Clizia Incorvaia e Paolo Ciavarro la prima foto di famiglia col piccolo Gabriele su Instagram



Basta un istante, un respiro profondo, un soffio leggero che sa di eternità, per far cambiare prospettiva alla vita. Per sempre. Lo sanno bene Clizia Incorvaia e Paolo Ciavarro che da qualche settimana hanno aggiunto al loro puzzle d’amore il tassello che mancava. Il 19 febbraio, una manciata di minuti dopo le 16, è nato Gabriele: tre chili e 350 grammi di meraviglia bionda che sigillano ancora di più la loro unione. «Dire che siamo felici è poco.



Ora più che mai ci sentiamo completi, cementati, forti di un sentimento che si è moltiplicato e che guarda lontano». Seduti sul divano grigio della loro casa, con il piccolo tra le braccia, Clizia e Paolo, belli come il sole nonostante le scarse ore di sonno, raccontano come è cominciato il loro nuovo ed emozionante capitolo di vita. Clizia, cosa ricordi dei momenti prima della sua nascita? «A tutti, prima o poi, viene la strizza quando si avvicina il grande giorno.

È naturale. Ma io avevo un obiettivo: accogliere con il sorriso la vita che per nove mesi è cresciuta dentro di me, perché così era stato anche sei anni e mezzo fa, quando è nata Nina (dal legame con Francesco Sarcina, ndr). Ho iniziato ad avere un po’ di contrazioni il giorno prima del parto. Paolo, che in gravidanza mi ha seguito con una partecipazione unica, mi ha accompagnato in ospedale. In stanza continuava a fare avanti e indietro, era agitatissimo».

Tu come hai mantenuto la calma? «Mi sono preparata. Volevo dominare la paura, sedare l’ansia, conservare l’energia per accogliere il bebè. La ginecologa Alessandra e l’ostetrica Roberta mi hanno molto aiutata nel percorso pre parto. Ho imparato a gestire la respirazione, ho fatto un po’ di yoga per rilassare mente e muscolatura, mi sono concentrata perché speravo che quel momento, che considero un privilegio della vita, fosse il più naturale possibile, senza sovraccarichi di stress emotivi.

Per fortuna è andata così. Il parto è stato naturale, è durato mezz’ora, senza lacerazioni, senza episiotomia. Ho fatto l’epidurale che mi ha permesso di godermi il momento, partecipare, ma senza eccessivo dolore». Paolo ha assistito? «No. Ho preferito che rimanesse nella stanza vicino. Il parto è un momento molto intimo, personale. Eravamo tutte donne, poi è nato questo piccolo uomo. Un angelo con il viso tondo e rosa, la boccuccia rossa, capelli biondo platino, una voce potente sin dal primo vagito».

Papà Paolo, cosa ricordi degli istanti prima di conoscere tuo figlio? «Ero assalito da qualsiasi tipo di paura: per Clizia, per lui. In quegli istanti mi sono reso conto che emotivamente non sarei stato in grado di assistere al parto. Ero una corda di violino. A un certo punto, mentre aspettavo, ho sentito piangere un bambino. Non pensavo fosse lui, era passato troppo poco tempo. Quando la ginecologa è uscita dicendomi che era nato, mi sono coperto il viso con le mani e ho iniziato a piangere.

Non ho più smesso per ore». Cosa hai provato quando li hai visti? «Clizia era bellissima, sembrava riposata, aveva il bimbo tra le braccia e mi ha accolto con un sorriso dolcissimo. Quando mi sono avvicinato e ho visto Gabriele ho ricominciato a singhiozzare. Da allora ho il cuore gonfio di emozioni difficili da esprimere a parole. Sono però riuscito a trovare la forza di sussurrare una cosa a Clizia». Che cosa le hai detto? «Che mi ero innamorato di lei per la terza volta.

La prima dentro la casa del GF Vip, nel 2020, poi quando l’ho vista nei panni di madre con Nina, e adesso con nostro figlio. Quando sono andato a registrarlo all’anagrafe, solo il pronunciare Gabriele Ciavarro mi ha provocato una scossa emotiva pazzesca. Ho sempre voluto costruire una famiglia. La prima chiacchierata fatta con Clizia aveva proprio questo come tema centrale. E tra noi non era ancora successo nulla». Clizia, in due anni avete costruito davvero tanto! «Il nostro legame, prima di tutto. Poi il nido nel quale vederlo crescere, ossia questa casa che abbiamo curato insieme nei minimi dettagli, ora un figlio.

Che nasce ricco del nostro amore e di quello di una sorellina come Nina, che lo sta riempiendo di tenerissime premure. È fortunato Gabriele: lei è speciale, buona e generosa. Io non sono stata così quando è nato mio fratello Mattia: ero gelosissima, volevo essere l’unica reginetta di casa. Ora senza lui e senza mia sorella Micol non potrei vivere». Mentre chiacchieriamo, Gabriele è attaccato al seno. Imperturbabile. Come va con l’allattamento? «Bene.

Fosse per lui resterebbe ore a mangiare. Soprattutto di notte. Per me allattare è fondamentale: per ora, per fortuna, ho tanto latte, speriamo di poter continuare. È la prima connessione con il bambino, un momento supremo che gli consente di formare una buona dose di anticorpi. Mangia e cresce bene, ma non vorrei sentirmi in colpa se, prima o poi, decidessi di passare dall’allattamento esclusivo a quello misto.

Paolo mi tiene compagnia in quei momenti, anche la notte, quando invece potrebbe dormire. È una complicità nuova tra noi che mi fa sentire amata e protetta». Clizia, a chi assomiglia il piccolo? «È un mix perfetto di noi due. Se ci pensi io e Paolo ci somigliamo un po’, per colori, tratti. Lui mi racconta che lo stesso dicevano di sua madre Eleonora (Giorgi, ndr) e suo padre Massimo. Che ora, diventati nonni per la prima volta, sono pazzi di gioia.

Quanto al carattere, se giudico la forza con la quale mio figlio strilla quando non riesce ad attaccarsi immediatamente al seno deduco che non abbia ereditato la pazienza del padre, ma piuttosto la mia verve, diciamo così». Svelaci quello che tutti si chiedono: tra i prossimi vostri obiettivi ci sono le nozze? «Prima ci sarà il battesimo di Gabriele, che vorrei celebrare in Sicilia per fargli affondare le radici nella mia terra. Immagino una cerimonia nei pressi della Scala dei turchi, in estate, tutti vestiti di bianco». E tu? Quando indosserai l’abito bianco? «Arriverà anche il momento delle nozze. Ma quel che conta, ciò che desideravamo di più, c’è già: una famiglia unita, piena d’amore».



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