Michela Andretta muore a 29 anni in clinica a Roma: mancava il reparto di rianimazione, pratica legale



Michela Andretta, una maestra di ballo di 29 anni, ha tragicamente perso la vita a seguito di un intervento chirurgico per rimuovere un angioma presso la clinica Fabia Mater a Roma. La procedura, normalmente classificata come elettiva e non urgente, ha sollevato questioni sulla sicurezza e l’adeguatezza delle strutture mediche private.



L’incidente è avvenuto dopo che Andretta è stata sottoposta a un’operazione apparentemente di routine. Inizialmente, la donna aveva riferito di essere stata rapita e quasi annegata da individui incappucciati, una storia che in seguito si è scoperta essere un tentativo di coprire un tentativo di suicidio.

Nel contesto delle strutture sanitarie di Roma, la clinica Fabia Mater si distingue come una struttura di media grandezza con 89 posti letto, di cui 12 dedicati alla chirurgia generale. La regione Lazio, complessivamente, dispone di 1.779 posti letto di chirurgia generale, suddivisi tra ospedali pubblici e cliniche private convenzionate, con una significativa presenza di strutture private che rappresentano quasi il 45% del totale.

Mauro Casanatta, direttore generale dell’Aiop Lazio, associazione che rappresenta l’ospitalità privata nella regione, ha commentato che tutte le strutture sanitarie sono soggette a controlli rigorosi e periodici da parte delle autorità sanitarie. Questi controlli, effettuati ogni sei mesi, mirano a garantire la qualità dell’assistenza e la sicurezza delle operazioni chirurgiche. Tuttavia, anche con tali misure, il rischio zero non può essere garantito, soprattutto in operazioni considerate di basso rischio, dove può sempre verificarsi una complicazione inaspettata.

L’incidente ha sollevato preoccupazioni su come operazioni di routine possano trasformarsi in tragedie e ha messo in luce la necessità di una supervisione ancora più stringente delle pratiche chirurgiche, soprattutto in cliniche che non dispongono di unità di terapia intensiva o reparti di rianimazione immediatamente accessibili.

Nel frattempo, il fidanzato di Andretta, un ex calciatore, ha espresso il suo dolore e incredulità riguardo al tragico esito di quello che doveva essere un semplice intervento. Mentre la comunità e la famiglia di Michela chiedono chiarezza e giustizia, le autorità hanno avviato un’indagine per determinare le circostanze esatte della sua morte e valutare eventuali negligenze o errori medici.



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