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Sono passati 2121 giorni. Era domenica 18 maggio 2014 e la Juve brindava al terzo scudetto dell’era Conte, vinto con 102 punti. Quella è stata l’ultima volta di Antonio allo Stadium. I giocatori bianconeri festeggiavano, i tifosi lo supplicavano di restare, lui diceva: «Il mio futuro è da decidere ». Meno di due mesi dopo sarebbero arrivate le dimissioni, poi le avventure con la Nazionale e le vittorie con il Chelsea.



Adesso c’è l’Inter e oggi finalmente quel ritorno a Torino che tutti aspettavano da inizio stagione. Le porte chiuse cambieranno parecchio l’ambiente, ma per Conte giocare nella vecchia casa e non potere sbagliare – causa perdita del treno scudetto – sarà uno stimolo in più. «Sappiamo di affrontare una squadra molto forte e abbiamo grandissimo rispetto per quello che stanno facendo negli ultimi anni – racconta Antonio a Inter Tv, unico media con cui il tecnico parla alla vigilia causa coronavirus –.È inevitabile che in questo tipo di partite i dettagli faranno la differenza: noi abbiamo la voglia e l’ambizione di cercare tramite il lavoro di avvicinarci a loro quanto più possibile. Dobbiamo alzare l’asticella e lo possiamo fare attraverso il lavoro. Juve-Inter sarà sempre una grande sfida ma l’importante è che dietro ci sia anch eun significato ben preciso a livello di classifica.

Stavolta conta per la classifica e questa è la testimonianza del lavoro fatto in questi mesi dai miei calciatori, a cui sarò sempre grato per quello che danno quotidianamente». In condizione Un flash lo merita anche la situazione ambientale dello Stadium: «Immaginare le porte chiuse diventa difficile, il pubblico è importante soprattutto in partite così rilevanti e belle. Masiamo in una situazione delicata, tutti quanti abbiamo famiglie ed è inevitabile che quello che sta accadendo non può lasciarci indifferenti: si deve fare grande attenzione perché la salute viene prima di tutto e dobbiamo cercare di fare le cose quanto più al sicuro possibile».

La classifica dice comunque che la Juve è 6 punti sopra l’Inter, mentre la Lazio 8. E l’ultimo match nerazzurro in A è stato proprio contro la squadra di Inzaghi, il 16 febbraio. Rispetto all’Olimpico, Bastoni è favorito su Godin dietro, mentre sulla fascia destra c’è il ballottaggio tra Candreva e D’Ambrosio. Il resto è confermato, con Eriksen destinato alla panchina e la coppia Lukaku-Lautaro in attacco: «Arriviamo alla partita nella giusta maniera nonostante le difficoltà – chiude Antonio –, perché non giocare nonè stato semplice, però comeho detto ai ragazzi bisogna essere bravi ad adeguarci in maniera veloce e cercare di continuare a fare quello che stiamo facendo, lavorare duro e cercare di fare il meglio». L’Inter di Conte è fatta così.

Marco Freschi, Piero Volpi, Raffaele Canonico, Massimo Manara, Giovanni Sisca. Per una domenica non partiamo dai soliti CR7 e Lukaku, sebbene sia il giorno del Derby d’Italia. Cominciamo invece dai nomi degli anonimi medici di Serie A: sono loro i protagonisti assoluti di giornata. Se il campionato arriverà in fondo, senza un caso di Covid19 che da solo farebbe chiudere all’istante, sarà merito del contenimento attuato, reso ancora più duro nelle ultime ore.

I dottori si sono raccomandati: no strette di mano, no abbracci, no bottiglie d’acqua scambiate. Ma anche no bar, no ristoranti, no discoteche. Li ha istruiti in settimana Maurizio Casasco, presidente della Federazione dei medici sportivi. Sia chiaro a tutti: la missione resta ancora complicatissima. La statistica certo non aiuta. Sono circa 4mila i contagi nel nostro Paese, in continuo aumento, ahinoi. Per la legge dei grandi numeri, è probabile che l’epidemia possa allargarsi a qualche spogliatoio nei prossimi giorni o settimane. È già successo in Lega Pro, con i giocatori della Pianese trovati positivi e la quarantena scattata per l’intera squadra e per gli avversari della Juventus U23.

Per questo è stato rimesso tutto nelle mani dei medici del calcio, gente che guadagna un millesimo delle stelle che cura, ma che sta combattendo per non far chiudere l’industria miliardaria. È quanto succede, molto più in grande, nel resto del Paese. Mentre i contagi continuano appunto a crescere, e mentre il resto d’Europa scopre che i focolai non sono prerogativa italiana, i medici combattono giorno e notte nelle corsie degli ospedali per arginare il virus. Gente straordinaria pagata troppo poco per quanto dà ogni mattina alla collettività, a tutti noi, e allo sviluppo della ricerca. Gente impegnata in una battaglia necessaria e portata con mezzi ridotti, perché la sanità pubblica è sempre stato il taglio di ogni governo, fosse bianco, rosso o nero.

Persone da copertina come l’anestesista che all’ospedale di Codogno ha forzato il protocollo e che ha capito per primo il pericolo, salvando così centinaia di vite. Nel piccolo, piccolissimo mondo del calcio, che in queste ore a fatica sta capendo di non vivere in una bolla, il nostro sguardo e la nostra gratitudine vanno ai medici sociali. Si vedono poco, non parlano mai, in un mondo al contrario pieno di lustrini e telecamere costantemente accese su calciatori, allenatori e presidenti. Loro, al massimo, li intercetti per pochi istanti quando un atleta resta a terra. Per il resto del tempo assistono in silenzio, con l’ausilio della scienza e senza gli egocentrismi delle star. Sono loro gli ultimi a rimanere accanto, con i pochi familiari, ai calciatori quando si infortunano, nelle ore difficili delle sale operatorie e delle riabilitazioni.

Una volta facevano sorridere con la loro pancetta sedentaria da liberi professionisti prestati al calcio, buffi nelle corse affannate sul campo. Oggi sono parte sempre più centrale del calcio, vi vivono dentro 24 ore al giorno. Ma il calcio fa spesso finta di non vederli, di non accorgersi che esistano, specie al 27 del mese. Ancora oggi che l’esplosione del Coronavirus sta cancellando una lunga serie di appuntamenti sportivi – dalla Milano Sanremo al Sei Nazioni, dalle Maratone alla Coppa del Mondo di sci – tocca a questi silenziosi personaggi farsi carico del compito più difficile: riuscire appunto a concludere la stagione. Ribadiamolo: non è né facile, né scontato riuscirci. Non è neppure un obbligo arrivare al 24 maggio con uno scudetto assegnato di fronte a un’Italia in ginocchio. Ci piacerebbe perché nell’emergenza, il calcio rappresenta un momento di fiducia e di speranza, come ha capito il ministro Spadafora. Ma dobbiamo essere pronti a tutto. Come già stanno facendo con serietà e impegno i nostri medici. In campo e nei pronti soccorsi. Piccoli e grandi eroi del nostro tempo.

La Juventus di Maurizio Sarri e l’Inter di Antonio Conte si sfideranno nella giornata di domani domenica 8 marzo nel recupero del tanto atteso derby d’Italia valevole per la 26esima giornata di campionato di Serie A.

Così come deciso dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dello scorso 4 marzo, il match si giocherà a porte chiuse. Come arrivano le squadre a questo scontro diretto? I bianconeri si trovano al secondo posto in classifica con 60 punti, frutto di 19 vittorie 3 sconfitte e 3 pareggi. Prima in classifica la Lazio che però ha una gara in più. I nerazzurri invece si trovano in terza posizione a quota 54 punti con 16 successi, 2 sconfitte e 6 pareggi, ma hanno due gare in meno da recuperare. La partita quindi valida per la 26esima giornata di campionato si giocherà domani domenica 8 marzo 2020 all’allianz Stadium di Torino con fischio d’inizio fissato alle ore 20:45. Inizialmente questa sfida era prevista per 1 marzo ma poi sarebbe stata rinviata per l‘emergenza coronavirus e programmata poi successivamente a porte chiuse per la giornata di domani.

Juventus-Inter, dove e come vedere la partita

Il derby d’Italia così tanto atteso sarà trasmesso in diretta TV da Sky e sarà visibile sui canali Sky Sport 1 al numero 201 del satellite e numero 472 e 483 del digitale terrestre. La partita si potrà anche guardare su sky sport Serie A numero 202 e 249 del satellite e numero 473 e 483 del digitale terrestre. Il match potrà essere seguito anche sul canale Sky Sport al numero 251 del satellite.

Ma non finisce qui perché gli abbonati potranno anche guardare il derby d’Italia Juventus Inter in diretta streaming attraverso SkyGo e potranno farlo sia sul proprio notebook che personal computer, collegandosi direttamente al sito ufficiale della piattaforma ma anche sui dispositivi mobili come smartphone e tablet. Ci sarebbe anche l’opzione Now TV che per chi non lo sapesse è il servizio di streaming live e on demand di Sky che ovviamente permette di guardare tutta la programmazione sportiva della TV satellitare una volta acquistato uno dei pacchetti.

Possibili formazioni Juventus-Inter

Sarri dovrebbe optare per il 4-3-3, mentre Conte potrebbe puntare sul 3-5-2. A disposizione di Sarri tornerà Khedira che però molto probabilmente partirà dalla panchina. Antonio Conte ritrova Handonovic fra i pali, dopo l’infortunio alla mano rimediato alcune settimane fa.

JUVENTUS (4-3-3): Szczesny; Danilo, De Ligt, Bonucci, Alex Sandro; Bentancur, Pjanic, Matuidi; Cuadrado, Dybala, Cristiano Ronaldo.

INTER (3-5-2): Handanovic; D’Ambrosio, De Vrij, Skriniar; Candreva, Vecino, Brozovic, Barella, Young; R. Lukaku, Lautaro Martínez.

Il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, torna a chiedere le dirette in chiaro delle partite di Serie A, dopo il provvedimento governativo che obbliga alle porte chiuse fino al 3 aprile per l’emergenza Coronavirus.

In una lettera inviata a Figc e Lega, Spadafora dice che la trasmissione in chiaro «costituirebbe un bellissimo segnale verso tutti gli italiani, ma anche un modo per limitare i disagi associati alle misure di contenimento». Torna quindi la volontà di evitare assembramenti nei bar per vedere le partite. A metà della scorsa settimana, in previsione di Juventus-Inter poi rinviata, Sky aveva dato la sua disponibilità a una diretta in chiaro su TV8, poi seguita da Rai e Mediaset per le altre partite a porte chiuse.

PERCHÉ NO La Lega però ricorda che al momento non è possibile attuare la soluzione proposta dal ministro: «Pur comprendendo e condividendo le finalità alla base della richiesta del ministro Spadafora, la Lega Serie A rileva che il quadro normativo vigente e gli obblighi contrattuali già assunti non consentono di potervi aderire».

L’ostacolo è rappresentato dal fatto che non sono stati negoziati i diritti delle partite in chiaro del triennio 2018- 21, ma solo quelli pay acquistati da Sky e Dazn. Servirebbe un decreto governativo che, viste le cause di forza maggiore, ordinasse di forzare questa barriera contrattuale. Nel pomeriggio la Lega ha definito i nuovi orari della 27ª e 28ª giornata. E ha spostato l’orario del recupero Verona- Cagliari del 18 marzo: dalle 18.30 alle 15.

Antonio Conte può rialzare a Torino il suo muro di fiducia, il baluardo che permette alla sua Inter di essere la migliore difesa del campionato con 22 gol subiti, uno in meno della Lazio e due in meno di Juventus e Verona. Per la prima volta da un mese e mezzo, nella partita più importante, andranno in campo dal primo minuto i componenti della BBC in salsa nerazzurra. Quello era l’acronimo di Bonucci, Barzagli e Chiellini nella Juventus vincente di Conte. Adesso le iniziali non combaciano, ma il senso è lo stesso. La difesa interista si impernia su altri tre elementi intoccabili: Handanovic, De Vrij e Skriniar. Un portiere al posto di uno dei tre centrali difensivi perché nella formazione nerazzurra il terzo difensore del reparto a tre è sempre in ballottaggio tra Godin e Bastoni.

TRE CERTEZZE Le certezze sono rappresentate dallo sloveno, dall’olandese e dallo slovacco. Era così nella scorsa stagione ed è così in questa con un nuovo modulo, il 3-5-2, che esalta De Vrij e invece crea qualche difficoltà in più a Skriniar. Non cambia nulla invece per Handanovic che resta la solita fortezza difficile da espugnare. È dal 26 gennaio, dalla partita casalinga con il Cagliari, che il terzetto non parte insieme dal primo minuto. In Coppa Italia con la Fiorentina, tre giorni dopo, Skriniar è rimasto in panchina. Dopo il quarto di finale con i viola si è fermato Handanovic a causa dell’infortunio alla mano. Da quel momento il terzetto si è dovuto sciogliere per qualche settimana. In porta è andato Padelli. Skriniar e De Vrij intoccabili, tranne che nelle due sfide dei sedicesimi di finale di Europa League con il Ludogorets, quando sono andati in campo D’Ambrosio, Ranocchia e Godin. Poi, complici i rinvii causati dall’emergenza Coronavirus (Sampdoria e Juventus nella sua collocazione originaria, e ritorno della semifinale di Coppa Italia a Napoli), la stagione dell’Inter ha dovuto vivere uno stop forzato.

MECCANISMI COLLAUDATI Handanovic ha completato il suo recupero e può tornare a disposizione tra i pali per la partitissima scudetto con la Juventus che  si giocherà in un clima spettrale dentro e fuori lo stadio a causa delle drammatiche notizie che continuano ad arrivare sulla diffusione del contagio. L’assenza del portiere sloveno si è fatta sentire. Non è stato facile per Padelli calarsi in questa realtà, proprio in una fase decisiva della stagione con due partite molto sentite come il derby e la trasferta dell’Olimpico con la Lazio.

Sono emersi, al di là di qualche errore di Padelli, alcuni difetti di coordinazione con i centrali difensivi. Si sono visti rinvii un po’ frettolosi, quasi nel timore che il portiere di riserva nerazzurro potesse faticare a gestire nel modo migliore la situazione. Questo ha finito per accrescere le critiche a Padelli, non sempre giustificate proprio perché la dinamica portava verso altre direzioni. Con il ritorno del titolare tutti i meccanismi torneranno a oliarsi come succedeva in precedenza. Conte ha costruito sulla robustezza del reparto difensivo il primo pilastro di questo campionato nel quale l’Inter è tornata a rivaleggiare per lo scudetto.

Ha dovuto fare delle scelte individuali per assemblare bene la difesa a tre. Ha pagato soprattutto Godin che è stato spesso scavalcato da Bastoni. De Vrij e Skriniar invece non si discutono. In particolare l’olandese, ormai su livelli di eccellenza internazionale. Le iniziali sono diverse, ma l’affidabilità è la stessa: la BBC nerazzurra di Conte torna nella serata più importante.

Sono giorni intensi a Parigi e dintorni, fors’anche ore particolari se si pensa che oggi alle 17.30 è in programma Strasburgo-Paris Saint Germain. Non esattamente la partita dell’anno in Ligue 1, anche perché nel campionato francese è difficile individuare match di una simile portata: il Psg monopolizza tutto o quasi avendo vinto sei degli ultimi sette scudetti. Dopodiché il Paris è quella squadra in cui il censo, la voglia di inserire stelle su stelle in una rosa che poi in Europa puntualmente fallisce, un certo qual senso di onnipotenza pervadono ogni angolo della Ville Lumière, dal Camp des Loges dove la squadra si allena al Parc des Princes dove è abituata a segnare con il pallottoliere sotto braccio.

Nel caso di Mauro Icardi – racconta non solo l’Equipe – il fatto di dover convivere con campioni come Neymar e Kylian Mbappé rischia di trasformarsi da un’opportunità di crescita a una sorta di prigione. Per i media transalpini l’ex bomber dell’Inter (124 gol in 219 partite con i nerazzurri) sta soffrendo. E un’altra panchina oggi a Strasburgo avrebbe un effetto particolarmente pruriginoso su Maurito, che delle paillettes di Parigi comincia ad averne abbastanza. E il derby d’Italia di domani sera arriva giusto a puntino. Ecco, magari Icardi avrà ben altro da fare domenica, aspettando la vera partita da non mancare: mercoledì c’è Psg-Borussia Dortmund con i quarti di Champions in palio.

Ma è probabile che l’argentino un’occhiata a Juventus- Inter la darà volentieri, lui che grazie alle 8 reti realizzate in 11 incroci con i bianconeri è stato spesso il re indiscusso del derby d’Italia. Lui che non sta (ancora) facendo carte false pur di sbarcare a Torino, però un’eventuale soluzione di questo genere non sarebbe giudicata dal 27enne di Rosario come un gossip di mercato. Anche perché l’interessamento del club bianconero è tutto tranne che una banale indiscrezione. Alla dirigenza juventina il signor Icardi piace da impazzire: piaceva prima del super colpo Cristiano Ronaldo, piace a maggior ragione se il futuro dell’argentino è quanto meno in bilico.

Al netto dei contrasti con Mbappé e Neymar – ma soprattutto con il tecnico Thomas Tuchel, aggiungiamo noi – l’ex nerazzurro non è un uomo felice e i 20 gol segnati in 31 partite stagionali non raccontano tutto. Perché Icardi continua a gonfiare le reti altrui nonostante non veda una maglia da titolare dal 15 febbraio: 4-4 contro l’Amiens, poi solo panchine inclusa la più amara, a Dortmund con l’allenatore che non l’ha neppure considerato in vista di un cambio. La Juventus è al corrente di tutto. Il primo passo è praticamente obbligatorio: Leonardo, ds del Paris Saint-Germain, deve riscattare il cartellino di Icardi dall’Inter per 70 milioni tondi tondi.

Poi sarà il turno del giocatore: resterà a Parigi nonostante le mille difficoltà? Probabilmente no. E il Psg quanta voglia avrebbe di tenersi un elemento che in maniera palese non ha legato con Tuchel, tecnico peraltro a rischio, e dopo un buon avvio di annata si sta perdendo tra una panchina e l’altra? Nessuna, o quasi. Aggiungete alla ricetta dell’affare ideale gli ottimi rapporti che legano Leonardo al dg Fabio Paratici, oltre ai contatti tra emissari juventini e la moglie-agente del cannoniere argentino, e si comprende bene come i motivi per essere ottimisti alla Continassa non manchino di certo. Wanda Nara, dal suo punto di vista, non spinge pubblicamente per una particolare destinazione, ma l’eventuale ritorno in Italia del marito sta stuzzicando tutti: lei, lui, la famiglia, gli amici più stretti.

E siccome da Parigi non giungono segnali che facciano pensare a una messa in vendita di Icardi per soldi cash e nient’altro, va da sé che da Torino siano propensi a cercare di venirsi incontro su determinate contropartite tecniche che abbasserebbero l’esborso economico. Mattia De Sciglio, nonostante il mancato scambio estivo con Layvin Kurzawa, piace sempre al Psg. Ma attenzione a Miralem Pjanic, che la Juve non blinda perché tutti i calciatori hanno un prezzo e tutti sono inseribili in trattative di mercato: quello del bosniaco è un profilo estremamente gradito al presidente Nasser Al-Khelaifi. Leonardo, dal suo canto, aggiungerebbe il carico di Gonzalo Higuain. Perché al Psg può servire un attaccante non di primo pelo, ma con esperienza internazionale. Discorsi dagli sviluppi futuribili, ma già particolarmente apprezzati nella sede del Psg. Difficile che in simili pour parler entri Paulo Dybala: la Joya potrebbe restare alla Juve, mentre Icardi – nel caso arrivasse – prenderebbe il posto del Pipita. Su questo, nessun dubbio.

Non è ancora diventato un titolare della squadra di Antonio Conte. Ma è già il 12° uomo in grado di cambiare il corso delle partite con la sua fantasia. Christian Eriksen avrà lo stesso compito domani sera a Torino nella partitissima con la Juventus nel deserto dell’Allianz Stadium, lo stesso nel quale quattro anni fa il centrocampista danese colpì i bianconeri nell’andata degli ottavi di finale di Champions League. Determinante il suo contributo nella rimonta del Tottenham, poi vanificata dal successo bianconero nel ritorno a Londra. Domani sera l’ambiente purtroppo non sarà quello di uno stadio pieno in trepidazione per una grande sfida. Resterà alta solo la posta in palio: allora un passaggio di turno in Champions, adesso tre punti che possono condizionare la lotta scudetto. Serata da Eriksen, uno dei centrocampisti più apprezzati d’Europa, non a caso costato 20 milioni di euro ad appena sei mesi dalla scadenza del suo contratto con il Tottenham. In una fase simile un giocatore è sostanzialmente a parametro zero. Invece Eriksen è stato pagato in modo sostanzioso.

NON ANCORA TITOLARE Conte, però, non lo considera ancora un elemento da schierare sempre e comunque dal primo minuto. Finora è successo solo in Europa League nella doppia sfida con il Ludogorets – la competizione nella quale ha segnato il suo primo e finora unico gol in nerazzurro – e nella trasferta di campionato a Udine. Per il resto sempre innesti a partita in corso. Conte non ritiene che il giocatore danese abbia ancora l’intensità necessaria a ricoprire una posizione nel suo centrocampo a cinque. Serve ancora tempo per trovare gli equilibri giusti a lanciarlo dal primo minuto in assonanza con gli altri reparti. Il timore è quello di lasciare troppo spazio agli avversari. Ma c’è un particolare che dimostra quanto Conte consideri comunque importante il nuovo acquisto. Eriksen infatti, quando non ha giocato titolare, è stato sempre il primo cambio. Unica eccezione l’andata della semifinale di Coppa Italia con il Napoli, quando è stato preceduto da D’Ambrosio entrato al posto di Skriniar a inizio ripresa.

SEMPRE PRIMO CAMBIO Per il resto Eriksen è sempre stato il prescelto per imprimere un altro corso alla partita. È successo con la Fiorentina in Coppa Italia, e con Milan e Lazio in campionato. E il numero 24 ha sempre risposto in maniera molto propositivo dal punto di vista delle giocate prodotte, ma anche del comportamento. Una grande voglia di mettersi in mostra, senza fermarsi un momento. Non è così scontato tenuto conto che Eriksen è un giocatore di 28 anni con una carriera significativa alle spalle, ed è reduce da una finale di Champions League giocata con il Tottenham nella scorsa stagione. L’atteggiamento non tradisce la minima delusione per questo inizio di esperienza nerazzurra, partendo dalla seconda fila anziché dalla prima. Anche domani sera il compito sarà lo stesso: cambiare in corsa il destino della partita, questa volta di quella più importante.

La decisione definitiva Maurizio Sarri la prenderà questa mattina. La necessità di prenderla è già una buona notizia, visto che riguarda Giorgio Chiellini, che sarebbe in grado di giocare questa sera contro l’Inter. La sua capacità di mantenere altissime concentrazione e determinzione proprie e dei compagni potrebbe essere più preziosa che mai nella surreale atmosfera dello Stadium vuoto, la sua aggressività aiuterebbe a mantenere il baricentro alto come vuole Sarri. Le due settimane trascorse da Spal-Juventus, la sua unica partita da titolare dopo cinque mesi e mezzo di inattività, e l’affaticamento all’adduttore accusato lunedì rappresentano però incognite su condizione e tenuta. Sarri controllerà oggi i due piatti della bilancia con l’assoluta serenità che gli danno Bonucci e De Ligt. Se giocasse il capitano, in virtù dell’importanza dell’intesa tra i due centrali probabilmente gli farebbe posto l’olandese, col quale non ha mai giocato. Certa la presenza di Szczesny in porta, poco meno quella di Danilo e Alex Sandro sulle fasce. Molti di più i dubbi a centrocampo. Nonostante il periodo di appannamento e nella speranza che i 10 giorni trascorsi da Lione- Juventus siano serviti a smaltirlo, Pjanic dovrebbe essere il regista. Bentancur (eventuale sostituto del bosniaco qualora dovesse riposare) è favorito su Ramsey come mezzala destra, Matuidi su Rabiot come mezzala sinistra, più utile del connazionale a ovviare ai problemi che l’Inter potrebbe creare in ampiezza. L’attacco invece dovrebbe essere composto da Cuadrado a destra, pronto ad abbassarsi sulla linea dei centrocampisti, Dybala al centro e Ronaldo a sinistra, ovviamente liberissimi di muoversi. Da non escludere a priori, però, un ritorno al 4-3-1-2 che funzionò benissimo all’andata: in quel caso spazio a Bernardeschi o Ramsey da trequartista, con Cuadrado in ballottaggio con Danilo da terzino.

Dopo l’allenamento di rifinitura di ieri pomeriggio, l’Inter è partita verso le 17.40 in pullman verso Torino, dove oggi si giocherà Juve-Inter (non sarà presente il presidente Zhang, ancora all’estero per impegni). Salutato da oltre 200 tifosi accorsi fuori da Appiano alla faccia del virus, sul bus verso il Piemonte i dubbi di Antonio Conte per la formazione sono rimasti due e un quarto. Nel senso che il terzo dubbio, quello che riguardava il centrocampo, sembra essersi risolto ampiamente a favore di Vecino (che giocherà con Barella e Brozovic) mentre Eriksen sarà un’opzione di lusso da inserire a partita in corso. Restano dunque in piedi solo i due dubbi relativi al centrale di difesa e all’esterno destro. Per quanto riguarda la difesa, con De Vrij e Skriniar sicuri del posto a contendersi una maglia sono Godin, D’Ambrosio e Bastoni. Proprio il giovane italiano sembrerebbe il favorito per essere titolare, con Skriniar che a questo punto scivolerebbe nel posto del centrale di destra e avrebbe il compito di arginare sua pericolosità, Cristiano Ronaldo. Da quel lato dovrebbe agire anche Candreva, che dovrebbe essere preferito a D’Ambrosio. Danilo avrebbe garantito sicuramente maggiore copertura per la rapidità sul breve nel raddoppiare (appunto con Skriniar) su Cristiano, ma Candreva garantisce una maggiore spinta offensiva. Con D’Ambrosio che comunque è stato valutato anche nella posizione di centrale, delle speranze residue di essere schierato dal primo minuto le ha anche Godin. Intanto perché lui Ronaldo lo conosce bene come pochi, avendoci giocato contro innumerevoli volte nei lunghi anni di carriera all’Atletico. Inoltre, Conte ha sempre apprezzato l’esperienza che l’uruguayano sa mettere in campo quando viene chiamato in causa nei big match: di fatto, in questa stagione non se ne è perso uno, anche se il mancino di Bastoni questa sera potrebbe avere la meglio.

Se c’è una squadra che può provare a fermare con la sua solidità difensiva i campioni d’Italia della Juventus, quella è l’Inter. Lo dicono i numeri: Conte dal suo arrivo alla Pinetina ha creato un bunker che in campionato funziona ancora meglio in trasferta visto che quella nerazzurra è la miglior retroguardia del torneo con 12 gol incassati in altrettanti incontri lontani da San Siro. Per inciso sarebbe anche la migliore di tutto il torneo, considerando sia gli impegni casalinghi che quelli esterni (22 reti al passivo contro le 23 della Lazio e le 24 di Juventus e Verona), ma i nerazzurri hanno disputato 2 match meno dei biancocelesti e 1 meno dei bianconeri. Un bel biglietto da visita per provare a interrompere la striscia di Ronaldo e compagni che all’Allianz Stadium hanno battuto il portiere avversario almeno una volta in tutte a 17 le gare giocate nel 2019-20. Nell’ultima trasferta di A, il tecnico di Lecce si è fatto rimontare dalla Lazio (da 0-1 a 2-1: si tratta dell’ottava rimonta stagionale subita, 6 in A e 2 in Champions), ma rispetto a quella sfida là dietro ritroverà Handanovic, il portierecapitano determinante per dare sicurezza al reparto e rimasto fuori 6 incontri per una frattura al mignolo della mano sinistra. Confermati Skriniar e De Vrij, due colonne che in questa stagione hanno giocato quasi sempre. Per la terza maglia Bastoni è avanti rispetto a Godin che alla linea a tre non si è adattato e che nella gara d’andata fu sostituto dopo 9’ della ripresa proprio da Bastoni.

Un centrocampo con più corsa e meno qualità per mandare in crisi la mediana di Sarri. Già privo dell’infortunato Sensi, in mezzo al ring Conte ha deciso di rinunciare anche alla classe di Eriksen, che non è inserito alla perfezione nei meccanismi nerazzurri e che ancora non si è adattato al classico 3-5-2 dell’allenatore pugliese, per puntare su due mezzali che hanno grande prestanza atletica come Vecino e Barella. I due erano stati i titolari anche all’Olimpico contro la Lazio, mentre il danese è stato utilizzato nelle due partite di Europa League contro il Ludogorets. La storia si ripeterà giovedì con il Getafe, ma allo Stadium l’ex ct confermerà la ducia al nazionale uruguaiano e all’azzurro, entrambi nei primi 10 della classica dei giocatori che finora mediamente corrono più chilometri in Serie A. E giusto perché ha intenzione di chiedere a tutti sacrificio, pressione, lotta e grinta, accanto a Matias e Nicolò l’ex tecnico del Chelsea piazzerà pure l’insostituibile Brozovic che nella speciale graduatoria dei “corridori” è addirittura primo con quasi 12,5 chilometri ogni 90’. La mediana sarà completata dagli esterni Candreva e Young: il primo è in vantaggio su D’Ambrosio e sarà colui che in prima battuta dovrà aiutare Skriniar su Cristiano Ronaldo, mentre l’inglese, al primo derby d’Italia, sogna di segnare anche contro i bianconeri dopo aver fatto male alla Lazio nell’ultimo match giocato in campionato dall’Inter prima dei due rinviati. and.ram.

Insieme per cercare un’impresa che a Torino all’Inter manca dal novembre 2012. Romelu Lukaku e Lautaro Martinez stasera guideranno l’attacco nerazzurro all’assalto della Juventus, un’avversaria che nessuno dei due ha mai battuto. Il belga, due scontte in altrettanti incroci e zero reti segnate, ha un bilancio ancora peggiore rispetto a quello dell’argentino che all’andata ha segnato il rigore del momentaneo 1-1. Tra i due però in questo momento sta meglio l’ex United che nel 2020 è già a quota 9 gol segnati e che dall’inizio della stagione ha battuto i portieri avversari 23 volte. A Big Rom si appoggerà una squadra che avrà bisogno della fisicità del suo numero 9 per allentare la pressione che la Signora metterà in certi momenti del match. E lui, il ragazzone di Anversa, dovrà dare una bella mano. E il Toro? Il suo periodo è più complicato di quello del compagno non fosse altro perché l’ultima rete l’ha firmata il 26 gennaio nel confronto casalingo contro il Cagliari. Da allora in poi ha scontato 3 giornate di squalifica tra campionato (contro Udinese e Milan) ed Europa League (contro il Ludogorets al ritorno), ha fallito un paio di reti non da lui e soprattutto ha messo in fila 4 partite senza battere il portiere avversario. Nessun caso perché a un attaccante può capire un periodo con scarsa vera e perché 4 gare senza gol comunque non sono molte, ma siccome il talento di Bahia Blanca finora aveva abituato tutti ad altri numeri, alla Pinetina e dintorni c’è la speranza che il digiuno finisca già stasera.

 



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