Alex Zanardi come sta ? Arrivano in live tutte le ultime notizie sulle sue condizioni di salute



L’ex pilota di formula 1, Alex Zanardi, a seguito del tragico incidente avuto qualche mese fa, è ancora in ospedale; al San Raffaele di Milano.  Ancora una volta Zanardi ha mostrato di essere un uomo esemplare, dotato di una spiccata forza. Le sue condizioni, infatti, sembrerebbero essere in leggero miglioramento, e non si può che cercare di escludere il peggio.



Il lungo calvario di Alex Zanardi, ancora ricoverato al San Raffaele di Milano

Alex Zanardi ha già guardato in faccia una volta la morte, quando per uno strano scherzo del destino in un incidente del 2001 ha perso entrambe le game. Ma la grinta del campione ha fatto sì che il pilota, sfuggito alle prima disgrazia, riuscisse a mettersi di nuovo in pista. Ed infatti, con un gran recupero e una spiccata grinta, che solo un campione può possedere, Alex è tornato a gareggiare, e a vincere. Infatti, Zanardi vanta quattro ori olimpici tra Londra e Rio del 2012 2016 in para ciclismo.

Ma come una beffa, l’incidente del 19 giugno scorso, sembra aver, incredibilmente segnato e cambiato ancora una volta, il corso del suo destino. Fortunatamente, a quasi sei mesi dall’incidente, che sembrava essere mortale, le condizioni di salute Zanardi paiono essere in un leggero miglioramento. Dall’ospedale arrivano le prime notizie ed i fan non smettono di incoraggiarlo e sostenerlo.

Tra sedute di riabilitazione e quattro interventi alla testa, Alex Zanardi anche stavolta è pronto a ricominciare

Nonostante ci fossero state delle iniziali notizie critiche sulle condizioni di salute di Zanardi, le cose sembrano, negli ultimi giorni aver preso una diversa piega. E per fortuna! Il drammatico incidente di giugno, aveva spinto fan e non solo a mandare dei messaggi di positività e speranza alla famiglia di Zanardi, che cercava tra i social il sostegno e la forza.

Ma l’ex pilota di formula 1 sembra a poco a poco rialzarsi, come un po’ e già stato abituato a fare. Infatti, dal San Raffaele, sono trapelate delle buone notizie:” Alex è in ripresa da quando è stato ricoverato per le sue critiche condizioni al nosocomio di Milano. Ma dopo quattro interventi al cervello, e continue sedute di riabilitazione psicomotorie con esperti Alex sembra tener duro!”

I messaggi di sostegno: un aiuto ed una vicinanza fondamentale

A seguito del commovente messaggio social, trasmesso dal figlio del campione Alex Zanardi, sono tantissimi messaggi di solidarietà che mostrano vicinanza. Infatti, sembra essersi formato un vero e proprio abbraccio solidale intorno all’ex pilota, tanto da farsi portavoce di numerosi messaggi di incoraggiamento tra cui quello del presidente del consiglio Giuseppe Conte:” forza Alex, non mollare, tutta l’Italia è con te”.

La domanda che si fa il sostituto procuratore Serena Menicucci è la stessa a cui cercano una risposta i milioni di italiani che aspettano col fiato sospeso i bollettini sulle condizioni di salute di Alex Zanardi: la staffetta di ciclisti paralimpici Obiettivo Tricolore, che in due settimane (dal 12 al 28 giugno), coinvolgendo 50 atleti avrebbe attraversato l’Italia, da Luino, sul Lago Maggiore, a Santa Maria di Leuca, nel tacco dello stivale, era una manifestazione pubblica simile a una gara sotto mentite spoglie o qualcosa di assimilabile a una lunga sgambata?

Non è un cavillo, ma una distinzione fondamentale per poter inquadrare responsabilità e colpe e per questo sono stati ascoltati il ct della squadra di handbike Mario Valentini e l’organizzatrice (e cognata di Alex Zanardi) Barbara Manna. Nel primo caso infatti si sarebbe dovuto aspettare la fine delle disposizioni anti-Covid che per ora vietano le gare ciclistiche, stipulare le assicurazioni obbligatorie, chiedere l’autorizzazione al passaggio dei corridori e la chiusura al traffico del percorso, nel secondo non era necessaria nessuna particolare procedura e i partecipanti avrebbero dovuto solo rispettare il codice della strada.

Per ora gli elementi raccolti sembrano tenere la manifestazione, e il suo tragico epilogo, in una nebbiosa terra di mezzo. L’evento era stato promosso da Obiettivo 3, una società sportiva fondata dallo stesso Zanardi. Di certo per ora è emerso solo che si trattava di una manifestazione non competitiva, e che la carovana in diversi tratti del percorso (anche in quello dell’incidente) è stata però scortata dalle auto di servizio della Polizia urbana dei paesi oltrepassati.

LA DINAMICA

Proprio la presenza sul posto dei vigili di Pienza, e di un videomaker che ha ripreso tutte le fasi del tragico evento, ha permesso una ricostruzione precisa della dinamica dell’impatto. Sono appena passate le 17 di venerdì scorso quando Alex Zanardi, sulla sua handbike in carbonio, sta percorrendo il tratto della statale 146 che unisce Pienza a San Quirico d’Orcia. La strada è in leggera pendenza e il campione ne approfitta per guadagnare velocità. Quando deve impostare la curva che conclude la discesa sfiora i 50 orari. Qualcosa però scompone l’assetto del suo leggero triciclo in fibra di carbonio: è troppo largo. Tenta di correggere la traiettoria, sbanda. Sull’altra corsia sopraggiunge un camion con rimorchio. Al volante c’è Marco Ciacci, che sterza per evitare l’impatto, ma è inutile. Zanardi sbatte violentemente il viso contro il profilato d’acciaio con cui sono realizzati i gradini per salire al posto di guida. Quando viene soccorso il campione è cosciente, urla ma respira a fatica: viene soccorso, stabilizzato, spostato di poche centinaia di metri, dove può atterrare l’elisoccorso che lo porta all’ospedale di Siena. Alessandro Maestrini, il giornalista perugino che ha filmato tutte le fasi dell’incidente racconta che il camionista (per ora l’unico indagato) ha tentato di evitare l’impatto, e che gli è sembrato di cogliere un movimento incoerente di una delle due ruote posteriori della handbike un istante prima che Zanardi sbandasse, scontrandosi col camion e perdendo il casco.

Sul volto dell’infermiera che venerdì scorso, nel tardo pomeriggio, misura la febbre a Daniela mentre entra nell’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, si vede scendere una lacrima. E una profonda tristezza scende su tutta l’Italia rimasta con il fiato sospeso. Il marito di Daniela, Alex, Alessandro Zanardi, è appena giunto con un elicottero in condizioni disperate dopo aver perso il controllo della sua handbike, la bicicletta speciale con la quale ha vinto decine di medaglie d’oro, sulla strada provinciale 146 all’altezza di Pienza, in Val d’Orcia, uno dei paesaggi più belli del mondo. In discesa, durante una  pedalata di beneficenza per festeggiare la fine dell’incubo Coronavirus, è finito contro a un camion che veniva in senso contrario. Chi l’ha soccorso, in un primo tempo l’ha creduto morto. Daniela e la mamma di Alex, Anna, 84 anni, ripiombano nello stesso incubo di 19 anni prima, una maledetta domenica di settembre del 2001, quando sul circuito automobilistico tedesco di Lausitzring le ruote della macchina di Alex slittarono su una macchia d’olio. Il bolide che sopraggiungeva a 300 all’ora lo investì, tagliò in due la vettura e, purtroppo, anche Alex, a cui dovettero amputare le gambe. Quando tornò a casa, il piccolo Niccolò, suo figlio di tre anni, vedendolo con gli arti artificiali, gli chiese: «Papà, sei diventato un super-eroe?». Assomigliava infatti a uno di quei personaggi che gli avevano regalato a Natale. Alex rispose: «Hai ragione», e capì come doveva impostare la sua nuova vita. Era stata Daniela, quando Alex aveva riaperto gli occhi, a dirgli che non avrebbe più camminato. Lo fece con un sorriso dolce, ma senza commiserazione, aggiungendo: «Adesso ti devo amare il doppio». Ora, come allora, rimane lì, inchiodata al vetro che la separa dal suo Alex. Quando le dicono di andarsi a riposare, risponde sempre: «No, non lo lascio, non lo lascio solo». Lei sta attaccata a lui perché lui resti attaccato alla vita. Quand’era successo il primo incidente, erano sposati da cinque anni e si erano conosciuti nel mondo della Formula 1, che Alex aveva cominciato a sognare a 13 anni quando suo papà Dino gli aveva regalato un kart. Una bella famiglia emiliana, di Bologna poi trasferitasi a Castel Maggiore, quella di Alessandro, ma sfortunata: papà idraulico, mamma sarta, sua sorella maggiore, Cristina, era morta in un incidente stradale nel 1979. Anna e Dino riempivano d’amore quel figlio, e c’era anche nonna Gisella, che raccontava sempre di Bartali e Coppi, due campioni sì, ma anche due meravigliosi esempi per un paese che usciva dalla guerra: erano rivali, ce la mettevano tutta, ma quando avevano sete si scambiavano la borraccia. Insomma, erano solidali e proprio questo sarebbe diventato il messaggio che, nella sua seconda vita, Alex avrebbe cercato di trasmettere agli italiani: se siamo insieme, se ci crediamo, la vita ci dona sempre nuove opportunità. Lo diceva e lo dimostrava coi fatti in tv e nelle gare paralimpiche. Quello di Alex è diventato un tale esempio di forza e di dignità che persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo primo discorso di Capodanno, lo ha citato come esempio per tutti gli italiani. Non a caso, uno dei primi tweet con «Alex non mollare», venerdì pomeriggio l’ha spedito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Alex, nonostante un destino terribile, non ha nessuna intenzione di mollare. Con un intervento di tre ore gli hanno ridotto una gravissima frattura al cranio. Il suo corpo, tonico e allenato (ha 53 anni), ha reagito bene e tutte le funzioni si sono stabilizzate. La prognosi rimane comunque riservata e la grande incognita è il quadro neurologico. Ma per quello occorre attendere ancora qualche giorno, quando il team dei medici che lo sta seguendo deciderà di farlo uscire dal coma farmacologico. Se tutto andrà come speriamo, la prossima settimana si potrà verificare se Alex potrà cominciare a costruirsi una terza vita. Se a comunicarglielo sarà Daniela, come la scorsa volta, siamo certi che risponderà: «Beh, passato il mezzo secolo ci sta anche». Il timore, la paura che nessuno ha il coraggio di confessare, è che possa toccargli una sorte come quella di Michael Schumacher, a cui Alex ha pensato tantissimo, quasi tormentandosi per non poter fare nulla per lui. Intanto, fuori dall’ospedale di Siena ogni giorno si aggiungono cartelli che incitano Alex a tenere duro, sempre con i colori dell’Italia. Li attaccano ciclisti che vengono da ogni parte della Toscana. Un affetto immenso. Chissà se riescono a vederli anche Daniela, Anna e Niccolò, che ogni giorno fanno la spola da Castiglione della Pescaia, sulla costa toscana, dove hanno una casa. Daniela non voleva allontanarsi da Alex nemmeno per un attimo, ma in tempo di Coronavirus non le hanno concesso di rimanere in clinica. E poi deve anche occuparsi di Anna, la suocera, una donna forte, ma tanto provata. E di Niccolò, che adesso ha 22 anni e non riesce a togliere nemmeno per un attimo il pensiero da suo papà, il supereroe. In attesa che Alex si svegli, è lei che tiene insieme tutto. Del resto, quando le dicevano, scherzando: «Bel marito che ti sei scelta», lei rispondeva: «Sì, però a lui è andata bene».



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