Roberto Bolle: ”sono ancora più orgoglioso di essere riuscito a realizzare un Danza con me”



Il ballerino italiano più famoso del mondo ha 46 anni e ha mosso i primi passi di danza a 7 anni. Mentre torna su Rai Uno con lo show “Danza con me”, rivela: «La danza in tv sembrava follia e sacrilegio, invece mai come quest’anno cura le ferite e porta speranza». «Fin da bambino ho abituato il mio fisico a tanti sforzi: oggi mi alleno 6 o 7 ore al giorno. Un difetto? A casa sono pigro e disordinato»



Statuario, ogni anno di più. Di una perfezione, dietro ogni passo, fatta di ore di lavoro durissimo e certosino, ogni giorno, da quando ha mosso i primi passi di danza, a 7 anni. Oggi che ne ha 46, Roberto Bolle non è solo il primo ballerino della Scala, ma un vero e proprio ambasciatore del balletto che, grazie a lui, è diventato la tradizione tv della sera del primo dell’anno su Rai Uno: «Sembrava follia, sacrilegio, unire danza e tv.

Invece, specie ora, con le ferite ancora aperte per la pandemia, sono ancora più orgoglioso di essere riuscito a realizzare un Danza con me, all’insegna dell’ironia che sproni a non mollare mai». Di certo lei non molla mai. In ogni suo passo di danza tendini e muscoli sembrano arrivare al limite. Come se lei chiedesse l’impossibile al suo corpo. È così? «Sì, è vero. Chiedo tantissimo al mio corpo, ne ho consapevolezza.

La fortuna è che ormai il corpo è abituato, visto che bisogna iniziare quando si è piccoli. Io ho iniziato a 7 anni, a 12 anni sono arrivato a Milano alla Scuola della Scala. Quella che è molto importante è la costanza, come il fisico è abituato a lavorare. Il periodo difficile è stato quello della pandemia proprio per questo: il corpo si era disabituato a questo regime, a questa routine a essere continuamente sollecitato.

Infatti la ripresa dopo il lockdown, per tornare in scena con Bolero e poi con il Bolle and Friends, è stato il periodo più difficile, proprio fisicamente: avevo il dubbio di come il corpo avrebbe reagito dopo tanto tempo che non veniva più sollecitato al ritmo solito, sei o sette ore al giorno abitualmente, da anni».

Con gli anni a questo corpo qualche riguardo in più glielo concede? «Sicuramente con gli anni cambia tutto, non solo la preparazione, anche il dopo spettacolo. I tempi di recupero sono più lunghi. Se ho un periodo molto intenso, poi cerco di stare attento a non sovraccaricarmi di troppi impegni. Quando sei giovane non ci pensi, viaggi, fai tante cose oltre al tuo lavoro. Oggi, devo prendermi cura di me con intelligenza e consapevolezza. E più vai avanti più sviluppi questa “gestione intelligente” del tuo strumento: il tuo fisico».

Emotivamente che segni ha lasciato la pandemia?
«Spno sempre stato molto preoccupato dall’incertezza dei tempi per la ripartenza. Ora poi, che abbiamo appena ripreso a respirare un’aria di normalità, a tornare in scena, ad avere una socialità, ci rendiamo conto proprio in questi giorni che è tutto molto precario, in discussione.

E i tempi saranno più lunghi del previsto. Tutto questo segna, ma mi ha dato anche una nuova forza e consapevolezza di quanto ami fare il mio lavoro. Ho fatto molti sacrifici per tornare ad alto livello, dopo uno stop lungo che non è facile per un atleta, per chi lavora con il corpo, e questo ha confermato a me stesso quanto questa passione per me sia forte, irrinunciabile. Per questo il mio calendario di spettacoli è già pieno fino al 2023».

Bolle, la vediamo perfetto come una statua greca. Ma un difetto, qualcosa che la renda umano, ce l’avrà pure lei. «Certo, tantissimi. Intanto non sono certo bravo come conduttore tv, meno male che ho accanto Serena Rossi e Lillo, che invece è una vera rivelazione come ballerino. Soprattutto sono incredibilmente pigro a casa e disordinato oltre l’immaginazione. Mi devo proprio sforzare, per decidermi a mettere in ordine quando intorno c’è il caos più totale».



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