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Ci siamo. Questione di giorni, o quando il calendario permetterà un attimo di pace. Ma il rinnovo di Simone Inzaghi con la Lazio è ormai cosa fatta. I tifosi lo attendono da tempo, manca solo la firma su un contratto che gli farà percepire quasi tre milioni a stagione compresi bonus e che lo lascerà ancora sulla panchina biancoceleste fino al 2023 con l’opzione di rinnovo al 2024.

A percorso netto, sarà l’allenatore più longevo della storia della Lazio, sulla falsariga di un manager all’inglese. Nonostante la figura di Claudio Lotito che non ha mai accettato di lasciare carta bianca a nessuno.

Il patron però ieri ha assicurato tutti sull’evolversi della situazione: «Per quanto riguarda l’allenatore, la società ha fatto una proposta. Tra me e Simone c’è una grande intesa, un grande rapporto sia sul piano personale che professionale, quindi non penso che ci saranno problemi per proseguire questo percorso che sta dimostrando che la Lazio esiste, in termini concreti, pratici e di forza», ha detto Lotito in occasione di un evento andato in scena all’Olimpico.

«L’unico problema tra noi è il tempo – ha aggiunto Lotito – io ho tante cose da fare e lui lo stesso. Sono andato a Formello per fare un saluto alla squadra e non siamo riusciti a vederci. Nessuna dietrologia». Il patron lo dice in modo chiaro, rivelando un aneddoto: «Prima della partita con l’Atalanta, sono andato al centro sportivo a Formello per salutare la squadra, Simone non c’era, era a studiare la partita. Non ci siamo visti, poi l’ho chiamato.

Tra noi non c’è alcun tipo di problema, il nostro unico problema è il tempo». Un tempo che non sarà infinito, visto che l’attuale contratto di Inzaghi scade a giugno prossimo e di tempo, in realtà, ce ne è stato già troppo per mettere nero su bianco un accordo che a dire il vero così scontato fino a un mese fa non era affatto. Già, perché prima c’erano le remore del tecnico, voglioso di un progetto all’altezza e anche di un riconoscimento economico degno dei tre trofei e della Champions riconquistata dopo dieci anni di assenza.

Poi c’era stato il gelo di Lotito, a seguito dei risultati alterni di novembre e dicembre e nonostante la qualificazione agli ottavi di Champions erano tanti i nervosismi. Su tutti, la difficoltà di Inzaghi di inserire le nuove pedine, soprattutto Vedat Muriqi che a Lotito è costato un occhio della testa e che fino a dieci giorni fa non aveva ancora mai segnato. Nelle ultime tre partite, il kosovaro ha bruciato il Parma in Coppa Italia (con la complicità di Colombi) e ha segnato due reti all’Atalanta: una in Coppa Italia e l’altra in campionato domenica.

La vittoria sui nerazzurri rilancia le ambizioni dei biancocelesti anche per qualcosa di più rispetto alle riconferme di classifica in chiave Champions. Lotito ci gira attorno ma gongola: «Gli obiettivi si raggiungono, non si annunciano. L’anno scorso avete visto cosa è successo, qualcosa che ha alterato le prospettive…», ricorda con amarezza il patron. Il riferimento è al Covid, visto che a Formello restano tutti convinti che senza il lockdown la Lazio avrebbe potuto vincere lo scudetto. Quest’anno l’obiettivo è confermare il quarto posto, ma senza altri shock come quello del 2020, forse questa Lazio potrà arrivare ancora più su.



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