Maria Grazia Cucinotta dopo 25 anni di nozze si risposa



Questo articolo in breve

Abituata a girare il mondo per lavoro, Maria Grazia Cucinotta è di casa a Los Angeles come a Shanghai, ma riconosce che nessun luogo è più affascinante della sua Sicilia. L’Italia è il miglior posto in cui trascorrere le vacanze e non certo da oggi. «Per me è stato sempre così.



Ho lasciato Messina che ero molto giovane e ci torno appena posso. Sono cresciuta in una famiglia modestissima non rendendomi conto che avevamo tutto: cibo favoloso, spiagge libere e panorami incantati. Mamma, che oggi ha 91 anni, è di origini contadine: ci spalmava succo di limone sulla pelle per proteggerci dal sole, praticamente siamo vivi per miracolo».

A 18 anni Maria Grazia scalpitava per andarsene. «La Sicilia mi stava stretta e mi sembrava un posto orrendo e degradato. Oggi guardo mia figlia Giulia che ha quell’età, ricordo mia madre che piangeva e capisco che aveva ragione! Sono partita per Brescia, al seguito di mio fratello grande che aveva vinto un concorso alle Poste. Per un po’ ho fatto la segretaria e la commessa. Poi arrivai in finale a Miss Italia, venni contattata da un agente a Milano ed entrai a fare la valletta di Indietro tutta!, con Renzo Arbore.

Da lì non mi sono mai fermata. Mi ricordo che nella trasmissione di Zuzzurro e Gaspare Il Tg delle vacanze tentarono di farmi pronunciare qualche battuta, ma ero dislessica, timida e talmente imbranata che mi mangiavo le parole: dovettero desistere. Io poi studiai dizione». Furono per lei anni frenetici, che la condussero dritta dritta alla notte degli Oscar, nel 1996, con il film Il postino diretto da Michael Radford e Massimo Troisi (scomparso al termine delle riprese, nel ’94).

Nel frattempo l’attrice aveva conosciuto e sposato il consulente aziendale Giulio Violati. «Me lo presentò Massimo Santoro, l’autore televisivo figlio di Arnaldo [che creò Indietro tutta!, ndr]. Sono passati 25 anni. Festeggeremo le nozze d’argento, il 7 ottobre, con una sorpresa: ci risposiamo!». Qual è il segreto per far durare un matrimonio così a lungo? «Ci vuole tanta pazienza. Dipende sempre da entrambi rispettare la libertà dell’altro. All’inizio Giulio credeva che io dovessi ragionare come lui! “Non illuderti”, ho chiarito subito, anche perché sarebbe una noia pazzesca».

Celebre non solo per la simpatia ma anche per il fisico da pin-up, Maria Grazia confessa di averne sofferto non poco da giovanissima. «Ero uno stecchino con un grande seno, che disagio! Prova tu, a 12 anni, a fare una corsa in spiaggia quando già non ti entra più nessun costume… I ragazzi infatti facevano il filo a mia sorella Giovanna, più tondetta e proporzionata. Il mio corpo è stato come un vestito tre taglie più grande, nel quale sono cresciuta: all’inizio ci stavo scomoda, attiravo attenzioni adulte che mi mettevano in difficoltà. E poi volevo fare la modella, ma con il mio seno non entravo dentro i vestiti. Un disastro».

Da giovani si cerca sempre l’approvazione degli altri poi, crescendo, s’impara per fortuna a farne a meno. «Cerchi qualcuno che ti dica che vai bene, invece quel qualcuno immancabilmente ti fa sentire uno schifo. Ci ho messo un po’ a capire che dovevo partire da me stessa, ci sono arrivata verso i 40 anni». Meglio tardi che mai. «A volte vedo ragazzine stupende e le senti dire: “Non sono bella”; secondo me a quell’età abbiamo tutte una distorsione del nervo ottico per colpa degli ormoni». Incredibilmente la Cucinotta non si rendeva conto di essere una bellezza strepitosa nemmeno quando volò a Los Angeles, sull’onda del successo de Il postino. «Mi guardavo intorno e pensavo: ma davvero questi parlano di me?», ride.

Sempre insicura. «Il successo arrivò talmente in fretta che ero impreparata. Poi non erano mica tutti gentili, anzi: mi davano della miracolata. Per questo oggi mi piace lavorare con i giovani, capisco cosa si prova. All’epoca ero poco più che una bambina». Una bambina partita da Messina che a quel punto decise di trasferirsi a Hollywood. «Tornavo in Italia da mio marito tra un film e l’altro. Finché nel 2001 rimasi incinta. La gravidanza era a rischio e la trascorsi in gran parte a letto, a Roma. Giulia è nata due giorni dopo l’11 settembre. Quando tornai negli Stati Uniti non li riconobbi e fu uno degli choc più forti della mia vita. L’America spensierata che amavo tanto non esisteva più.

A New York sentii l’odore raccapricciante di bruciato che ancora impregnava l’aria. Decisi che era meglio rimanere in Italia. Poi, siccome non so stare ferma, quindici anni fa ho aperto una casa di produzione in Cina dove c’è un mercato enorme: noi siamo fermi e lì aprono quattromila sale nuove». Insomma, tra gli ingredienti per far durare il matrimonio sembra esserci anche quello di non passare troppo tempo insieme. «È vero. Giulio ha un lavoro regolare a Roma, che è servito per dare una stabilità a nostra figlia, mentre io viaggiavo.

Il nostro rapporto è più da amanti che da coniugi e questo ci ha reso molto complici. L’intesa sessuale è sempre stata importante per tenerci uniti e con gli anni è migliorata». Il periodo più difficile? «Quando abbiamo tentato, invano, di avere il secondo figlio. Nonostante fossi già mamma in alcuni momenti mi sono sentita una nullità come donna. Un dramma, ma l’abbiamo superato insieme. Perciò a ottobre ci scambieremo di nuovo gli anelli con questa nuova consapevolezza. Per me questo sarà il primo vero e proprio matrimonio».



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