Gianni Morandi come sta? La guarigione è molto lenta



Gli occhi sono stanchi, le mani fasciate, le bende arrivano fino ai gomiti, ma dietro la mascherina s’indovina il solito sorriso. Ci sono voluti dieci giorni perché Gianni Morandi rompesse il silenzio social dopo l’incidente nel giardino della sua villa a San Lazzaro di Savena, nel bolognese: una rovinosa caduta in un rogo di sterpaglie appena potate che gli ha provocato ustioni di secondo e terzo grado agli arti e un grandissimo spavento, condiviso da familiari, amici e milioni di fan. Ma ora eccolo qua, in un video girato dalla moglie Anna nel corridoi del Centro grandi ustioni dell’ospedale Bufalini di Cesena.



Per riapparire il cantante ha scelto il primo giorno di primavera, Ragazzo fortunato di Jovanotti come colonna sonora. Ottimista per natura, fiducioso contro ogni pronostico, ironico, scanzonato come un ragazzo – di 76 anni – Gianni non si smentisce, non si abbatte, anzi riesce chissà come a trovare il lato positivo pure in una situazione come questa: gira per il reparto con il camice da degente, alza le manone leggendarie – grandi già senza le bende, figurarsi così, somigliano a quelle guantate di Topolino – e pare il fan di un concerto rock che balla a ritmo di musica.

Ci strappa un sorriso, dà l’impressione di volerci rassicurare: è dolorante, sì, lo ammette quasi sottovoce con l’hashtag #èpiùduradelprevisto, ma intanto scrive parole di lode per l’ospedale – “un’eccellenza della nostra regione” – e l’équipe medica: “La prima cosa che voglio fare è ringraziare tutta la straordinaria squadra che mi assiste quotidianamente, guidata dal primario dottor Davide Melandri.

Con grande professionalità, tutti mi stanno aiutando a superare questo momento così delicato e difficile”. Certo ci vorrà del tempo prima che Gianni torni come nuovo. Anche se non è mai stato in pericolo di vita, l’incidente, a quanto sappiamo dai bollettini medici emanati dall’Ausl Romagna, è stato brutto, per proteggersi il volto il cantante ha messo avanti le mani e la destra, in particolare, ha riportato lesioni profonde.

«Episodi come questo sono purtroppo piuttosto frequenti – ci capita spesso di ricoverare pazienti che si sono feriti facendo giardinaggio per hobby o per lavoro – e molto pericolosi: la fiamma è un agente lesivo peggiore dell’olio bollente, dell’acqua e del vapore, le ustioni che provoca tendono ad andare in profondità, a non guarire da sole in una decina di giorni come quelle più superficiali », commenta il professor Franz Wilhelm Baruffaldi Preis, direttore del Centro ustioni e chirurgia plastica ricostruttiva dell’ospedale Niguarda di Milano. I medici che hanno in cura Morandi a Cesena non possono rilasciare dichiarazioni, ma lui ci aiuta a fare chiarezza in base ai pochi dettagli che sono stati resi noti. «In casi analoghi, nei primi quattro- sette giorni si proteggono i tessuti interessati con apposite medicazioni, in attesa di capire quali guariranno spontaneamente.

Quelli che non migliorano verranno trattati con creme a base di enzimolitici, che servono a eliminare il tessuto necrotico (le cellule morte), e antisettici. Così si prepara il fondo della lesione all’innesto cutaneo, un intervento di ricostruzione che consiste nel prelevare tessuto sano dal paziente stesso per sostituire la parte danneggiata». Ma la strada per la guarigione è ancora lunga. «Servono altri dieci giorni di degenza per assicurarsi che l’innesto abbia attecchito », spiega ancora il professore.

«Una volta dimesso, il paziente tornerà per i periodici controlli ambulatoriali. Ci vorrà almeno un mese, un mese e mezzo per dirlo guarito del tutto, dopodiché si passerà alla riabilitazione: fino a sei mesi di fisioterapia, massoterapia e massaggi per evitare che le cicatrici diventino rigide e impediscano i normali movimenti degli arti». Un percorso lungo, insomma, e pure doloroso. «Soprattutto per chi, come Morandi, ha le mani grandi, quindi una superficie interessata molto ampia.

Ora il dolore è normale perché le terminazioni nervose sono offese: le medicazioni sarebbero molto fastidiose se non venissero fatte sotto sedazione, cioè con il paziente in uno stato di semi incoscienza. Ma anche la fisioterapia potrebbe essere dura, perché andrà a risvegliare le articolazioni dopo un lungo periodo di inattività. Quanto agli strascichi che l’incidente potrebbe avere, non possiamo fare ipotesi senza conoscere con esattezza le sue condizioni attuali».

Per fortuna Gianni è in ottime mani: «Quello di Cesena è un centro di altissimo livello, in grado di garantirgli le migliori cure», conferma Baruffaldi Preis. «Tornare a casa gli sarà sicuramente d’aiuto sotto l’aspetto psicologico e per l’umore. Tuttavia nei prossimi mesi dovrà armarsi di pazienza e forza d’animo». Già lo sta facendo. Né è solo nell’impresa, sostenuto dall’amore dei suoi cari e di chi – un milione e duecento milioni di persone su Instagram, oltre tre milioni su Facebook – lo segue a distanza. A ognuno la sua parte, insomma: i medici pensino a curarlo, Gianni a guarire. Il tifo ce lo mettiamo noi.



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