Monitorato e captato da un mezzo giornalistico caratterizzato da «autorità, impatto e illecitezza incontenibili». Queste le parole del principe Harry. Il secondogenito di re Carlo III è ritornato a Londra per la prima volta dopo i funerali del 19 settembre della nonna Elisabetta (e dall’uscita della sua discussa ma popolarissima autobiografia Spare) per partecipare a tre delle quattro udienze preliminari presso l’Alta Corte di Giustizia riguardo al caso che contrappone il duca di Sussex e altri ricorrenti a Associated Newspapers, l’editore proprietario dei tabloid Daily Mail e Mail on Sunday.
Le imputazioni nei confronti dei giornali comprendono l’impiego di “microspie” inserite negli autoveicoli e nelle abitazioni di alcuni vip, l’intercettazione di chiamate private (il cosiddetto hacking telefonico) e condotte disoneste: alcuni giornalisti si sarebbero travestiti per ottenere illecitamente informazioni. Gli episodi oggetto della denuncia coprono un periodo che va dal 1993 al 2011 (i ricorrenti affermano di aver intrapreso l’azione legale ora poiché hanno scoperto solo di recente di essere stati vittime di raccolta illegale di dati), allorquando direttore del Daily Mail era Paul Dacre, attualmente in “lista d’attesa” per ricevere un titolo nobiliare. Dacre ha sempre respinto l’accusa che il suo giornale abbia fatto uso di pratiche illegali per ottenere notizie, mentre l’editore ha etichettato le imputazioni come «calunnie assurde». Harry, per il ritorno in patria a scopo legale, ha mostrato uno sguardo audace e un pizzico di fascino di chi è sicuro delle proprie ragioni, attirando l’attenzione e mettendosi sotto i riflettori per la quinta volta dal 2020, anno in cui ha abbandonato il Regno Unito.
L’udienza in tribunale, attraverso un memoriale scritto, è diventata la sua opportunità per criticare nuovamente il panorama mediatico britannico. “Quando siamo stati intercettati, io e mio fratello eravamo abbastanza giovani: avevo appena 21 anni. E stavamo avendo conversazioni private riguardo alle foto di nostra madre, defunta, che erano state divulgate al pubblico”, ha affermato il duca di Sussex. Nel corso degli anni, il Palazzo gli avrebbe celato informazioni sulla possibilità di intraprendere un’azione legale contro le invasioni dei media. “Ho iniziato a consultare un legale della famiglia reale solo quando ho iniziato a frequentare mia moglie e sono state pubblicate notizie diffamatorie su di lei”. Il riferimento riguarda quei titoli sessisti e razzisti che gran parte della stampa britannica ha riservato a Meghan fin dall’uscita delle prime foto – era l’autunno del 2016 – che confermavano l’inizio della sua relazione con il principe. Questo tema è stato ampiamente sfruttato dagli americani disertori, a partire dall’intervista a Oprah Winfrey – in cui si è menzionato anche il dibattito sul colore della pelle del primogenito Archie all’interno della famiglia reale – fino al documentario che la coppia ha realizzato per Netflix, che rivela le dinamiche che regolano gli uffici dei membri più anziani del clan Windsor con i principali media britannici. In sintesi, i giornali sono assetati di scoop sensazionali sulle alte sfere reali.
E gli staff cercano di salvaguardarsi “vendendo” notizie relative a chiunque non sia il proprio protetto. Perde, insomma, chi ha meno potere di persuasione. E spesso con il cerino in mano sono rimasti i duchi di Sussex. Tuttavia, a leggere la deposizione di Harry, l’approccio per niente protettivo della famiglia reale nei suoi confronti (e, va detto, anche nei confronti di William) sarebbe iniziato molto prima della sua unione con la ex signorina Markle. «Mi è stato chiarito che la famiglia non si sarebbe seduta al banco dei testimoni perché ciò avrebbe significato aprire potenzialmente un barattolo di vermi (che suona tipo vaso di Pandora, ndr)». La causa è stata intentata a ottobre, ma ci sono voluti quasi sei mesi perché arrivasse in tribunale. E gli avvocati dei tabloid stanno premendo affinché venga archiviata. A questa evenienza Harry ha riservato le parole più dure: «Ingiusto non è una parola abbastanza forte per descrivere il fatto che si stia cercando di impedirmi di presentare la mia richiesta.
Sono profondamente preoccupato per il potere incontrollato, l’influenza e la criminalità di Associated». Insomma, Harry va all’attacco con una sicurezza tale da far pensare che abbia, almeno in parte, le spalle coperte dalla sua famiglia. Eppure, nessuna riappacificazione appare all’orizzonte. Carlo ha fatto rispondere alle richieste di incontro da parte di suo figlio che l’agenda glielo impediva, visto che l’arrivo del duca è coinciso in parte con la trasferta tedesca sua e di Camilla. William, invece, pare che prima di trasferirsi nel Norfolk per le vacanze pasquali a godersi i figli, abbia accettato di fare una passeggiata con il fratello minore nei giardini di Frogmore (Harry fino alla prossima estate avrà ancora le chiavi del cottage). Il duca di Sussex era desideroso di tastare il terreno prima dell’incoronazione del padre, alla quale sta seriamente pensando di partecipare. William avrebbe accettato questi quattro passi che però, riferiscono alcune fonti, non avrebbero contribuito a riavvicinarlo al fratello. «Con lui ha chiuso», hanno riferito alcuni dei suoi più cari amici. Il tempo, in questo caso, non sembra riuscire a rimarginare la ferita.
Add comment