Diabete in Italia, i malati aumenteranno del 40%. Stile di vita e nuovi farmaci: tutte le novità



E’ un popolo silenzioso quello composto da chi quotidianamente affronta il diabete ed è destinato a crescere in modo vertiginoso nei prossimi anni al punto dall’essere una vera emergenza globale.



I NUMERI OGGI: L’International diabetes federation stima circa 425 milioni di diabetici nel mondo che al ritmo di 21 mila nuove diagnosi al giorno potrebbe portare a 522 milioni di persone con il diabete nel 2030 e a 650 milioni di ammalati nel mondo fra vent’anni. Un incremento che coinvolgerà anche l’Italia dove ci si aspetta una crescita del 35-40% rispetto ai 4 milioni di oggi. I malati con diabete di tipo 2 con un’età compresa fra i 20 e i 40 anni erano l’11% nel 2000 e sono diventati il 16% nel 2013. E se la malattia compare da giovanissimi, ci sono complicazioni più forti: uno studio del National Institute of Health statunitense ha seguito degli adolescenti per circa 15 anni scoprendo che a 25 anni avevano già il colesterolo e la pressione alte, retinopatie e, nel 40% dei casi, disturbi renali. In Italia la situazione è leggermente migliore, ma bisogna comunque stare attenti all’obesità e alle cattive abitudini alimentari dei bambini come le colazioni con merendine ipercaloriche e pesanti, l’uso di cibi di origine animale, i formaggi e i carboidrati.

IL PRE-DIABETE: Inoltre bisogna considerare i circa dieci milioni di italiani che hanno il pre-diabete, ovvero una glicemia leggermente sopra la media a digiuno e di questi circa due milioni sono ad altissimo rischio, ad esempio perché obesi. Circa un italiano su tre, tra l’altro, non sa di averlo.

L’ECONOMIA: Un problema anche per l’economia visto che i costi stimati ammonterebbero a circa 20 miliardi di costi diretti e indiretti, fra ospedalizzazioni (7 miliardi), le assenze da lavoro (5 miliardi) e i prepensionamenti (7 miliardi).

LE SCOPERTE: La buona notizia è che questi numeri potrebbero essere normalizzati grazie alle scoperte recenti e ad uno stile di vita più sano che permetterebbe di prevenire almeno il diabete di tipo 2 che si sviluppa quando l’organismo perde la sensibilità all’insulina, ovvero l’ormone che regola l’assorbimento e l’uso del glucosio. Questa forma di diabete è prevenibile in oltre l’80% dei casi con l’adozione di uno stile di vita sano che coinvolga un’alimentazione migliore (evitare cibi e abitudini che fanno accumulare il grasso e che lasciano molti zuccheri in circolo nel corpo) e un’attività fisica costante. Secondo una ricerca pubblicata su “Cell Metabolism”, infatti, perdere peso è essenziale: quasi 9 soggetti su 10 che sono riusciti a perdere 15 kg o più nello studio DiRECT sono riusciti a invertire la loro condizione di diabetici.

Dopo due anni, oltre un terzo di questi era libero dal diabete e non aveva avuto bisogno di assumere farmaci ipoglicemizzanti per almeno 24 mesi. Un piccolo gruppo ha tuttavia avuto una ricaduta. Novità anche sul versante dei farmaci. In Italia è arrivato un nuovo farmaco di ultima generazione che permette di avere un controllo della glicemia, di perdere peso e di ridurre il rischio di problemi cardiovascolari. Si tratta del Semaglutide, viene somministrato per iniezione attraverso una penna preriempita una sola volta a settimana indipendentemente dai pasti: è un farmaco agonista del recettore del GLP-1. I risultati sono ottimi: quasi l’80% dei pazienti tiene l’emoglobina glicata sotto una certa soglia. In Italia solo il 50,9% dei pazienti ha un valore di emoglobina glicata inferiore al 7% che è la soglia richiesta dalle linee guida della malattia.

Gli ingegneri della University of California, invece, hanno sviluppato un cerotto intelligente per la somministrazione di insulina che monitorerà i livelli ematici di glucosio e conterrà delle dosi di insulina precaricate in minuscoli microaghi (microneedles), di lunghezza inferiore a un millimetro, in grado di erogare rapidamente il medicinale quando i livelli di zucchero nel sangue raggiungono una certa soglia. Al momento è in sperimentazione su topi e suini. Un altro team internazionale di ricercatori, invece, sta studiando gli effetti di due medicinali, uno dei quali già utilizzato in ambito clinico, ma combinati fra loro. L’effetto sarebbe la proliferazione di nuove cellule che producono insulina. Si tratta di antagonisti del GLP1R e di inibitori DYRK1A’ che, secondo le ricerche, farebbero aumentare del 40% il numero di beta-cellule. Al momento si è dimostrato efficace in vitro e su un campione di topi da laboratorio.



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