanta continuità – chiude Di Francesco – Paquetà e Piatek, poi, hanno dato nuova linfa ai rossoneri». Proprio vero. Per questo frenare contro il Bologna sarebbe un modo per gelare un inverno «caldo»

Non andiamo a Roma in gita, per vedere il Papa o il Colosseo». È questa la dichiarazione di intenti di Sinisa Mihajlovic che dovrà però fare i conti con l’emergenza. Agli infortuni di Lyanco e Gonzalez e alla squalifica di Palacio, si sono aggiunti nella rifinitura di ieri gli stop di Destro (coscia destra) e Mattiello (muscolo obliquo dell’addome). Scelte quasi obbligate, quindi, con Santander al centro dell’attacco e probabile ritorno da titolare di Helander in difesa.

COLPO SU COLPO I risultati della giornata non sono stati favorevoli al Bologna: la vittoria dell’Empoli lo ha nuovamente lasciato al terz’ultimo posto e anche l’Udinese ha fatto un salto in avanti. «La classifica non la guardiamo – dice Mihajlovic -. Pensiamo a fare più punti possibili e alla fine vedremo, siamo tutti lì e sono convinto che se lavoriamo sempre così abbiamo tantissime possibilità di salvarci. La Roma ha giocatori che possono risolverla in ogni momento, ma dipenderà dalla nostra prestazione. La mentalità è sempre la stessa, ci possono mettere in difficoltà ma se abbiamo coraggio e concentrazione possiamo fare lo stesso nei loro confronti».

CITTÀ ADOTTIVA La sfida dell’Olimpico rappresenta anche il ritorno a Roma per Sinisa. I giallorossi lo hanno portato in Italia nel 1992 e forte è l’amicizia con Totti, che debuttò a 16 anni grazie a un suo suggerimento a Boskov. Un legame che si era un minimo logorato quando Totti non si presentò alla sua partita di addio, ma nuovamente ricucito in seguito. La sua capitale ha però le tinte laziali, con i successi ottenuti fra il 1998 e il 2004. «Roma è la mia città adottiva e non nascondo di essere laziale. Mia moglie e tutta la sua famiglia sono romanisti, ma a lei non interessa tanto il calcio e quando viene allo stadio guarda tutto fuorché la partita. I miei figli si dividono fra Lazio e Inter. Non ho nessun rancore nei confronti dei tifosi della Roma, sono fra i migliori d’Europa, esigenti e caldi».

QUI ROMA Da Bologna a Bologna è tutta un’altra storia. Un girone fa, il ko al Dall’Ara (23 settembre), rischiò di far calare in anticipo il sipario sull’avventura di Di Francesco a Roma. Ora, tra molti alti e bassi, ma rinfrancato dal successo per 2-1 contro il Porto nell’andata degli ottavi di Champions, il tecnico è più sereno: «I momenti si sono alternati da quel Bologna-Roma. Quanto accadde all’andata è un ricordo non bello.

Adesso però hanno cambiato allenatore, hanno tanti giocatori nuovi e lavorano in maniera differente rispetto a prima». Quasi a voler esorcizzare una sconfitta che rischiò di lasciare il segno. Fu proprio dopo quella débacle che infatti la Roma virò sul 4-2-3-1. Ora il ritorno al 4-3-3 da un paio di settimane sembra invece aver regalato più compattezza alla squadra: «Il centrocampo a tre ti dà maggior copertura. L’importante è avere una mentalità giusta, ora difendiamo meglio e la linea difensiva lavora meglio. Sono aspetti che partono dalla testa». Modulo che al momento garantisce la presenza in campo di uno tra De Rossi e Nzonzi: «Non ricominciamo a parlare di titolari e panchinari. È giusto avere tanti giocatori. Nzonzi può giocare o meno, come vale per tutti, è la normalità. Kluivert si sta adattando, alti e bassi fanno parte della crescita». Al di là dei numeri e delle scelte (El Shaarawy in forte dubbio, Under ancora out, si rivede tra i convocati Perotti con il giovanissimo Celar) alla Roma serve vincere per rimanere nella scia delle due milanesi. E a proposito del Milan: «Complimenti, hanno dimostrato grande compattezza. È una delle squadre da battere. Paquetà e Piatek hanno dato nuova linfa alla squadra». Quella che Eusebio non ha invece ricevuto, suo malgrado, dal mercato di gennaio.

QUI BOLOGNA Nubi oscure aleggiano sul Bologna. Al calendario di fuoco – oggi la Roma, alla prossima la Juve – e ai risultati delle altre si aggiunge un attacco azzoppato: Destro si è fermato per un affaticamento alla coscia. Toccherà quindi a Santander, in assenza anche dello squalificato Palacio. In difesa potrebbe essere Helander il prescelto al centro, mentre pure Mattiello salterà la trasferta causa danno muscolare. «Non andremo a visitare il Colosseo o a salutare il Papa» ha detto Mihajlovic. Provarci è l’imperativo, riuscirci sarà durissima.

E come sempre, l’intreccio c’è. Questa volta arriva dalla linea di porta, di qua Skorupski, di là Mirante, di qua il presente, di là il passato del club rossoblù. Roma-Bologna è anche questo, un valzer di numeri uno. Skorupski ha scelto Bologna per spiccare il volo. Dopo anni di prestiti e promesse, voleva essere titolare. Alla Roma non gli davano garanzie, aveva bisogno di cambiare e quando il Bologna si è fatto sotto lui ha detto sì. Matrimonio perfetto. Nell’affare ci è finito anche Mirante, che con il club rossoblù in tre stagioni ha collezionato 90 presenze e forse meno soddisfazioni di quel che sognava. Ora si ritrovano faccia a faccia. Per Skorupski è l’occasione di dimostrare che nella capitale si erano sbagliati, avrebbero dovuto puntare su di lui per arrivare lontano, non su un altro. Per il Bologna è invece il terzo round della gestione Mihajlovic, e ci si aggrappa a tutto, anche (o soprattutto) alle parate di Skorupski per cercare punti che saprebbero di impresa e fermare l’attacco giallorosso che con 28 reti è il migliore in serie A, insieme alla Juventus, che ha giocato venerdì, e al Napoli.

TANTI EX. Quella di domani all’Olimpico sarà anche una partita tra due club che negli anni si sono scambiati volti e storie. Non ci sono solo Skorupski e Mirante, la lista è lunga. Quella dei portieri è solo l’ultima in ordine di tempo, ma ce ne sono molte altre. Come quella di Arturo Calabresi, romano, che nella Roma ci è cresciuto. A un certo punto se n’è dovuto andare via, per farsi le ossa, e non è più tornato. Nella partita d’andata aveva giocato la sua prima partita in A, e gli deve essere sembrato strano farlo proprio contro il club che lo ha cresciuto. Da Roma a Bologna era passato anche il greco Vasili Torosidis, quattro stagioni in giallorosso e poi, a trent’anni suonati (32) il passaggio sotto le due torri. E’ durata meno del previsto, due stagioni e 45 partite. Anche meno avvincente è stata la storia di Umar Sadiq, arrivato a Bologna con il piglio del giovane fortissimo e andato via con le forme del fantasma. L’estate in cui arrivò aveva appena trascinato la Nigeria ai mondiali, quelli under. Sembra dover essere l’esplosione definitiva, invece è stato un mortaretto. Poco baccano, e a Bologna non l’ha sentito nessuno.

DESTRO. Passa poi dai piedi di Mattia Destro la storia più incredibile negli scambi tra Bologna e Roma. Destro era stato a lungo il rampollo di casa romanista, entrava dalla panchina e spesso lasciava il segno. Faceva gol impossibili, anche da centrocampo. Gol importanti, anche. Mai abbastanza, però. Al punto che Mattia scelse di andare al Milan per provare a cambiarsi la vita. Fu un flop. Bologna per lui doveva rappresentare il riscatto e la gloria. Costati cari, certamente. Arrivato nel 2015, a oggi Mattia è ancora il calciatore più pagato del roster rossoblù: 2 milioni netti a stagioni, contratto fino al 2020, e un rendimento non sempre all’altezza. Alti e bassi, bassi e alti: la storia di Destro è sempre stata così. Quando realizzò il gol da ex contro la Roma, su rigore, scoppiò in un’esultanza che sembrò una liberazione. A Roma non la presero bene, i social lo massacrarono. Mattia sembra essersi già ritrovato, con Mihajlovic non ci è voluto tanto. Alla prima apparizione con il nuovo tecnico Mattia ha fatto gol e ne ha promessi molti altri.

NUMERI UNO. Ma Roma-Bologna è soprattutto una storia di portieri. Arrivò nel 2012, «per la svolta» disse presentandosi. Arrivava in prestito proprio dalla Roma e alla fine della sua esperienza bolognese aveva messo insieme 52 partite. Adesso gioca in Svezia, ha 33 anni, dice che l’Italia è l’Italia ma lì si vive bene. Altro ex numero 1 dalla doppia esperienza è Francesco Antonioli. Adesso fa preparatore dei portieri a Cesena, ma in fondo Bologna gli è rimasta nel cuore. Prima di arrivare sotto le due torri aveva giocato a Reggio Emilia. Arrivò a Bologna nel ’95, in B, ma fu subito un grande trionfo. Al punto che Antonioli si guadagnò onori e scena, con lui il Bologna raggiunse due semifinali di Coppa Italia e una semifinale di Uefa. Passò poi alla Roma e vinse anche il campionato, diventando uno dei punti di riferimento di quella squadra. Dopo tre stagioni alla Samp, tornò a Bologna nel 2006 e ci rimase per altre tre stagioni.

Non sappiamo se «l’inverno del nostro scontento» si trasformerà (shakespirianamente) in una «estate gloriosa», come monologava Riccardo III, ma una cosa è certa: la Roma con l’inizio della stagione fredda ha cambiato passo. Lo raccontano le cifre, che anabolizzano l’ottimismo in vista della sfida di stasera contro il Bologna.

SOLOLAJUVE Infatti, da quando a dicembre la Champions League è andata in letargo, la squadra di Di Francesco in campionato ha fatto peggio solo di Sua Maestà Juventus, raccogliendo 17 punti in 8 giornate, facendo un fermo immagine alla vigilia di questa giornata che sta volgendo al termine. Ovvero: se i bianconeri guardavano tutti dall’alto con 20 punti raccolti, subito dopo c’erano la Roma appunto con 17, a pari merito con Napoli e Atalanta. Ma nonostante la squadra giallorossa abbia una partita in meno delle concorrenti ai piani alti della classifica – che tra venerdì e ieri sono scese tutte in campo – la possibilità di essere ancora al secondo posto resta intatta, perché la Juve ha vinto ed è salita a 23, l’Inter ha momentaneamente agganciato a quota 17, però l’Atalanta è rimasta ferma a 17, così come la Lazio a 13, mentre il Milan è salito «solo» a 16. Insomma a prendere vantaggio di una sola lunghezza c’è stato solo il Napoli, che però la Roma può già sorpassare stasera. Morale complessiva: se il campionato fosse cominciato in inverno, i giallorossi sarebbero serenamente in zona Champions, primo obiettivo stagionale.

DA BOLOGNA A BOLOGNA Insomma, pur con tutti i tentennamenti di gennaio, sembra lontano quell’infausto settembre culminato nel 20 di Bologna, che ha aperto la prima vera crisi stagionale della Roma. «In questa stagione i momenti si sono un po’ alternati – ammette infatti Di Francesco –, ad un certo punto abbiamo risalito la china e poi siamo tornati in basso. Adesso bisogna sbagliare il meno possibile. La partita dell’andata è un ricordo non bello, però ci deve servire per non tornare indietro. Comunque sarà una sfida differente, perché questo è un altro Bologna, ha un altro allenatore e tanti giocatori nuovi. E per questo la squadra che lavora in maniera differente rispetto a prima». I DUBBI Rispetto all’ultimo match contro il Porto, di sicuro rientrerà Olsen, mentre Kluivert dovrebbe prendere il posto dell’acciaccato El Shaarawy. Da segnalare come Nzonzi scalpiti per un posto da titolare, magari da mezzala. Detto questo, scalpita di più la Roma, che deve riavvicinarsi al Milan. «La squadra di Gattuso sta dando tanta continuità – chiude Di Francesco – Paquetà e Piatek, poi, hanno dato nuova linfa ai rossoneri». Proprio vero. Per questo frenare contro il Bologna sarebbe un modo per gelare un inverno «caldo».

Dove vedere Roma  Bologna, diretta tv e streaming

La partita che si giocherà questa sera 17 Febbraio 2019 alle ore 18:00, sarà trasmessa in esclusiva diretta streaming su Dazn, ma ovviamente sarà visibile anche su altri dispositivi. La versione integrale della partita si potrà anche guardare on demand e quindi tutti gli appassionati e tifosi potranno rivedere la gara quando vorranno. Ovviamente sarà possibile guardare il big match in televisione qualora si possiede una smart TV, scaricando l’applicazione, avendo sottoscritto un abbonamento a Mediaset Premium o a Sky Q. In questo caso però bisognerà vedere se la TV di cui si è in possesso è compatibile con il servizio Dazn. Se non siete ancora abbonati a Dazn, potrete vedere la partita in modo assolutamente gratuito, visto che il primo mese lo offre la piattaforma. Dovrete solo effettuare la registrazione ed attivare l’abbonamento per un mese gratuitamente. Poi se vi troverete bene con la visione, potrete continuare con l’abbonamento al costo di 10 euro al mese.

Rojadirecta Roma – Bologna

ROJADIRECTA Roma – Bologna  – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.

Il ragazzino e il veterano, quello che deve conquistare il posto da titolare e quello che invece lo deve difendere. Trovarsi e ritrovarsi, prima di un inizio marzo difficilissimo. Storie parallele, quelle di Justin Kluivert e Robin Olsen: il primo è arrivato con tante aspettative e sta faticando più del previsto ad adattarsi, il secondo, invece, è arrivato nello scetticismo generale ma, pur facendo poche volte la differenza, ha dimostrato grande capacità di adattamento.

IL GIOVANE JUSTIN Nonostante siano entrambi nordici, olandese Kluivert e svedese Olsen, non potrebbero essere più diversi. Tanto riservato Robin quanto esuberante Justin, che sogna di giocare con più continuità nella Roma e sogna anche di giocare nel Barcellona in futuro. Parlando qualche giorno a Espn in merito al trasferimento dell’amico De Jong ha ammesso: «Lui ama il calcio e vuole giocare a calcio. E se pensi al calcio pensi al Barça». Inutile dire quanto ci pensino lui e famiglia, ma intanto Kluivert è concentrato sulla Roma. Gioca, perché in campionato da novembre non salta una partita, ma raramente è protagonista. Ha segnato solo contro il Genoa e il Plzen, e questo gli pesa, ma secondo Di Francesco tutto fa parte del processo di crescita. Inevitabile se devi ancora compiere 20 anni e cambi paese e abitudini, oltre che campionato e modo di giocare: «Alti e bassi fanno parte della crescita — ha spiegato ieri Di Francesco—ma è successo anche ai giocatori importanti. Bisogna capire dove ci si trova, a volte si subiscono le pressioni e spesso si utilizzano male i social. È sbagliato dare troppa importanza a quello che si sente intorno. Questi ragazzi devono imparare ad ascoltare quello che si dice a Trigoria, soprattutto dal loro allenatore. Kluivert si sta allenando bene in questo periodo, ha cambiato il modo di affrontare gli allenamenti e questo è positivo». Infatti oggi potrebbe partire dal primo minuto, non solo perché El Shaarawy non è al meglio (risentimento al retto femorale) e Schick e Under sono a casa.

IL GRANDE OLSEN Tornerà dal primo minuto, salvo sorprese, anche Olsen. Nelle ultime settimane, prima dell’infortunio al polpaccio, sembrava meno sicuro rispetto alle prime uscite, come se la vulnerabilità della difesa giallorossa gli avesse tolto certezze. Ha saltato le partite contro Chievo e Porto, Mirante non ha demeritato e anche Fuzato, con la Primavera, ha dimostrato di poter essere un portiere affidabile (per il futuro). Il titolare era e resta Olsen, ma la Roma spera che lo svedese torni ad avere la sicurezza del passato. Magari favorito anche da una difesa meno incerta. Fino ad un paio di giorni fa la sua presenza era in dubbio, perché aveva ancora fastidio al polpaccio, ma negli ultimi allenamenti i dubbi dovrebbero essere stati sciolti. Con la rifinitura a Trigoria di stamattina Di Francesco lo proverà perché Olsen giocherà solo se non avvertirà più il mimino problema visto che nessuno a Trigoria vuole rischiare.

VICINI Oggi toccherà anche a Olsen e Kluivert dare forza alla Roma. E saranno sempre loro, che abitano a poche centinaia di metri di distanza, a Casal Palocco, a dover convincere l’allenatore per la settimana di fuoco che aspetta i giallorossi a marzo tra derby e ritorno con il Porto. Problemi muscolari a parte—ne ha avuti due in stagione — Olsen ci sarà, mentre Kluivert dovrà fare bene per avere la sua occasione. Trovarsi e ritrovarsi, appunto.

Non solo il progetto-stadio in comune, ma anche e soprattutto un cuore di presidente dall’altra parte dell’oceano. Roma- Bologna è la sfida tra due proprietà non italiane. Da una parte James Pallotta, 60 anni, statunitense di Boston, che è entrato nella Roma nel 2011 per diventarne presidente un anno dopo e rilevare tutte le quote nel 2014. Dall’altra Joey Saputo, 54 anni, canadese di Montreal, che nel 2014 con altri soci (tra cui Joe Tacopina, passato anche per la Roma e ora patron del Venezia) ha rilevato il Bologna per assumerne il controllo diretto l’anno dopo, da numero uno della società. Tutti e due con origini italiane riemerse in quel cerchio magico che li ha riportati nel Paese dei loro avi per occuparsi di calcio, a caccia di gloria e di business.

A DISTANZA Pallotta e Saputo non saranno questa sera all’Olimpico. Seguono i propri club a distanza. Niente di nuovo. La loro gestione non vive sul campo ma non si distrae dalla quotidianità. Tra piani ambiziosi, tormenti periodici e fiducia nelle proprie capacità imprenditoriali. In un mondo, quello del pallone italiano, che pensavano fosse meno complicato. Pallotta aveva avuto esperienze nel basket e nell’ippica. Saputo governa la società del Montreal Impact in un universo molto diverso quale quello del calcio canadese. Questa sera, saranno sicuramente davanti a un video a seguire Roma-Bologna. Che conta tantissimo per il futuro prossimo dei due club. Gli obiettivi giallorossi in campionato tampinano quel quarto posto che porta in Champions e assicura almeno cinquanta milioni di euro come quota d’ingresso. I programmi rossoblù non possono prescindere dal raggiungimento della salvezza, approdo che può apparire minimo se si considerano i 120 milioni di euro investiti da Saputo. Bologna-Roma ha anche altri intrecci. Tra le scrivanie. Come quelli dell’a.d. Claudio Fenucci e del responsabile marketing Christoph Winterling, ora in rossoblù dopo esser passati dalla Roma.

Non andiamo a Roma in gita, per vedere il Papa o il Colosseo». È questa la dichiarazione di intenti di Sinisa Mihajlovic che dovrà però fare i conti con l’emergenza. Agli infortuni di Lyanco e Gonzalez e alla squalifica di Palacio, si sono aggiunti nella rifinitura di ieri gli stop di Destro (coscia destra) e Mattiello (muscolo obliquo dell’addome). Scelte quasi obbligate, quindi, con Santander al centro dell’attacco e probabile ritorno da titolare di Helander in difesa.

COLPOSUCOLPOI risultati della giornata non sono stati favorevoli al Bologna: la vittoria dell’Empoli lo ha nuovamente lasciato al terz’ultimo posto e anche l’Udinese ha fatto un salto in avanti. «La classifica non la guardiamo – dice Mihajlovic . Pensiamo a fare più punti possibili e alla fine vedremo, siamo tutti lì e sono convinto che se lavoriamo sempre così abbiamo tantissime possibilità di salvarci. La Roma ha giocatori che possono risolverla in ogni momento, ma dipenderà dalla nostra prestazione. La mentalità è sempre la stessa, ci possono mettere in difficoltà ma se abbiamo coraggio e concentrazione possiamo fare lo stesso nei loro confronti».

CITTÀ ADOTTIVA La sfida dell’Olimpico rappresenta anche il ritorno a Roma per Sinisa. I giallorossi lo hanno portato in Italia nel 1992 e forte è l’amicizia con Totti, che debuttò a 16 anni grazie a un suo suggerimento a Boskov. Un legame che si era un minimo logorato quando Totti non si presentò alla sua partita di addio, ma nuovamente ricucito in seguito. La sua capitale ha però le tinte laziali, con i successi ottenuti fra il 1998 e il 2004. «Roma è la mia città adottiva e non nascondo di essere laziale. Mia moglie e tutta la sua famiglia sono romanisti, ma a lei non interessa tanto il calcio e quando viene allo stadio guarda tutto fuorché la partita. I miei figli si dividono fra Lazio e Inter. Non ho nessun rancore nei confronti dei tifosi della Roma, sono fra i migliori d’Europa, esigenti e caldi».

È un business, certo, ma è pure un affare di sangue. Niente di macabro, eh. Tutti e due hanno origini italiane e con questo presupposto, trainati dall’amico comune poi ripudiato Joe Tacopina, sono entrati con passione nei radicati equilibri della Serie A provando, ognuno a proprio modo, a immettere qualcosa di originale e avveniristico. Jim e Joey si conoscono, si stimano, si studiano. Hanno speso, hanno incassato, hanno sperato. Ma fin qui hanno mancato l’obiettivo principale: entrare nel cuore della clientela.

IMPOPOLARI. Domani le loro squadre, la Roma e il Bologna, si affrontano all’Olimpico nel derby nordamericano per eccellenza ma, come spesso accade, JP e JS non saranno seduti in tribuna. Guarderanno la partita (forse) da una tv piazzata dall’altra parte del mondo, sperando nei punti che possono servire a raggiungere i rispettivi obiettivi: Champions League e conferma della categoria. Per entrambi la salvezza. Dal pubblico ludibrio, in un periodo di impopolarità tanto per Pallotta quanto per Saputo, e dalla recessione economica, all’interno di un progetto ad ampio respiro che rischia condizionamenti pesanti.

VICINANZA. Tutti e due non sono simpatici ai tifosi. Non solo per i risultati inferiori alle aspettative maturati e per le promesse non mantenute nel loro mandato. Ma anche per una sorta di pregiudizio mai del tutto sopito: il peccato originale di un presidente lontano, sia fisicamente che emotivamente. Gli americani, i canadesi. In tanti rimpiangono il padrone all’amatriciana o il finanziatore da tortellini. Pallotta poi ha preso posizioni contro i molesti che infestano gli stadi, pagandolo con cori e striscioni ostili. Saputo ancora non ha ricevuto un invito esplicito a togliere il disturbo, ma nella quarta stagione consecutiva in cui il Bologna peggiora la classifica si è visto rimproverare di non aver licenziato il management.

INFRASTRUTTURE. Tutti e due si sono mossi tempestivamente per avere un nuovo stadio. Pallotta addirittura 2.574 giorni fa ha presentato il suo primo dossier Tor Di Valle mentre Saputo ha appena ottenuto l’ok del Comune per il restyling del Dall’Ara. Non è stata solo colpa loro se i bulldozer non sono ancora entrati in azione. Tutto in Italia gira a rilento. E chissà quanto tempo ancora dovranno aspettare i tifosi delle due squadre per giocare in uno stadio di proprietà. La sensazione è che per entrambi il futuro da padrone di un club di Serie A sia fortemente legato alla costruzione dell’infrastruttura, volano ineliminabile per l’aumento dei ricavi e soprattutto fenomenale plusvalore patrimoniale per l’azienda, che potrebbe essere rivenduta al doppio rispetto al prezzo attuale.

Pallotta non amava il calcio prima di interessarsene: chiedetegli di basket o di cavalli, il suo pane. Saputo invece è un intenditore, essendo proprietario anche del Montreal Impact che ha usato anche per travasare giocatori di qua e di là (Taider, Dzemaili, Mancosu e altri). Tra l’altro, a differenza di Pallotta, parla benissimo l’italiano. Pallotta ha fatto i soldi con i fondi speculativi, valorizza risorse e le rivende, mentre Saputo è parte di una famiglia diventata spaventosamente ricca grazie all’industria casearia. Eppure, a dispetto delle enormi differenze, anche di stile, sono accomunati dallo stesso destino: sentirsi forestieri dentro alle loro origini. Potranno migliorare le loro aziende – in parte lo hanno già fatto – ma non otterranno mai dal popolo un applauso convinto o un ringraziamento definitivo. L’amore non si cura dei libri contabili.

Musica, maestro. Il presente è già futuro, pare di sentirlo sventolare: «Mi piacerebbe». Nicolò Zaniolo ha risposto così alle Iene, nell’ambito un’intervista doppia con la madre Francesca, alla domanda su una prospettiva da bandiera della Roma: «Sarebbe bello, è il mio obiettivo restare sempre qui. Non mi sento assolutamente come Totti, però sarebbe un sogno giocare nella Roma per tutta la carriera. Ci proverò».

ANALISI. Era ciò che qualsiasi tifoso avrebbe voluto sentire. Narturalmente niente può garantire il risultato ma l’auspicio, rispetto a colleghi coetanei che dallo stesso spogliatoio hanno vagheggiato ambizioni da Barcellona o Manchester United, è un punto di partenza di cui a Trigoria dovranno fare tesoro. Non era evidentemente un caso se Monchi indicava nel rinnovo di Zaniolo una priorità assoluta della società. Al di là della ricca e qualificata corte di estimatori che si sono insinuati nel telefonino del manager, Claudio Vigorelli, c’è un piano preciso del presidente Pallotta: questo ragazzino dalle qualità imprevedibili può diventare un ambasciatore della Roma giovane, leggera e italiana immaginata sin dall’estate scorsa.

ACCORDO. Le parti si sono aggiornata alla fine del campionato e non hanno modificato l’agenda dopo la doppietta contro il Porto. Zaniolo prolungherà di un anno, firmando fino al 2024, a una cifra di circa 2 milioni netti a stagione, in linea con il percorso di crescita e con la valutazione di mercato che già supera i 50 milioni.

SOCIAL. Durante l’intervista, che andrà in onda stasera all’interno del programma su Italia 1, Zaniolo e mamma Francesca masticano serenamente un chewing gum in macchina. L’inviato, Nicolò De Vitiis, prende in giro il giocatore: «Ancora ti fai accompagnare da tua madre al lavoro?». Zaniolo sta al gioco: «Non ho ancora la patente!». E come fai con le ragazze se mamma è sempre con te? «Per adesso alle ragazze non penso, c’è prima il calcio». Poi l’argomento si sposta su un tema d’attualità: l’anima social della signora, che sui profili instagram pubblica molte foto e anche ieri ha tenuto a sottolineare che le voci su presunti dissapori in famiglia sono falsi. Però Nicolò, in un clima sempre goliardico, spiega: «La sto controllando, preferisco faccia qualche selfie in meno». E lei: «Prima in effetti ne scattavo di più. Non so perché, lo fanno tutte e l’ho fatto anche io». Si è parlato anche dell’ipotesi che Francesca partecipi a un reality: «Ho fatto una battuta, dicendo che sarei andata al Grande Fratello, perché è una trasmissione fatta apposta per me che non so fare niente. Voglio dire, chiunque ci può andare». Chiosa di Nicolò: «Ok ma basta dire di no!».

9 ri era accorato, ma la tv lo I ha scavalcato. Passo indietro. «Fate rimanere Zaniolo sereno – aveva detto l’allenatore – . È un ragazzo di 19 anni, non deve avere addosso troppe responsabilità. Si è parlato anche di dargli la maglia numero 10, ma in un discorso di crescita ora gli sta benissimo la 22». Ebbene, come ha risposto il «mondo»? Quello che segue è il parere di Cafu. «Può diventare il migliore del mondo». Insomma, niente da fare, il basso profilo intorno al giallorosso sembra proprio impossibile da avere. E se ci fossero
dei dubbi, c’è stato il servizio a «Le Iene» – andato in onda ieri su Italia Uno – a fugarli. Il duetto con mamma Francesca ha suscitato un interesse assai elevato.
REALITY La genesi: Lady Zaniolo ha parlato del suo desiderio di «reality show». «Avevo parlato del Grande Fratello come battuta. Può essere una trasmissione per me perché non sapendo far niente, chiunque ci può andare. Non so cosa dire… Non voglio fare tv». A quel punto interviene il figlio: «Basta che dici di no. Hai 42 anni…». E gli animi si scaldano. «Questa intervista non la volevo neppure fare», dice il ragazzo, che si innervosisce Cioè, vanno
bene le storie e i selfie («perché faccio la “boccuccia”? Lo fanno tutti», spiega Francesca), ma quando si parla di «Milf»…. Con la mamma, Zaniolo marca a uomo: «Di foto preferisco fargliene fare di meno». Intanto Francesca snocciola le sue «doti»: scarpa 36, girovita 38, misura del seno terza, coppa C. Poi, da cuore di mamma, racconta: «Quando segna piano e grido “Nicky!”. la Roma andrà in Champions». Poi Zaniolo Jr., detto che ha scelto il 22 perché è la data di nascita della madre, viene sollecitato sul tema ragazze: «Ora come ora non ci penso», ma ammette che gli piacciono «un po’ più grandi» e gli piace Belen, la mamma non fa una
piega e spiega che, se si mettessero insieme: «Io sarei felice». Ma l’intervista tracima. Nicolò prova a dire: «Vorrei che si parlasse di me, non di mia madre» e racconta come Totti gli abbia detto «di rimanere coi piedi per terra. Io il nuovo Totti? No, assolutamente. Ma il mio obiettivo è restare per sempre qui e diventare una bandiera, come Francesco. Per me sarebbe un sogno, ma ci proverò». Il primo segnale? Dire alla madre che «il 4-4-3 non esiste». È già qualcosa, ma il servizio si chiude con Zaniolo amareggiato. Scherzi della celebrità. Che a mamma Francesca, però, pare non dispiacere



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