“Mi hanno rapita e stuprata più volte”. La confessione choc dell’amatissima cantante arriva dopo un lungo silenzio



Un racconto atroce quello della cantante gallese Duffy: una lettera a cuore aperto in cui ha raccontato i dettagli del suo stupro, a cui aveva accennato a fine febbraio con un post su Instagram e del quale anche noi avevamo parlato. Allora Duffy – che ha 35 anni e il cui nome completo è Aimee Anne Duffy– aveva raccontato di essere stata rapita, drogata e violentata per diversi giorni, senza spiegare esattamente quando fosse successo, ma facendo capire che l’interruzione della sua carriera – ferma dal 2015 – sia legata a questo.



Duffy ha raccontato che il rapimento da cui iniziò tutto avvenne il giorno del suo compleanno, senza specificare di quale anno, quando fu drogata mentre si trovava in un ristorante. Fu drogata per quattro settimane e poi portata in aereo in un “paese straniero”, dove venne rinchiusa in una stanza di un hotel e stuprata. Duffy dice di aver pensato di scappare, ma di aver desistito perché non aveva soldi con sé e aveva paura che lo stupratore potesse rintracciarla.

Aggiunge anche che lo stupratore le aveva fatto capire che l’avrebbe voluta uccidere. Successivamente i due lasciarono il paese in cui si trovavano e Duffy tornò nella sua casa. La prima persona cui raccontò la storia fu una psicologa, che la aiutò a superare il trauma e i pensieri suicidi. All’inizio non denunciò lo stupratore, ma dopo aver ricevuto minacce di diffondere alcune informazioni private e dopo un tentativo da parte di tre uomini di entrare nella sua casa, la cantante decise di sporgere denuncia.

 

“Condivido tutto questo perché viviamo in un mondo ferito e non mi vergogno più che qualcosa mi ferisca profondamente. Credo che se parli dal cuore, il cuore degli altri risponderà. Per quanto buia sia la mia storia, parlo dal profondo del cuore, per la mia vita e per la vita degli altri, che hanno sofferto lo stesso”.

E conclude: “Non mi vergogno più di dirvi che ho trascorso quasi dieci anni completamente da sola e mi fa ancora male scriverlo. Raccontarlo a tutti è qualcosa che devo a me stessa, ma spiegare quanto sia stato duro riprendermi e parlarne è anche qualcosa che sento di dover fare per gli altri. Spero che vi aiuti a sentirvi meno umiliati se vi sentite soli”.



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