Fabrizio Frizzi, a cinque anni dalla morte, gli amici Antonella Clerici, Carlo Conti e Flavio Insinna ricordano il conduttore



Questo articolo in breve

La voce diventa tremante in un istante. Le lacrime sembrano voler sopraffare e smettere di nascondersi dietro gli occhiali. Il ricordo di Fabrizio Frizzi, scomparso cinque anni fa per un tumore il 26 marzo 2018, nelle parole di Carlotta Mantovan è intenso. Un breve ripasso: Fabrizio e Carlotta si incontrano durante l’edizione del 2001 di Miss Italia: lui è il presentatore e lei conquista il secondo posto. Quell’evento dà vita a un grande amore: il 3 maggio 2013 nasce Stella, la loro bambina, e nel 2014 si sposano. Ora Carlotta, giornalista e conduttrice, ha aperto Casa Frizzi a Milano il 24 marzo, proprio nel periodo dell’anniversario della scomparsa di Fabrizio.



La dimora, di 250 metri quadrati, inaugurata grazie all’iniziativa dell’Unitalsi, è pensata per accogliere le famiglie dei bambini malati, che necessitano di cure prolungate. Fabrizio è stato ambasciatore, dal 2008 fino alla sua morte, dell’Unitalsi, l’associazione cattolica fondata 120 anni fa, impegnata nel servizio ai malati e nel loro trasporto in pellegrinaggio presso santuari italiani e internazionali. Il presentatore, amatissimo per il suo stile televisivo garbato e per la sua disponibilità alla solidarietà, rimane nel cuore di tutti. E continua a fare del bene. «C’è un messaggio potente di generosità, altruismo, positività, condivisione e speranza in tutto questo.

Lo stesso messaggio che con il sorriso che conoscete promuoveva mio marito», ha dichiarato Carlotta durante l’inaugurazione di Casa Frizzi. In un momento, si è fermata per prendere fiato e controllare l’emozione. Poi ha proseguito: «Guardare agli altri con una mano tesa è un comportamento che si è un po’ perso nella società odierna. Ma insieme si possono realizzare grandi cose, come dimostra Casa Frizzi. E un gesto di aiuto può cambiare la giornata o la vita di qualcuno. Sono certa che mio marito sarebbe orgoglioso e fiero di tutto questo». Oggi il testimonial dell’associazione cattolica è Flavio Insinna. «Fabrizio ci ha lasciato cinque anni fa. Ma se continuiamo a raccontare le persone, ad amarle, loro sono sempre con noi. Così il suo viaggio insieme ai volontari dell’Unitalsi prosegue», ha commentato il conduttore del quiz di Rai 1 L’eredità.

E la sua presenza nella memoria di chi lo ha amato in tv e nella vita rimane viva. «Fabrizio era eccezionale. Io lo ricordo quotidianamente. Nel mio camerino ho la foto di quando è venuto a trovarmi con Carlo Conti, nel periodo della malattia, durante un episodio de La prova del cuoco», afferma Antonella Clerici. Forse anche per questo le succede di parlarne al presente e di riferirsi agli studi romani della Rai intitolati a Fabrizio Frizzi con il vecchio nome, Dear. Lei, Carlo Conti e Fabrizio in Rai erano vicini di camerino e veri amici. «Io ho sperato fino all’ultimo che lui potesse superare la malattia. Anche lui ci sperava. Ricordo che negli ultimi tempi camminava stanco nei corridoi e poi, quando entrava in studio, si rianimava. Fabrizio amava il suo lavoro e il pubblico. E possedeva quel dono della sincerità che i telespettatori da casa avvertivano», racconta Antonella.

Fabrizio Frizzi aveva avuto un malore il 23 ottobre 2017 durante la registrazione del quiz L’eredità.Mentre era in ospedale, era tornato a condurre il gioco Carlo Conti (che glielo aveva affidato per dedicarsi al Festival di Sanremo). Fabrizio aveva poi ripreso la guida del programma dal 15 dicembre 2017 fino al 25marzo 2018, quando, durante la registrazione del game, è stato di nuovo male. «Quella settimana dissi a Carlo di chiedergli di rallentare. Ma lui amava la sua professione. Era un conduttore tutto casa e lavoro, come me e Conti», dice Antonella. Anche per queste somiglianze l’amicizia con Carlotta si è rafforzata. «Ci vediamo, anche in vacanza.

Lei è stata forte nel riprendere in mano la vita e Stella cresce bene. È una bambina bellissima, di straordinaria intelligenza. Suona il pianoforte, canta.Credo sia destinata al mondo dello spettacolo. Somiglia a Fabrizio nel modo di essere», racconta Antonella. «A chi lo ha conosciuto da vicino manca la sua presenza: era disponibile, leale. Al pubblico credo manchi il suo stile. In televisione si è fatto conoscere e apprezzare da generazioni diverse, ha fatto tanto, dalla tv dei ragazzi aDomenica in. Era visto come uno di famiglia.Ora il consumo televisivo è più frettoloso, diviso tra varie piattaforme. Fabrizio ha fatto sempre del bene a chi aveva difficoltà, anche in maniera discreta, ha donato il midollo a una ragazza malata (nel 2000 a una bambina, ndr). Spero che rimanga nei cuori delle persone.

Oggi credo che la sua cifra stilistica sia ben rappresentata da Carlo Conti». Ed eccolo, Carlo Conti, pronto a schermirsi. «Appartengono alla generazione di Fabrizio anche Gerry Scotti e Paolo Bonolis. E nuovi conduttori si stanno affermando, come Alessandro Cattelan, StefanoDe Martino, Massimiliano Ossini», dice Conti che si prepara a condurre il 10 maggio i David di Donatello. «Nel cuore di chi l’ha conosciuto, il ricordo di Frizzi non si cancellerà mai. Fabrizio fa parte della storia della nostra tv». Il presentatore, sposato dal 2012 con la costumista Francesca Vaccaro da cui ha avutoMatteo, 9 anni, racconta anche il lato paterno di Fabrizio. «Io e lui siamo diventati papà da grandicelli e questo aspetto ci ha unito ancora di più. Lui, di fronte a qualche preoccupazione, teneva tutto dentro, ci stava male.

Io invece tendo a relativizzare. A voltemi chiedeva consiglio.Mi chiamava Babbo- Carlo, tenendo attaccate le due parole. E ora Stellami chiama ancora così». Dai ricordi del conduttore si percepisce una memoria affettuosa. Lui che, riprendendo inmano le chiavi del quiz L’eredità, non era riuscito a non commuoversi pensando alla morte di Fabrizio. «Negli anni aveva costruito attorno a sé un reticolo di amore.Non era solo un grande professionista che aveva conquistato il rispetto del pubblico, era amico di tutti. Per me era un fratello. Oggi mi mancano la sua risata, i suoi abbraccioni, la sua allegria. E mancano le nostre chiacchierate». Parlare con Fabrizio era ogni volta un’avventura dell’anima. Sapeva essere profondo e giocoso. E sapeva sorprendere. Come quella volta che a chi scrive è capitato di vederlo pregare solo alle due di notte davanti alla Grotta dellaMadonna di Lourdes, in Francia. Era il 2013. Era per l’Unitalsi. Era per fare Bene.



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