La lotta di Claudio De Luca contro la burocrazia: un disabile rinchiuso in casa a causa di una sedia elettrica guasta



La disavventura di un rinomato chef italiano intrappolato dalla burocrazia Claudio De Luca, un prestigioso chef con esperienze internazionali a New York e Chicago, si trova ora prigioniero nella propria abitazione. La ragione? Non una barriera fisica, ma il labirinto della burocrazia italiana.



Il contesto

Affetto da una rarissima forma di distrofia, De Luca ha bisogno di una sedia a rotelle elettrica per muoversi e mantenere una certa indipendenza. Ma da quando la sua sedia si è guastata, l’Asl ha tardato a fornire l’assistenza necessaria.

La sedia: tra speranza e delusione

La sedia a rotelle automatizzata era essenziale per la mobilità di De Luca, permettendogli di vivere autonomamente nel suo quartiere di Boccea. Dopo un guasto iniziale e un tentativo fallito di riparazione, l’indispensabile strumento si è definitivamente rotto, lasciando Claudio confinato tra le mura di casa.

Sotto il sole cocente: una lotta estiva

Durante le giornate torride di luglio, Claudio ha affrontato situazioni al limite, rimanendo bloccato all’aperto a causa del malfunzionamento della sua sedia, nonostante abbia un pacemaker e un defibrillatore. La sua richiesta di assistenza urgente presso l’Asl ha riscontrato solo rinvii e promesse non mantenute.

Risposte insoddisfacenti e il desiderio di autonomia

La risposta ricevuta dall’Asl – di essere oberati di lavoro e di affrontare lunghi tempi d’attesa – ha suonato come un freddo conforto per De Luca. Se la sua sedia fosse stata riparata tempestivamente, avrebbe potuto continuare a vivere la sua vita con autonomia, realizzando anche il sogno di aprire un nuovo locale con sua moglie. Invece, la sua abilità culinaria rimane inutilizzata, ostacolata da barriere burocratiche ben più alte di qualsiasi ostacolo fisico.

Una carrozzina come estensione della vita

Le parole di De Luca esprimono la frustrazione di chi si sente incompreso: “Mi hanno detto che la sedia si è guastata perché l’ho usata troppo. Ci vivo su quella sedia, ci trascorro intere giornate e tento di muovermi per portare avanti la mia vita”.

In chiusura, la storia di Claudio De Luca è un monito sulla necessità di rendere le istituzioni più sensibili e reattive alle esigenze di coloro che affrontano sfide quotidiane e desiderano semplicemente vivere la propria vita con dignità e autonomia.



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