Enrico Vanzina chi è il fratello di Carlo Vanzina morto da tre anni



Carlo Vanzina: moglie, figli e vita privata

Prima moglie di Carlo Vanzina è stata la bellissima attrice Ely Galleani. Dopo il divorzio il regista ha sposato la Marina Straziota, una costumista conosciuta sul set. Il matrimonio durerà sette anni. Nel 1996 Carlo prende in moglie Lisa Melidoni, madre dei due figli di Carlo Vanzina, Isotta e Assia.



Come ricordato dalla moglie e dal fratello del regista nell’annunciare la sua morte, il regista negli ultimi anni ha combattuto contro la malattia. Carlo Vanzina, come riferito dai suoi cari, ha lasciato il mondo l’8 luglio del 2018 a modo suo, con il sorriso stampato sul volto.

La sua carriera cinematografica non ha certo bisogno di presentazioni. Il successo è arrivato nel 1982 con Eccezzziunale… veramente, film che ha sancito la fortunata collaborazione con Diego Abatantuono. Nel 1983 ha diretto i due fortunatissimi film Sapore di mare e Vacanze di Natale, il film che ha di fatto aperto la strada di un nuovo filone di film, il cinepanettone, tanto criticati dalla critica quanto amati dal pubblico. Agli anni Duemila risale invece un altro cult, Febbre da cavallo – La mandrakata. Ancora sua la firma sul Il ritorno del Monnezza. L’ultimo film di Carlo Vanzina, datato 2017, è Caccia al tesoro.

Per quanto riguarda la sua vita privata, Carlo Vanzina nella sua vita è stato sposato tre volte. La prima moglie del regista è stata la bellissima attrice Ely Galleani. Dopo il divorzio il regista ha sposato Marina Straziota, una costumista conosciuta sul set. Il matrimonio è durato 7 anni. Nel 1996 Carlo ha poi sposato Lisa Melidoni, madre dei due figli di Carlo Vanzina, Isotta e Assia. Lisa Melidoni aveva già una figlia, Virginie Marsan, che più volte ha sottolineato come Carlo si sia sempre comportato con lei come un vero padre.

Come ricordato dalla moglie e dal fratello del regista nell’annunciare la sua morte, il regista negli ultimi anni ha combattuto contro la malattia.

l libro “Mio fratello Carlo” si può definire una lettera d’amore dai tratti fortemente intimistici che evidenzia l’unione, quasi simbiotica, con il fratello, passato dall’altra parte della strada. Un ripercorrere a ritroso eventi, lieti e non, tappe, esperienze, fatiche, successi con il valore aggiunto dell’amore. Il grande motore che fa girare il mondo permettendo al Sommo poeta di asserire “che move il sole e le altre stelle…”.

Quasi un bisogno dell’autore di condividere con i lettori un mosaico di vissuti e di “sentiri” su cui la polvere del tempo non si poserà perché è come una madia di campagna che profuma di luoghi, di colori, di suoni, soprattutto di volti, permettendo al passato di fondersi perfettamente con il presente, con una narrazione manducata, chiara, precisa senza scadere nel retorico, creando un legame vivo fra i personaggi descritti e chi legge.

Questa è la grande forza del raccontare intrecciando, con intelligenza e squisita umanità, lo stile narrativo e meditativo senza scordare la nostra, non disperata seppur dolorosa, finitudine nel mondo. Il grande palcoscenico su cui non siamo gettati a caso, né per caso, bensì per un disegno più alto che ci consente di parlare di “un fine”, non di “una fine”.
L’epilogo del libro rievoca il giorno della morte di Carlo, a causa di una malattia ineluttabile.

Indicibile dolore, mentre la mente si riempie di pensieri su cui brilla la limpida testimonianza valoriale lasciata da Carlo. Eredità preziosa da imitare e di cui essere orgogliosi. Scorrono, come su un set cinematografico, le risate, quando le ambasce erano lontane, i consigli, le discussioni, le pacche sulle spalle, il senso della giustizia e dell’onestà, la forza della fede cristiana che dà senso al mistero della sofferenza e della morte.

Due fratelli legati da un filo inossidabile che supera gli angusti spazi del tempo e dello spazio, aiutandoci a recuperare, in codesto nostro tempo distratto e nebuloso, la bellezza dei legami affettivi e il potere rigenerante dell’amore. Dalle pagine, intessute di tenerezza, il messaggio di custodire lo scrigno dei ricordi coltivando i progetti del futuro che continua. L’uno senza l’altro sono niente in quanto un futuro che non sa pescare nel passato, riscattandolo continuamente dall’oblio, è solo vacuità.



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