Bruce Willis ed il suo dramma, la sua malattia oscura lo allontana dal set



Sui suoi ultimi set, pare lo avessero già visto in difficoltà a memorizzare la parte. Ora l’annuncio social della famiglia del divo è un tuffo al cuore: «Bruce ha problemi di salute: gli è stata diagnosticata l’afasia e deve fare un passo indietro nella carriera».



Ci spiega il neurologo: «Si tratta della perdita del linguaggio; potrebbe essere un sintomo di una malattia neurodegenerativa»

Il sorriso beffardo era accompagnato da due ingredienti: o una raffica di cazzotti o una mitragliata di battute. A soli 67 anni è l’ironia da eterno ragazzo del divo di Die Hard o Armageddon, a dover cedere il passo a un disturbo subdolo: l’afasia, la perdita del linguaggio.

Un problema che ora costringe il mito Bruce a dire addio al cinema. Lo spiegano le donne della sua vita, l’ex Demi Moore, l’attuale moglie Emma Heming, e le loro figlie, 5 in totale, in un doloroso annuncio social.

«Il nostro amato Bruce sta avendo alcuni problemi di salute e gli è stata recentemente diagnosticata l’afasia, che sta avendo un impatto sulle sue abilità cognitive. Come conseguenza di ciò e dopo averci pensato a lungo, Bruce ha deciso di fare un passo indietro in quella carriera che ha significato così tanto per lui.

È un momento molto difficile per noi e apprezziamo il vostro amore e il vostro sostegno. Stiamo affrontando questo momento come una famiglia unita e vogliamo coinvolgere i fan perché sappiamo quanto Bruce Willis significhi per voi e quanto lui stesso tenga a voi. Con amore, Emma, Demi, Rumer, Scout, Tallulah, Mabel e Evelyn». The End. Fine dello show. Difficile immaginarlo, dopo quasi 40 anni di film campioni d’incassi, lontano da un set.

Lui che i generi li ha calcati tutti, azione, fantascienza, thriller, commedia romantica, lo abbiamo visto persino nell’iconico Pulp Fiction. A Hollywood però erano mesi che si diceva che il buon Bruce stesse macinando un set dietro l’altro, alcuni non proprio di ottimo livello, come se dovesse fare scorta, di storie e anche di ingaggi… Qualcuno mormorava anche di copioni scadenti, senza troppe battute da memorizzare, proprio per qualche problema di troppo.

E poi c’è quella parola: afasia. La analizziamo con il Direttore scientifico dell’istituto Besta di Milano, il neurologo Giuseppe Lauria Pinter: «L’afasia è la conseguenza di altri eventi che possono essere di due tipi. Eventi acuti, improvvisi, come un trauma cerebrale o un ictus, vale a dire il mancato afflusso di ossigeno, a causa dell’ostruzione di un’arteria, alla regione cerebrale che sovraintende al linguaggio, l’emisfero sinistro.

A seconda dell’estensione della zona colpita l’entità del danno varia, va dalla capacità di ripetere una data parola a quella di strutturare un intero discorso. Si parla di afasia fluente quando il paziente riesce a emettere delle intere frasi anche se a noi non suonano di senso compiuto, o non fluente quando invece non va al di là della ripetizioni di poche parole, sempre degli stessi suoni. Ma l’afasia può essere conseguenza di un altro tipo di eventi, degenerativi, come alcuni tipi di demenza o l’Alzheimer, e allora i sintomi si manifestano in tempi lunghi, possono anche essere stati preceduti da altri, come problemi cognitivi o di memoria.

E sembra che il problema di Bruce Willis, che da tempo accusava deficit di memoria, sia più riconducibile a questa seconda casistica». Se così fosse, sebbene a soli 67 anni, sembra di capire che questo sia solo l’inizio di un percorso molto faticoso per l’attore.

Il neurologo conferma: «Purtroppo, sembrerebbe così. Mentre da dopo un ictus è possibile un recupero e una riabilitazione, nel caso delle malattie neurodegenerative il decorso porta a perdere progressivamente le funzioni neurologiche. In più se, nel caso dell’Alzheimer per esempio, l’afasia è un segno tardivo della malattia, questo, e spiace dirlo perché Bruce Willis mi è molto simpatico, sembra uno dei primi sintomi di altre neuropatologie il cui decorso si complica con gli anni».



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