Caterina Caselli dal suicidio del padre fino alla scoperta di Bocelli a Elisa, ai Negramaro



Chi non conosce le canzoni di Caterina Caselli? Nessuno mi può giudicare la ballano scatenati anche i ragazzini di oggi. In compenso, la cantante e produttrice è da sempre riservatissima: non ha mai lasciato trapelare molto della propria vita privata. Però con l’avanzare degli anni qualcosa è cambiato e in lei è nato il desiderio di raccontarsi per lasciare una traccia di sé, oltre alla propria musica e a quella dei tanti artisti che ha lanciato attraverso la casa discografica Sugar.



È nata così l’idea di questo documentario, Caterina Caselli. Una vita, 100 vite, diretto da Renato De Maria, al cinema come evento speciale dal 13 al 15 dicembre. «Non ci conoscevamo prima», ci racconta il regista. «Ma tra noi è stato un colpo di fulmine: ho scoperto una donna molto vera e sincera che ci ha aperto la porta dei ricordi». A cominciare dall’infanzia poverissima a Modena. «Siamo andati a fare le riprese nella casa dove aveva vissuto da bambina in due stanze con i genitori». Una camera serviva da cucina e ospitava le macchine da magliaia della madre, l’altra era per dormire: nel letto singolo stava il papà, nel matrimoniale la mamma con le due figlie.

E poi tra le lacrime Caterina racconta per la prima volta la depressione e il suicidio del papà quando lei aveva 14 anni e la sorella 11. Descrive il giorno in cui lui la accompagnò a scuola per l’ultima volta raccomandandosi: studia! «Ci ha fatto commuovere tutti sul set. Così tanto che al montaggio abbiamo asciugato quella parte per non indugiare troppo nel sentimentalismo », prosegue De Maria. A fronte di tanta sfortuna, la Caselli ha dimostrato personalità e coraggio.

A 19 anni senza un soldo si trasferisce a Roma perché vuole cantare. «Non è un lavoro per donne», sostiene la madre che le dice anche: «Vai pure, ma non contare sul mio aiuto ». Continua il regista: «In breve tempo Caterina diventa leader di una band e suona al Piper. Mi ha colpito la sua modernità in un’epoca in cui le donne non erano emancipate come oggi. È caparbia, forte. La ammiro tantissimo perché nella vita non basta il talento, che ti viene in qualche modo donato, ma conta anche la determinazione». Il colpo di fortuna per Caterina arriva nel 1966, quando Celentano va al Festival di Sanremo con Il ragazzo della via Gluck e invece scarta il brano Nessuno mi può giudicare, che viene affidato a lei.

È anche la prima occasione in cui sfoggia l’acconciatura bionda a caschetto che le farà conquistare il soprannome di Casco d’oro. «Il Festival viene vinto da Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti con Dio, come ti amo, ma io ero la vincitrice morale», racconta lei nel documentario, perché la sua canzone rimane in vetta alle classifiche per molte settimane vendendo oltre un milione di copie. Per illustrare il film, il regista è riuscito a scovare tanti interessanti filmati di repertorio.

Per esempio, quando Caterina canta Ognuno ha il diritto di vivere come può una giornalista le chiede: «Anche le donne?». E lei risponde: «Certo! Non fanno parte anche loro della società?». Era in anticipo sui tempi. Le ragazze la prendevano a modello e si tagliavano i capelli come lei. Dopo il matrimonio nel 1970 con Piero Sugar, responsabile dell’omonima casa discografica, la Caselli dirada l’attività. L’anno dopo nasce il figlio, Filippo, e lei ha voglia di occuparsi della sua nuova famiglia.

Dimostrando ancora grande coraggio, lascia la sua carriera all’apice. «Si è dedicata a fare la mamma per un po’, poi ha cominciato a sentire che aveva ancora molto da dire», spiega De Maria. Ha scoperto che amava scovare nuovi talenti. «Non sono mai stata invidiosa, anzi», conferma. Negli anni ha lanciato tanti personaggi importanti da Bocelli a Elisa, ai Negramaro. Da ragazza era stata la prima ad accorgersi di Francesco Guccini quando ancora non era noto: nel 1967 lo fece conoscere nella trasmissione Diamoci del tu, che conduceva con Gaber. C’è qualcosa della vita di Caterina che non ha trovato posto nel documentario? «Sì, la sua malattia», spiega il regista. «In anni recenti ha avuto un tumore al seno. Avevo ripreso tutto il drammatico racconto delle cure, poi ho pensato che ora è guarita ed è molto meglio concentrarsi solo sull’immagine della sua straordinaria energia».



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