Laura Pausini, grazie al festival arriva agli Oscar



Sul palco dell’Ariston è passata anche una diva di Hollywood e no, non era Lady Gaga, ma Laura Pausini. La cantante romagnola è fresca vincitrice del Golden Globe con Io sì (Seen), canzone originale del film La vita davanti a sé per la regia di Edoardo Ponti, con una grande Sophia Loren. Amadeus non si è fatto sfuggire la ghiotta occasione di celebrarla a Sanremo, di fatto riportandola a casa. È questo il palco dove Laura debuttò nel 1993, con La solitudine, vincendo nella sezione Nuove proposte.



La sera prima era una sconosciuta, il giorno dopo tutti volevano l’autografo. Allora era una ragazza romagnola, timida impacciata, dal ciuffo gonfio e con il blazer bianco castigato, abituata a esibirsi nei pianobar con il papà. Oggi è una diva planetaria che ha venduto 70 milioni di dischi e che, in rosso Valentino dopo aver ricevuto il Golden Globe, urla a squarciagola: «Porca miseria, thank you!».

Nei ringraziamenti alla Hollywood foreign press, la stampa estera che attribuisce gli ambiti Globi d’oro, la Pausini ha dedicato la vittoria «a tutti coloro che vogliono e meritano di essere visti [è proprio questo il tema della canzone premiata, ndr] e a quella ragazzina che 28 anni fa vinse a Sanremo e non si sarebbe mai aspettata di arrivare così lontano». L’invito di Amadeus di tornare all’Ariston è stato un cerchio che si chiude: «Celebrare tutto questo a Sanremo è perfetto», ha dichiarato commossa. «È il posto dove canto meglio al mondo.

Quando la macchina si avvicina alla città il mio cuore comincia a battere più forte. Il fatto di non riuscire a controllare le emozioni che scaturiscono sincere è una bella cosa». Sulle emozioni vere e la spontaneità, oltre che sulla voce formidabile, la Pausini ha costruito la sua fortuna e una carriera che vanta un premio Grammy (del 2006) e ben quattro Latin Grammy (l’ultimo del 2018). Ma non per questo la popstar è una che si butta a capofitto nelle nuove avventure.

A Gente aveva raccontato che quando era stata contattata per cantare Io sì, prima di accettare aveva voluto vedere il film. «Solo allora mi sono entusiasmata e ho accettato perché mi riconosco completamente nei valori che racconta: altruismo, amore, solidarietà». Per lei non era la prima collaborazione cinematografica: «Nel 1999 avevo lavorato a Le parole che non ti ho detto con Kevin Costner e Robin Wright, poi non avevo trovato altri progetti giusti», ci aveva confidato.

Ma se Hollywood l’ha fatta sua, Laura continua a essere la ragazza di Solarolo, in provincia di Ravenna, che parla con la “esse” romagnola. La sua esuberanza rimane intatta. «Ricevere questo onore mi fa esplodere il cuore», ha confessato. «Non mi sono abituata a portare a casa premi. Non ci credo mai. Incredibile, non me l’aspettavo, non lo avevo neanche sognato! Io mi presento in luoghi lontani dalla mia terra, ma porto sempre l’Italia addosso».

È un ulteriore motivo di orgoglio per lei, che ha registrato Io sì anche in francese, spagnolo e portoghese, che Netflix abbia scelto la versione italiana della canzone per accompagnare il film in tutto il mondo. «È il risultato di un lavoro fatto davvero con il cuore», e si sente. Sempre a Gente aveva raccontato di averci lavorato l’estate scorsa. «Dopo i mesi di lockdown, durante i quali mi sentivo un po’ persa e mi chiedevo se a qualcuno interessasse che cantassi ancora.

Questo progetto è stato per me una rinascita. Ho registato la canzone a casa dei miei genitori in Romagna, dove torno ogni volta che posso». Ora la Pausini, prima donna a cantare allo stadio di San Siro e al Circo Massimo, può sognare di raggiungere un nuovo record: il premio Oscar, di cui i Golden Globes sono considerati una prestigiosa anticamera. Le nomination verranno svelate il 15 marzo e poi le statuette arriveranno il 25 aprile. Le parole della sua canzone a questo punto sembrano profetiche: “Non lo so io, che destino è il tuo. Nessuno ci crede, ma io sì”.



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