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Pestato a sangue in carcere: Alberto Scagni esce dal coma farmacologico



Alberto Scagni, il detenuto che era in coma farmacologico dal 22 novembre a seguito di un brutale pestaggio in carcere, ha finalmente ripreso coscienza. L’aggressione, avvenuta nel carcere di Genova, ha messo a rischio la vita di Scagni, che sta scontando una pena di 24 anni e 6 mesi per l’omicidio della sorella Alice Scagni.



Un’aggressione durata ore L’aggressione subita da Alberto Scagni è stata particolarmente violenta e prolungata, durando ben 3 ore. La madre di Scagni, in visita alla cella in cui è avvenuto il pestaggio, ha descritto la scena come terrificante, con sangue ovunque e la cella che sembrava il teatro di una sommossa. Alberto Scagni è stato colpito ripetutamente con uno sgabello in faccia, subendo gravi fratture ossee che hanno richiesto già due interventi chirurgici.

Primo risveglio dal coma indotto Il primario di Rianimazione di Asl 1 ha confermato il risveglio di Alberto Scagni dal coma farmacologico. Questo significa che è stata aperta una “finestra neurologica” che consente di interrompere temporaneamente la sedazione per valutare le sue condizioni neurologiche. Tuttavia, nonostante questo progresso, la vita di Scagni rimane in pericolo. Pur essendo in grado di eseguire comandi semplici al suo risveglio, il paziente è ancora dipendente dalle macchine di supporto vitale, e il suo distacco da esse è incerto. La sua storia continua a sollevare questioni riguardo alla sicurezza nelle carceri italiane e alla protezione dei detenuti vulnerabili.



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