Lady Diana, un documentario bomba rivela che nel 1995 a Lady D furono mostrati documenti falsi



Esplosivo. Non esiste un altro aggettivo per definire il documentario del canale britannico Itv, incentrato sui retroscena della celeberrima intervista che Lady Diana diede nel 1995 al rotocalco della Bbc Panorama a proposito del principe Carlo e del loro matrimonio farlocco.



È tale il fracasso che sta facendo The Diana Interview: Revenge of a Princess, questo il titolo, da far tremare i vertici della Bbc, il cui direttore generale, Tim Davie, spinge per aprire un’inchiesta, la seconda, dopo che già quella del 1996 si concluse con un nulla di fatto. «Vogliamo la verità», ha dichiarato Davie. Sulla faccenda è intervenuto addirittura il portavoce del premier Boris Johnson per confermare che anche il primo ministro concorda sulla necessità di promuovere un’indagine indipendente, trattandosi del buon nome della Bbc.

Ma perché tanto baccano ora, a 25 anni da quella infausta intervista, durante la quale il giornalista Martin Bashir fece rivelare a Diana particolari irriferibili, dalla relazione di Carlo con Camilla alle sue corna con il maggiore James Hewitt, all’inadeguatezza politica dell’erede al trono? Perché, secondo il documentario, il giornalista di Panorama, per ottenere la completa fiducia di Lady D, le aveva mostrato due documenti bancari a dir poco allarmanti: secondo queste carte, persone vicine a Diana, due dipendenti di Corte, venivano pagate per spiarla e rendere note le sue abitudini ai servizi segreti e alla stampa.

Nei fatti si trattava, invece, di documenti falsificati da un grafico freelance della Bbc, Matthew Wiessler, che in The Diana Interview: Revenge of a Princess accusa Martin Bashir di avergli commissionato quei due fogli. Wiessler sostiene di essere stato allontanato dalla tv di Stato dopo l’inchiesta interna del 1996 e si considera il solo capro espiatorio di tutto il fattaccio. Per adesso. Perché altre teste potrebbero saltare ora.

Quella di Bashir, per esempio. Il giornalista, oggi corrispondente per la religione al tg, è rimasto muto come una tomba in questi giorni tempestosi. Reduce da un intervento al cuore con l’introduzione di quattro by-pass e addirittura contagiato dal coronavirus a inizio pandemia, Bashir si è reso irreperibile a rilasciare risposte e commenti perché malato. Un tabloid inglese lo ha, però, fotografato qualche giorno fa con un pasto takeaway davanti alla sua casa da oltre 2 milioni di euro a nord di Londra.

Secondo alcune fonti, il giornalista, al tempo, non solo mostrò a Diana i due documenti bancari falsi, ma le disse anche che giravano voci su un’appassionata tresca tra il principe Carlo e la tata di William e Harry, Tiggy Legge-Bourke. Le voci erano false, ma la gelosia della principessa per Tiggy è ampiamente testimoniata. Dicevamo che su quella scandalosa intervista c’era stata una prima inchiesta, quella del 1996, finita in una bolla di sapone.

Ebbene, in seguito a un articolo bomba del Mail on Sunday, che già l’anno dopo aveva saputo da alcuni giornalisti della Bbc dei due documenti falsi, il network ordinò un’indagine interna. I dirigenti scoprirono che sì, gli estratti conto bancari falsi esistevano, ma che Bashir non li aveva utilizzati in modo illecito.

A capo di quella squadra d’inchiesta c’era Tony Hall, che divenne in seguito direttore generale della tv di Stato. Hall ha ammesso nei giorni scorsi di non aver mai ascoltato il grafico Wiesseler e la sua versione dei fatti. Wiesseler chiede adesso che la Bbc si scusi con lui per aver permesso che il suo nome venisse infangato e per averlo licenziato, lasciando seduti sulle loro poltrone i veri “impostori”.

Anche il conte Charles Spencer, fratello di Lady Diana, chiede da settimane, e a gran voce, una seconda inchiesta, questa volta indipendente, non solo su Bashir, che, purtroppo per il conte, fu lui stesso a presentare alla sorella nel 1995, molto preoccupato per quei due documenti bancari che il giornalista gli aveva mostrato, ma anche sui vertici della Bbc, che sapevano e che hanno insabbiato l’affaire per anni. Spencer, che forse non si dà pace per aver coinvolto la sorella in quell’intervista terribile, ha dichiarato che andrà fino in fondo e che sta raccogliendo prove tra la documentazione privata in suo possesso da portare in sede d’inchiesta.

Ma c’è un secondo motivo per cui il documentario The Diana Interview: Revenge of a Princess è sconvolgente: secondo l’astrologa e amica carissima di Lady D, Penny Thornton, Carlo ferì mortalmente Diana il giorno prima delle loro nozze da favola. «Una delle cose più scioccanti che Diana mi confidò fu che la notte prima del matrimonio Charles le disse che non l’amava», ha dichiarato la Thornton davanti alle telecamere di Itv. «Forse l’erede al trono non voleva che il loro matrimonio poggiasse su false promesse.

Voleva essere chiaro con lei, ma fu devastante per Diana». La Thorton ha anche confidato che l’allora contessa «non voleva andare fino in fondo a quel punto e che pensò di non presentarsi all’altare». Secondo molti amici di Diana, la principessa si pentì di aver rilasciato l’intervista tv a Bashir, che fu vista da 23 milioni di britannici e fruttò 3 milioni di euro in diritti alla Bbc. Tina Brown, ex direttore di Vanity Fair e New Yorker, amica intima della Spencer, con la quale pranzò, insieme con Anna Wintour a New York, un mese prima di morire, ora dichiara: «Diana confidò che era in ottimi rapporti con Carlo come mai prima. Prendevano spesso il tè a Kensington Palace e ridevano insieme.

Aveva accettato che Camilla fosse l’amore della sua vita. Ma a me, durante quel pranzo, disse anche: “Tornerei con Carlo all’istante, se mi volesse”. La Brown entra a gamba tesa contro Martin Bashir: «Aveva deciso intenzionalmente di non volere più la scorta perché pensava che la spiassero, probabilmente grazie a Bashir. Si ritrovò alla mercé di un autista ubriaco, fuori servizio, che lavorava per Al Fayed. Se quella sera avesse avuto quell’unica cosa, un ufficiale della protezione reale, sarebbe ancora viva oggi».



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