Elisa Isoardi non ci sta e precisa: “Essere donna non significa fare figli e avere un marito”



Elisa Isoardi, in un’intervista a Tv, Sorrisi e Canzoni, spiega la sua decisione di non sposarsi e non avere figli: “La cosa più importante è sentirmi realizzata ed essere serena. Vivo bene anche senza un uomo”.



Elisa Isoardi torna in TV a settembre. Da allora fino alla fine dell’anno condurrà un programma intitolato “Vorrei dirti che…”, che andrà in onda su Rai2 la domenica pomeriggio. In un’intervista rilasciata a Tv, Sorrisi e Canzoni, ha spiegato in cosa consisterà il suo nuovo programma:

“Lo descrivo in tre parole: cuore, territorio e cucina. È la sintesi della mia storia umana e professionale. Andrò in giro nei paesi della nostra bella Italia per essere testimone di storie in cui persone comuni vogliono chiedere scusa o ringraziare un familiare. Il pretesto è un pranzo preparato con tutti gli ingredienti del posto. Un nipote che ringrazia il nonno, un figlio che chiede scusa alla mamma… Non mancherà l’effetto sorpresa! Entrerò nelle loro case, ci sarà da emozionarsi”.

Elisa Isoardi rivendica il diritto di non essere moglie e madre

In un’intervista le è stato chiesto quando intende sposarsi. Ha risposto che la sua priorità è il lavoro e che vuole essere felice e serena.

“Nel 2022 essere donne non significa fare i figli e avere accanto una persona. L’importante è sentirsi realizzate ed essere serene. Mia madre mi ha sempre detto di dare priorità al lavoro e non al matrimonio”.

E ha concluso: “La verità? Da sola stavo prima e da sola sono ora. Se dovessi incontrare un uomo con il quale c’è un rispetto reciproco in termini di libertà e onestà intellettuale, ben venga. Ma vivo bene anche così”.

I due anni in cui è stata lontana dalla tv

Elisa Isoardi ha raccontato che inizialmente era delusa di non lavorare in televisione, ma alla fine ha capito che quei due anni di stop sono stati fondamentali per capire dove voleva portare la sua carriera. Ora è entusiasta di tornare al suo lavoro.

“All’inizio è stata dura, perché chi come me fa questo mestiere è abituato a lavorare 24 ore su 24. Con il senno di poi devo riconoscere che stato giusto così. Quando corri troppo, è difficile stabilire dei parametri per capire le scelte giuste. È stato bello anche poter osservare. Oggi sono felice di rituffarmi a pieno ritmo in un programma come “Vorrei dirti che…“ e vivere la redazione, partecipare alla scrittura”.



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