Giulia Tramontano scriveva alla mamma: «Sento sempre un sapore di ruggine in bocca». Voleva fare lo stesso con l’amante?



Sento sempre un sapore di ruggine in bocca, qualsiasi cosa mangi. Davvero non ne posso più e poi con questo reflusso è peggio”. A scriverlo in un messaggio inviato alla mamma era stata Giulia Tramontano, l’agente immobiliare di 29 anni uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello, 30 anni, il 27 maggio scorso a Senago, in provincia di Milano. La ragazza era incinta al settimo mese. Con lei è morto anche il suo bambino, che avrebbe voluto chiamare Thiago.



In un altro messaggio indirizzato a un’amica, Giulia aveva scritto: «Lo stomaco mi uccide, mi sento una pezza, mi sento drogata». Queste frasi sono la prova del fatto che il compagno della vittima avrebbe tentato a lungo di avvelenare lei e il bambino, somministrandole di nascosto del veleno per topi. I messaggi risalgono al gennaio 2023, l’inizio del periodo di gravidanza. I tentativi di avvelenamento proseguivano quindi da mesi.

Il sospetto è stato ulteriormente confermato nei giorni scorsi dai risultati dell’autopsia e degli esami tossicologici. Si legge infatti nelle conclusioni del medico legale: «Tali analisi hanno inequivocabilmente dimostrato la presenza di bromadiolone (il topicida, ndr), sia nel sangue, nei parenchimi (i tessuti, ndr) e nei capelli di Giulia Tramontano, sia nei tessuti e nei capelli fetali». Impagnatiello, nel frattempo, fingeva di aver accolto con gioia la nascita del bambino, prevista a luglio. Al punto tale che il 17 marzo scorso, un paio di mesi prima di uccidere Giulia e il figlio che portava in grembo, aveva organizzato a casa loro un “gender reveal party”, una festa diventata di uso comune anche in Italia, in cui i genitori annunciano ad amici e parenti il sesso del nascituro. Ora Impagnatiello è accusato di omicidio volontario e procurato aborto. Le ultime rivelazioni rafforzano le ag gravanti della premeditazio ne e della crudeltà.

Giulia Tramontano e Alessandro Impagnatiello convivevano da due anni. Negli  ultimi tempi Giulia aveva scoperto che lui la tradiva con una ragazza di 22 anni conosciuta nel locale di Milano in cui lavorava come barman. La coppia era dunque “scoppiata” e Giulia, malgrado avesse deciso di proseguire la gravidanza, era pronta a lasciare Alessandro. Ad aprile, però,  c’era stato un ravvicinamento. I due erano stati insieme a Ibiza. Ma anche su questa circostanza potrebbero aleggiare sospetti. Impagnatiello potrebbe aver provato a causare un aborto anche quando lui e Giulia si trovavano in vacanza. «La costringeva agite estenuanti in bicicletta e non solo», raccontano i conoscenti.

All’amante, rimasta anche lei incinta di Impagnatiello nel 2022 per poi interrompere la gravidanza, diceva che la storia con Giulia era finita e che il viaggio a Ibiza era stato fatto perché Giulia era depressa. Un castello di bugie che a un certo punto è crollato. Le famiglie Tramontano e Impagnatiello erano a conoscenza di tutto. Nel pomeriggio del 27 maggio Giulia e l’amante di Alessandro si erano incontrate, solidarizzando. La ventinovenne aveva deciso che al suo ritorno a casa avrebbe affrontato il compagno a viso aperto e lo avrebbe lasciato definitivamente. Mentre rientrava,

intorno alle 18, lui cercava su Internet «come pulire una vasca dalle bruciature». Era già avanti, aveva già un piano per liberarsi di lei e di Thiago quella stessa sera. Il delitto è avvenuto alle 19.05. Giulia è entrata in casa e lui l’ ha accoltellata alla gola con un coltello da cucina. Poi ha continuato a colpirla in tutto il corpo. Si legge ancora nei risultati dell’autopsia: «Giulia Tramontano è morta dissanguata per le 37 coltellate inferte dal compagno».

La ragazza sarebbe morta soltanto dopo aver ricevuto l’ultima coltellata. Ma non avrebbe tentato di reagire, forse non ne aveva la forza. La morte di Thiago è avvenuta in conseguenza di quella della madre. Dopo l’omicidio, Impagnatiello ha sistemato il cadavere nella vasca da bagno e ha tentato di bruciarlo, ma non ci è riuscito. Alle 23, dopo aver pulito tutto, l’ ha trascinato giù per le scale e l’ha portato nel box. Qui ha provato un’altra volta a bruciarlo, ancora senza successo, e l’ha quindi trasportato fino in cantina. Il giorno dopo ha denunciato la scomparsa di Giulia ai carabinieri. Il suo racconto è sembrato subito poco credibile.

Tre giorni dopo ha confessato l’omicidio e ha indicato ai carabinieri il luogo in cui aveva nuovamente trasferito il corpo, a 500 metri da casa, nell’intercapedine tra altri due box. Nelle sue confessioni, però, si è contraddetto. Prima ha dichiarato di aver colpito Giulia per non farla soffrire. Lei si sarebbe procurata dei tagli alle braccia dicendo che non voleva più vivere. In un secondo momento, invece, ha detto di averla uccisa per stress, perché non riusciva più a sopportare la situazione, che stava compromettendo anche il lavoro. Impagnatiello, inoltre, ha fatto di tutto per cancellare le tracce. Lo ha fatto anche in modo maldestro davanti alle telecamere, che infatti lo hanno ripreso. Ha girato per Senago in compagnia della madre, chiedendo se le telecamere di videosorveglianza avessero per caso ripreso Giulia.

Evidentemente, servendosi della madre, cercava di crearsi un alibi. Ma nascondersi è stato impossibile. I risultati delle analisi effettuate sui suoi dispositivi informatici hanno dato altre importanti risposte in merito ai tentativi di avvelenamento e dunque all’aggravante della premeditazione. Proprio nel gennaio scorso, quando Giulia aveva scritto alla madre dicendo di sentire l’amaro in bocca, un sapore di ruggine nel cibo e le fitte allo stomaco, Impagnatiello aveva cercato su Internet «quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona». Ma anche «come uccidere un feto con il veleno ». Già a dicembre, tra l’altro, stando all’informativa degli investigatori, Impagnatiello cercava su Internet il motivo per cui il veleno non stesse facendo effetto e quanto tempo ci volesse perché agisse.

Dunque ci stava provando da prima. Solo in un secondo momento avrebbe scoperto che, quando viene mescolato a bevande calde, il topicida perde potenza. Adesso Impagnatiello è detenuto nel carcere di San Vittore a Milano. Tuttavia le indagini non sono terminate. Il sospetto è che Impagnatiello volesse attuare lo stesso piano per la sua giovane amante. La ventiduenne potrebbe essere scampata alla morte per miracolo. La giovane ha pubblicato una fotografia da un luogo di vacanza, con questa frase: «Tutti noi abbiamo due vite, la seconda inizia quando capiamo di averne una». I carabinieri, inoltre, ipotizzano che l’arrestato abbia avuto un complice, almeno per spostare e nascondere il corpo di Giulia. Individuarlo, però, risulterebbe un’operazione molto complicata. L’incrocio dei dati ottenuti dalle celle telefoniche non offre certezze. Inoltre la casa era frequentata da tante persone, tra amici e parenti. Una quantità tale da confondere eventuali tracce sospette. Nel frattempo Chiara, la sorella di Giulia, ha ricordato la ragazza e il piccolo Thiago con un commovente messaggio a tre mesi dal terribile omicidio.



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