Ultimo a Sanremo, “Dico sempre quello che penso”



E’ arrivato secondo a Sanremo, nonostante al televoto avesse stravinto, perché la sala stampa e la giuria d’onore hanno ribaltato il risultato finale a favore di Mahmood. Forse per questo Ultimo non l’ha presa bene e in conferenza stampa, lo scorso sabato notte, ha pronunciato la ormai celebre frase rivolta ai giornalisti “avete solo questa settimana per sentirvi importanti, e rompete il c…’’, dopo che qualcuno aveva avuto da ridire sui complimenti che aveva fatto a Mahmood definendolo “il ragazzo Mahmood”. Nei giorni seguenti Ultimo ha spiegato il proprio rammarico.



«Noi siamo arrivati al 46% dei voti. Un altro artista (Mahmood, ndr) arriva al 14. Questa differenza di oltre il 30% viene completamente ribaltata dal giudizio di giornalisti. Gli stessi che mi hanno insultato dicendomi stronz…, imbecille». Giornalisti, che, forse, lo avevano preso di mira perché non si era concesso troppo nella settimana del Festival.

Quella che state per leggere è, infatti, una delle pochissime interviste che ultimo ha concesso a Sanremo. La canzone I tuoi particolari è un brano molto personale che parla del rimpianto di Ultimo per l’amore finito con la fidanzata Federica a causa del successo che ha travolto questo ragazzo di San Basilio, periferia di Roma, da quando l’anno scorso ha vinto Sanremo giovani.

Ultimo è così: diretto, istintivo, consapevole dei propri mezzi e di avercela fatta da solo contro tutti. Domanda. Parliamo di cose belle. In due anni è passato da Sanremo giovani a un tour che a luglio la porterà a riempire lo stadio Olimpico, come è stato possibile? Risposta. «Credo che la sincerità sia la base di tutto, dico sempre quello che penso e quello che sento, il pubblico ha trovato una coerenza fra ciò che canto e ciò che sono, la mia vita va in parallelo con le mie canzoni». D. Si aspettava questo riscontro, questo successo? R. «L’ho sognato così tanto, ho messo in linea così tanti pensieri, che se non fossi arrivato in questo modo ci sarei arrivato in un altro». D. Il suo sogno era quello di arrivare a tante persone? R. «Chi fa l’artista di nicchia mi sta sulle palle, il mio obiettivo era cercare di dimostrare, non so a chi, che potevo riuscirci, che dovevo fare questo, scrivere canzoni per far sentire meno sole le persone». D. Il suo nome d’arte, Ultimo, è un manifesto.

Lei è cresciuto a San Basilio, periferia di Roma, si è mai sentito discriminato? R. «Credo che in quartieri difficili come quello in cui sono cresciuto si creino energie molto forti, io vedo il mio gruppo di amici, ma anche altre comitive di realtà difficili dove c’è la voglia di sentirsi parte di qualcosa, e io voglio rappresentare questa voglia di comunicare». D. Si è mai sentito discriminato per la sua provenienza? R. «No, mi sono sentito discriminato perché volevo fare il musicista. “Non si vive di musica”, mi dicevano tutti. È stato difficile negli anni della scuola mettere da parte lo studio per inseguire un sogno pieno di incertezze.

Sentivo una grande responsabilità, quella di dovercela fare per non buttare via anni della mia vita». D. Anche i suoi genitori le dicevano “di musica non si vive”? R. «Mio padre è una persona molto rigida, non ha mai avuto la speranza di vedermi riuscire, mia mamma, come tutte le mamme, diceva le stesse cose di papà, ma la sera mi sussurrava “domani ti porto a pianoforte”. Posso dire che non mi ha aiutato nessuno, non ho mai avuto qualcuno che credesse in me quanto ci ho creduto io. E chi si accoda non lo reputo uno che crede in me, l’unica persona che deve crederci sei tu». D. Il successo le ha fatto perdere l’amore. R. «È un fatto naturale, per il mio carattere tenderò sempre a vedere la vita personale come qualcosa che viene sconfitta da ciò che la circonda». D. Dipende da lei trovare spazio per una persona. R. «Penso che sarà difficile per me avere una vita privata felice.

Per come sono fatto, quando mi immergo in grandi risultati tendo a non riconoscere più quali siano le cose importanti della vita privata, a parte l’amicizia che mi terrà sempre in piedi». D. Secondo lei come ha preso questa canzone la sua ex? R. «Penso che abbia avuto effetto, che sarà stata apprezzata». D. Perché l’ha scritta? R. «Ho scritto quello che mi mancava di un rapporto che è finito». D. E quello che le manca non è stato sufficiente a farla tornare sui propri passi, è così? R. «È così». D. Quando Eros Ramazzotti vinse Sanremo lei non era ancora nato, eppure vi associano. R. «Stimo molto Eros, ci siamo anche sentiti e questo mi ha reso felicissimo, penso che ci associno perché veniamo da Roma e siamo emersi a Sanremo». D. Vasco Rossi la apprezza. R. «Sono fan di Vasco, ma non ho mai pensato di provare a imitare né lui né gli altri, mi interessa l’originalità». D. Ha iniziato con il rap. R. «Ho iniziato con la musica classica e mi sono specializzato nel pop. Poi, intorno ai 17 anni, ho sentito una vera passione per l’hip hop, e per un anno ho scritto canzoni rap.

Anche adesso nelle mie canzoni c’è questa influenza». D. Il rap canta la rabbia. R.«L’ho avuta anch’io, quando raccontavo le cose che non riuscivo a ottenere». D. Pochissimi sanno che lei ha provato anche la strada dei talent, sia X Factor che Amici: che cosa non ha funzionato? R. «Ho provato la strada dei talent prima a 16 e poi a 18 anni, ma è andata male, credo sia stato il destino, se fosse andata bene allora sarebbe andata male dopo. Secondo me l’unica pecca dei talent, partendo dal presupposto che non ne ho mai parlato male anche perché sono usciti artisti validi, è che danno troppo spazio all’interpretazione e poco a chi è autore. Non posso vedere dieci puntate di cover e poi, alla fine, un inedito o solo una canzone che si porta avanti per tutto il programma. Forse con me non ha funzionato perché io scrivo e la mia voce non è così particolare rispetto alle cose che scrivo». D. È cambiato con il successo? R. «In tante cose sì, mi sento più instabile e insicuro, mi sembra di avere più incertezze anche se sento che l’equilibrio sta per arrivare». D. Ha un carattere istintivo, come si rilassa? R. «Sono innamorato delle mie abitudini, non ho mai amato incontrare tante persone, preferisco stare a casa con gli amici, c’è una parte di pigrizia nel mio carattere». D. Avrà qualche sfizio che ora si può togliere. R. «Non faccio l’ipocrita, preferisco vivere bene però non sono uno che ama apparire o ostentare. Il mio sfizio più grande sono i viaggi. Anche se al momento viaggio da solo».



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