Chi era Ezio Bosso che malattia aveva?



Ezio Bosso era malato dal 2011 di una malattia neurodegeneratlva, che gli era stata erroneamente diagnosticata come Sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Bosso ha continuato a suonare il pianoforte fino al 2019, quando la malattìa aveva compromesso l’uso delle mani. Era nato a Torino il 13 settembre 1971 ; è morto a Bologna il 15 maggio.



Ezio Bosso si è spento. Come sul finale di una sonata, quando all’ultima nota segue il silenzio. Aveva solo 48 anni. Direttore d’orchestra, compositore e pianista, alcuni anni fa aveva annunciato di essere malato di ima patologia neurodegenerativa. Una malattia che lo aveva di fatto costretto a ritirarsi dalle scene nel settembre 2019 quando disse “non posso più suonare”. Era nato a Torino il 13 settembre 1971.

Pianista per caso come amava definirsi il compositore, aveva trovato la popolarità quando nel 2016 fu invitato da Carlo Conti come ospite d’onore sul palco dell’Ari- ston. Bosso eseguì Following a Birci, composizione contenuta nell’album The 12th Room, che era uscito qualche mese rima senza enormi clamori. Scalò poi la classifica subito dopo l’esibizione. Da quel momento il suo nome e la sua arte sono diventate note al grande pubblico che ha continuato a seguirlo negli anni a venire.

Il Festival lo aveva accolto con un lunghissimo applauso. «Ricordatevi che la musica come la vita si può fare in un modo solo: insieme», aveva detto durante l’intervista con Carlo Conti. «La musica è una fortuna e, come diceva il grande maestro Claudio Abbado, è la nostra vera terapia». Parlando del brano eseguito durante la serata, Bosso aveva spiegato: «Mi fa riflettere sul fatto di perdersi per imparare a seguire. Perdere i pregiudizi, le paure, perdere il dolore ci avvicina». «Noi uomini tendiamo a dare per scontate le cose belle – aveva aggiunto – la vita è fatta di dodici stanze (il suo album si intitola The 12th room): nell’ultima, che non è l’ultima, perché è quella in cui si cambia, ricordiamo la prima. Quando nasciamo non la possiamo ricordare, perché non possiamo ancora ricordare, ma lì la ricordiamo, e siamo pronti a ricominciare e quindi siamo liberi».

Dalla sua casa di Bologna aveva da poco dichiarato: «La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero». Erano i suoi propositi non appena fosse finita
la quarantena. Purtroppo non sarà così: ci saluta un uomo che ha lottato con la malattia attraverso la musica trasmettendo a tutti noi una carica di umanità incredibile che non dimenticheremo.



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