Franco Gatti moglie e figlio: la tragedia vissuta insieme a Stefania Picasso



Questo articolo in breve

Franco Gatti è stato sposato con Stefania Picasso. La coppia è rimasta unita nella buona e nella cattiva sorte, anche dopo la morte del figlio Alessio nel 2013. Il ragazzo è deceduto a causa di un eccesso di alcol e droghe assunte in un momento particolare della sua esistenza; Alessio stava vivendo un momento delicato e non si può ottenere che fosse in uno stato depressivo o comunque mentalmente squilibrato. Franco Gatti ha conosciuto la moglie Paola quando lei studiava architettura e lui era già un membro di successo della band Ricchi e Poveri. I due hanno evitato i riflettori, ma sono apparsi più volte in TV nel corso degli anni. Vivono a Genova, dove si dedicano alla famiglia.



Stefania e Paolo hanno avuto due figli: Alessio, nato nel 1990, e Federica, che si è laureata in giurisprudenza e ha iniziato una promettente carriera. Nonostante il padre sia un personaggio noto e la madre sia stata spesso ospite in TV, la primogenita della coppia ha sempre avuto una vita privata. Infatti, non ci sono molte informazioni su di lei: non è nemmeno su Facebook.

Le parole di Gatti

Il dolore per la morte del figlio è stato descritto da Gatti con queste parole:

“È contro natura che un figlio di 22 anni sia morto quando un padre di 70, pieno di acciacchi, è ancora vivo. Cerco di tener dentro il mio dolore, ma sono disperato, disperato. Lo so, lo spettacolo deve andare avanti anche con la morte nel cuore, ma ditemi voi: come faccio? Ho detto agli altri due di andare senza di me, per rispetto per il pubblico che ci ha amato e ci ama, ma anche loro si sono rifiutati”.

In un’altra intervista Gatti disse:

“Mio figlio beveva, beveva e beveva. Ed è stata anche un po’ la sua disgrazia. Ha fatto una cazzata, la prima della sua vita con gli stupefacenti e in un momento in cui non stava bene. E l’ha pagata così. Credo che ci rincontreremo, lo spero. Io mio figlio lo sento vicino. Era incredibile, dotato di una grande genialità. Io ho sempre giocato nei titoli borsistici, gli feci vedere come facevo, dopo sei mesi era migliore di me. Di studiare non se ne parlava, però era un tipo così”.



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