Il segreto Belloni e il caso Kostin, la mano della Farnesina



Tre governi europei hanno convocato ieri il gabinetto di guerra. Un’esercitazione militare della Russia, che impegnerà oggi sul campo quasi diecimila soldati, è ai confini dell’Ucraina. La telefonata di Biden a Draghi non ha sortito gli effetti sperati: complice uno dei più importanti appuntamenti istituzionali italiani sembra distratto. Strane manovre si notano anche in giro per Colle di Val d’Elsa – alcune manine provenienti da barbe finte – un mondo che si interroga da giorni sulla misteriosa vicenda della candidatura anomala a capo del Dipartimento dell’Informazione sulla Sicurezza, Elisabetta Belloni.



Per la prima volta nella storia d’Italia, viene proposto un capo di stato: il direttore dei servizi segreti. Naturalmente si sono subito cercati i nomi per vedere chi avrebbe sostenuto quest’uomo. La Belloni non è stata informata e -per chi conosce il suo stile- può immaginare con quale fastidio l’abbia ricevuta. Tuttavia, nemmeno si può immaginare che i responsabili dell’intelligence possano rimanere ignoranti fino alla fine su una questione così importante come questa; “Il direttore di una prestigiosa fondazione geopolitica ci dice: ‘Non può che essere stato un ballon d’essai della Farnesina che cercava evidentemente di screditare Draghi’. Si gioca col fuoco”.

C’è chi punta il dito contro il ministero degli Esteri per un grave caso di eccesso di diplomazia con Mosca. Un esempio recente è quando un decreto italiano del 15 gennaio, su proposta del ministro Luigi Di Maio, ha conferito lo status di Commendatore a due cittadini russi: Andrey Kostin (banchiere) e Viktor Evtukhov (sottosegretario di Stato al ministero dell’Industria e del Commercio estero). Entrambi sono denunce pubbliche che sono state accusate dal dissidente russo Alexei Navalny. Andrey Kostin ha sanzioni imposte contro di lui dai governi americano e canadese a causa del “suo ruolo chiave nella realizzazione di politiche nocive di Putin”.

I Radicali italiani, oltre alle medaglie, sottolineano le prime persone che hanno rilevato lo scandalo: “Prendiamo atto che il Movimento Cinque Stelle ha cambiato di 180 gradi quasi tutte le sue posizioni politiche prese in passato, tranne gli ammiccamenti con il regime di Mosca. Una tale ambiguità, da parte non solo di un membro del partito ma anche di un ministro degli esteri di un paese della Nato è francamente vergognosa e inaccettabile”, dicono contemporaneamente i leader di Radicali Italiani Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini, Igor Boni.



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