Chi è Letizia Battaglia, scomparsa il 22 aprile scorso, che documentò i delitti di Cosa Nostra con rigore implacabile



Questo articolo in breve

In inglese il verbo “to shoot” ha un duplice significato: “sparare”, ma anche “scattare una foto”. Si intitola Shooting the Mafia il documentario (visibile in streaming) che qualche anno fa Kim Longinotto aveva dedicato alla grande fotografa Letizia Battaglia, da poco scomparsa a 87 anni.



Perché se la mafia spara (o meglio sparava, visto che da qualche anno ha scelto il basso profilo, il restare sotto il livello dei radar dell’opinione pubblica), la Battaglia scattava. Quasi 600.000 immagini per il quotidiano palermitano L’Ora. Nel corso degli anni documentò le guerre interne a Cosa Nostra e l’assalto mafioso alla società civile.

A volte, doveva “coprire” quattro o cinque diversi omicidi in un solo giorno. Fotografie che il New York Times definì «Raccapriccianti, inquietanti, tragiche e, spesso, dolorosamente poetiche». A Letizia Battaglia Raiuno dedicherà un omaggio speciale con la miniserie Solo per passione, in onda il 22 e 23 maggio in prima serata.

Isabella Ragonese, palermitana come Letizia, è bravissima nel restituirci il suo personaggio (il caschetto, la macchina fotografica, l’atteggiamento mai condiscendente verso qualunque forma di potere). Le date della messa in onda non sono casuali: trent’anni fa la mafia decideva di sfidare lo Stato attaccandolo al cuore.

La stagione delle stragi, su cuimolto, tanto, è ancora da chiarire, il 23 maggio travolse Giovanni Falcone, sua moglie e la sua scorta a Capaci. Nella sua ultima intervista, a SkyTg24, fu lucida e incisiva come sempre «Oggi, trent’anni dopo, il dolore è rimasto immutato, per tutto quello che abbiamo vissuto. Sono morti i migliori della città.

La mafia massacrava i giusti, ma c’era anche un fermento, una forma di opposizione. Io, con la mia macchina fotografica, come i poliziotti con il loro lavoro, ero sempre a contatto con questa violenza, ma nonostante il dolore e l’umiliazione sentivamo di avere una opportunità per lottare per la nostra terra.

In mezzo a quell’orrore e a quella porcheria c’erano bravi giornalisti, bravi giudici e anche bravi politici nonostante corruzione e mafia fossero all’interno della politica». Intervistata da Repubblica, poco prima di lasciarci, disse «Se penso a quello che ho fatto, ecco improvvisamente sento che la mia vita è valsa la pena di viverla». Tarderà a nascere, se nasce, una persona come Letizia Battaglia.



Lascia un commento