Un giovane di 20 anni è stato vittima di una violenza brutale, perpetrata da un conoscente nella zona della Magliana, a Roma. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il ragazzo è stato violentato, filmato con un cellulare durante l’aggressione e infine abbandonato in strada, ferito e in stato di shock.
La terribile vicenda è iniziata come una serata tra amici. Il giovane aveva incontrato un coetaneo, un conoscente, per uscire insieme. Dopo aver frequentato alcuni locali, i due si sono recati in un appartamento occupato nella periferia romana. Qui, approfittando delle precarie condizioni del ragazzo, che aveva bevuto e non era in grado di reagire, l’amico lo ha aggredito. Un terzo individuo, presente sul posto, non solo non è intervenuto, ma ha ripreso l’intera scena di violenza con il proprio telefono.
Al termine dell’aggressione, i due hanno abbandonato la vittima in strada, lasciandola in gravi condizioni. Il ragazzo, nonostante il trauma, è riuscito a chiamare i soccorsi ed è stato trasportato d’urgenza in ospedale, dove è stato sottoposto alle prime cure e ascoltato dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato. I medici lo hanno dimesso con una prognosi di oltre 40 giorni, a testimonianza della gravità delle ferite fisiche e psicologiche subite.
Grazie alle indicazioni fornite dalla vittima, gli agenti sono riusciti a rintracciare rapidamente il presunto aggressore principale, un ventenne come lui, e ad acquisire il filmato incriminato che documenta la violenza. Entrambi gli uomini coinvolti – sia chi ha materialmente compiuto lo stupro sia chi lo ha filmato – sono stati denunciati a piede libero per il reato di violenza sessuale aggravata. L’ipotesi di accusa include le circostanze aggravanti della crudeltà, dell’aver agito in gruppo e della documentazione dell’illecito.
Questo raccapricciante episodio riaccende i riflettori sulla violenza di genere, che colpisce purtroppo anche gli uomini, e sul fenomeno del cyber-vergogna, in cui la brutalità non si esaurisce nell’aggressione fisica ma prosegue con la sua registrazione, moltiplicando il danno psicologico per la vittima. Il caso è ora nelle mani della Procura di Roma, che dovrà valutare anche la responsabilità di chi, detenendo il video, potrebbe aver contribuito a perpetuare l’orrore.



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