Regina Elisabetta a 94 anni guida ancora in prima linea il suo popolo



Toglietevi dalla testa la vecchiaia serena, le gioie della pensione, i giochi con i nipotini (anzi, meglio, i bisni-potini). Se siete Elisabetta II, anche alle soglie dei 94 anni (che compie il 21 aprile) dovete restare sempre in prima linea, senza mai arretrare. La regina “eterna”, nell’ultima (ma si spera ancora lunghissima) fase del suo regno, si trova ad affrontare una serie di crisi mai viste prima, che fanno vacillare tutte le certezze “made in England”. Ma lei resta impavida sul ponte di comando, senza deflettere, e senza scoraggiarsi. E senza pensare neppure per un istante di lasciare il timone al figlio Carlo, a 71 anni ancora in attesa di un trono a cui è destinato ma che continua a sfuggirgli. Fedele, Elisabetta, al senso del dovere che le è stato instillato fin da bambina, e a cui continua a obbedire in ogni circostanza, costi quel che costi.



Così è stata lei, una decina di giorni fa, con il governo inglese decapitato dalla malattia del premier Boris Johnson, in ospedale a causa del Covid 19, a caricarsi sulle spalle la responsabilità del Paese e rassicurare i sudditi sull’emergenza coronavirus. Una circostanza solenne, con pochissimi precedenti, tra cui eventi epocali come la Guerra del golfo del 1991, e la morte di Lady Diana nel 1997.

Il suo è stato un discorso toccante, che ha tentato di fare un parallelismo tra questa emergenza e la Seconda guerra mondiale, che gli inglesi vinsero dopo aver subito feroci bombardamenti per anni. Elisabetta II ha ringraziato tutti i lavoratori del settore sanitario, e ha lodato i cittadini per la loro disciplina nel rispettare le misure restrittive imposte dal governo: «Spero che negli anni a venire tutti siano orgogliosi di come hanno risposto a questa sfida.

E che quelli che verranno dopo di noi diranno che i britannici di questa generazione sono stati forti come ogni altra. Che le qualità di auto-disciplina, di risolutezza attraverso calma e serenità e di simpatia reciproca, caratterizzano ancora questo paese. L’orgoglio per ciò che siamo non è parte del nostro passato, ma definisce il nostro il presente e il nostro futuro».

Poi, il colpo da maestra: il ricordo di quando, nel 1940, a lei quattordicenne e alla sorella Margaret di dieci anni dovettero fare un discorso di incoraggiamento, un incitamento a resistere, a tutti i bambini del Regno che si vedevano volteggiare sopra le teste gli aerei tedeschi che lanciavano ordigni. «Oggi, ancora una volta, molti sono addolorati dalla separazione dai propri affetti. Ma oggi, come allora, sappiamo nel profondo che questa è la cosa giusta da fare». Infine lo slogan finale, tratto da una canzone proprio di quell’epoca lontana: “ci rincontreremo “(we will meet again).

Un discorso perfetto, studiato nei minimi particolari, anche nell’abito scelto, verde, colore usato non solo come messaggio di speranza ma anche come rimando ai camici indossati dai medici impegnati in prima linea negli ospedali, di cui aveva l’esatta tonalità. Dai rumors di palazzo pare inoltre che il testo sia stato su-pervisionato dal marito il Principe Filippo d’Edimburgo, che quindi non sarebbe affatto in fin di vita, o addirittura già morto, come si diceva sui tabloid qualche settimana fa, ma ben arzillo, nonostante le sue 98 primavere.



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