Mita Medici e Franco Califano, il loro grande amore finito dopo 3 anni



Mita Medici è stata una grande cantante, oltre che attrice di grande successo, la cui carriera è letteralmente esplosa intorno agli anni 60. Di lei sappiamo tanto, ovvero che ha debuttato nel mondo della musica, quando ancora giovanissima. Ed ancora ha lavorato tanto in tv, presentando vari programmi come Canzonissima, al fiano di Pippo Baudo. Ma non finisce qui, perchè Mita ha anche lavorato tanto al cinema, prendendo parte a diversi film e pellicole, alcuni di questi molto importanti. Ma cosa sappiamo della sua vita privata? Si dice che abbia avuto una storia d’amore con Franco Califano. Ma cosa c’è di vero?



Mita Medici e Franco Califano, cosa c’è stato tra i due?

Lei pare fosse ancora molto giovane e bella. Mita aveva solo 17 anni e Franco, anche lui molto giovane, era già un affascinante playboy, oltre che un cantautore già parecchio affermato. I due pare si siano conosciuti proprio nella sede della Cgd, una casa discografica, alla quale si affidò Mita nel momento in cui ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel mondo della musica. Sembra che a far si che i due si conoscessero, sia stato Gianni Minà che li fece incontrare. Questo avvenne nel 1967 e dopo il loro incontro, fu subito amore.

Un colpo di fulmine ed una storia durata 3 anni

Lei aveva appena debuttato nel film “L’estate ” e “Non stuzzicate la zanzara” e pare che fosse stata già definita la “ragazza del Piper”. Il loro fu un amore passionale, durato ben tre anni che fece tanto parlare e fu per questo sotto i riflettori per tanto tempo. Il motivo? Pare che lo scandalo avvenne perchè lei, Mita era ancora minorenne ma ciò nonostante, dopo pochi mesi di conoscenza, i due andarono a vivere insieme. Il loro amore, passionale e sognatore è durato però soltanto tre anni e poi è finito, anche in malo modo. Tuttavia questa separazione ha lasciato il segno nel cuore di entrambi, che nel corso della loro vita ne hanno continuato a parlare con un velo di tristezza, di tenerezza ed anche di nostalgia. «Come è finita fra noi? Franco uscendo di casa mi ha detto che sarebbe andato fuori città, di non aspettarlo. Invece era a Roma, lo vidi con una mia amica e un’altra donna nel ristorante dove andavamo sempre insieme. Non dissi nulla ma in quel momento decisi di chiudere definitivamente con lui. Mi ha cercato di nuovo dopo la fine della nostra relazione, ma per me era davvero finita. L’ho vissuto come un tradimento, anche se non ho mai saputo se Franco mi tradì davvero».

Nessuno dei due ha mai dimenticato l’altro

Sembra che Califano abbia da sempre parlato di questa storia, come una delle più importanti della sua vita. Anche Patrizia Vistarini, in arte Mita Medici, in diverse occasioni pare abbia detto di non aver mai dimenticato il Califfo perchè “mi ha fatto diventare donna”. Dopo tanti anni la loro storia d’amore è tornata alla mente di tutti e questo nello specifico è avvenuto nel 2015. Il 24 agosto di quell’anno infatti, Mita Medici ha debuttato al Todi Festival con un recital intitolato Mita Medici canta Franco Califano, che ha ricordato la figura del noto cantautore purtroppo scomparso nel 2013. In quell’occasione Mita pare abbia dato tanto peso alla loro storia d’amore.

Ha festeggiato ieri il suo compleanno Mita Medici, durante le prove del nuovo spettacolo “Mita Medici canta Franco Califano” che debutterà il 24 e il 25 agosto al Todi Festival e poi sarà in tournée. L’attrice ripercorre il suo amore durato tre anni per il Califfo, canta alcuni dei suoi brani più noti e rende omaggio a una figura che ha segnato la sua vita, ma che è pure molto amata dal pubblico.

Come ha trascorso il giorno del suo compleanno? «Lavorando, ma le prove sono iniziate un po’ più tardi, così ho condiviso un pranzetto con amici e collaboratori. Vivo bene il passare degli anni e sento di avere ancora tanto da fare e da vedere nonché molte persone da amare. La vita è un passaggio, una rotazione. Bisogna viverla e farla vivere bene. Se stiamo bene solo noi non conta niente. Oltre alle rughe, ci sono anche le ferite, le cicatrici, non solo del corpo.

La penso come Anna Magnani: sono i segni di un’identità, di essere solo noi stessi». In che situazione affettiva si trova? «Attualmente sono singola, lo dico in italiano, ma sono circondata di amore perché ho una mia romanticheria dentro». Perché ha scelto questo spettacolo su Califano? «Mi sta riportando l’amore di e per Franco. Lo rivivo e lo ripenso. È stato una persona vicina della mia vita e sto riscoprendo tanto di lui anche attraverso le sue canzoni in quanto vengo da un genere musicale diverso.

Canto 13 brani fra cui “La musica è finita”, “Sto con lui”, un bellissimo testo su una donna dilaniata fra due uomini, uno con cui vive e l’altro che ama, “E la chiamano estate”, che nella sua gaiezza di ritmo è come Franco: mai tragico, mai pesante, ma pieno di pensieri affettivi e malinconia. Interpreto da attrice le canzoni, ma pure poesie sue e alcuni raccordi narrativi che raccontano la sua storia, citando per esempio che ottenne una laurea honoris causa in un’università di New York. Califano non era solo un artista romano, ma molto di più». Quando vi siete conosciuti? «Avevamo in comune l’amico Gianni Minà. Lui mi parlava del Califfo e a lui raccontava di me.

Ci siamo incontrati in una casa discografica di Milano. C’era anche Gianni Minà che ci presentò: era destino. Io ero giovanissima, ma credo che ci piacemmo subito. Notai che aveva un sorriso dolcissimo ed era bello. Era più grande di una decina di anni. Ci siamo guardati e mi sembrava strano che si interessasse a me. Era un fanciullo come i poeti e le persone diverse. Abbiamo cominciato a parlare e io ho detto che stavo andando al cinema con alcune amiche. Ha detto che sarebbe venuto con noi.

Tornò poi a vivere a Roma, anche se si era prima trasferito a Milano in quanto la musica si faceva lì». La vostra convivenza fu speciale? «Bellissima! Non eravamo certo la famigliola tradizionale. Lavoravamo tanto entrambi ed eravamo presi dagli impegni. Stavamo poco in casa e molto in giro. Nella stessa palazzina romana di Via Castiglione del Lago al Fleming abitavano anche Renzo Arbore e Mario Marenco, tutti più grandi di me. Sono nate tante canzoni lì. Era quasi una comune, creativa, divertente, oggi impensabile».

Cosa rimpiange del Califfo? «Mi manca il suo essere una persona vera nelle sue espressioni di affetto e nelle spacconerie. Non c’era mai niente di calcolato in lui. Aveva la capacità di sorprendermi sempre, anche con doni non preziosi, ma pensati. Forse è venuto fuori meno il suo aspetto timido, dolce, quella generosità d’animo che hanno compreso tante persone che ancora gli vogliono molto bene.

Ha usato i soldi per gli altri, per i giovani che volevano capire la sua vita fuori dagli schemi. Se ha sbagliato alla fine è perché è stato mal consigliato». Perché finì il vostro legame? «Me ne sono andata per una bugia che mi aveva detto più che per un reale tradimento. Oggi sono sicura che non fosse nulla di davvero grave, ma allora ero giovanissima e impulsiva. Serviva più maturità. È rimasto sempre un rapporto nei nostri cuori». Ha progetti per la futura stagione? «Al Teatro dei Conciatori di Roma a fine aprile curo la regia di “Marisa Pistone operaia”, un testo che ho scritto con Guido Polito e sarà interpretato da Marta Bifano. Si ambienta negli anni Cinquanta e Sessanta e affronta il tema del femminicidio».



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