Lady camorra resta in carcere, il gip conferma il fermo



Quel bizzarro soprannome lo deve unicamente alla sua bassa statura. Perché Maria Licciardi – nota nel suo ambiente come ’a piccerella – è un pezzo grosso nella storia della criminalità organizzata. Grosso come il colpo messo a segno all’alba di sabato 7 agosto all’aeroporto laziale di Ciampino, quando la settantenne è stata fermata dagli uomini del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei carabinieri.



Da decenni ai vertici dell’Alleanza di Secondigliano, “lady camorra” era in procinto di imbarcarsi su un volo per Malaga, dove avrebbe raggiunto la figlia con un biglietto di sola andata. Convalidato il fermo dal gip Valerio Savio, alle 10 di domenica 8 agosto la donna è stata chiamata in videoconferenza dal carcere romano di Rebibbia.

E come nel migliore dei film si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Episodio questo che fa correre con il pensiero alla catodica Scianel di Gomorra, boss dalla chioma biondo platino interpretata da Cristina Donadio e creata da Roberto Saviano proprio sulla falsariga della Licciardi. Ma si sa, la realtà supera spesso la finzione. Accusata di associazione camorristica, estorsione, ricettazione e turbativa d’asta (tutti reati aggravati dalle finalità mafiose), Maria Licciardi intimidiva da sempre persino i più efferati boss.

Ritenuta dai “colleghi” in malaffare più pericolosa del super ricercato Matteo Messina Denaro, il boss della mafia siciliana, ’a piccerella aveva già evitato la cattura un paio di volte. Latitante due lunghi anni prima dell’arresto avvenuto nel 2001, è tornata libera nel 2009 dopo otto anni di reclusione. Mentre nel 2019 si è resa irreperibile nel blitz con 126 misure cautelari e sequestro di beni per un ammontare di 130 milioni di euro. Allora fu il giudice del riesame ad annullare l’ordinanza d’arresto decretandone la libertà. A segnare un capitolo fondamentale della sua vita fu l’archiviazione di tutte le accuse. Adesso, invece, Maria la sanguinaria è nella rete di una squadra antimafia tutta al femminile, guidata dalle pm Celeste Carraro, Giuseppina Loreto e Antonella Serio. Il pool le contesta il ruolo di vertice del clan Licciardi e dell’Alleanza per il periodo che va dal 2016 a oggi.

Negli ultimi tempi l’implacabile camorrista era riuscita addirittura a impartire ordini nei reparti di rianimazione Covid degli ospedali partenopei. E nel marzo scorso, contattata da un familiare per dirimere una controversia con tanti soldi in ballo, ha minacciato la malcapitata di turno con questa frase: «Attacco i tuoi nipoti dietro a una macchina e ti faccio piangere senza mazzate». Ora si è messa finalmente in moto la macchina giudiziaria.



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