Achille Costacurta, figlio dell’ex calciatore Billy Costacurta e dell’attrice Martina Colombari, ha recentemente condiviso la sua storia di lotta contro la dipendenza da droghe in un’intervista a La Repubblica. Dopo aver attraversato un periodo difficile, ha intrapreso un percorso di rinascita a Palermo, cercando di superare gli errori del passato. Tra le sue esperienze più traumatiche, Achille ha rivelato: “Ho provato a togliermi la vita con sette boccette di metadone”, un gesto disperato che ha avuto luogo quando aveva solo 17 anni, mentre si trovava in un centro penale minorile a Parma.
In quell’epoca, Achille ha vissuto un anno e sette mesi di intensa sofferenza. “Nessuno sa spiegarsi come io sia ancora vivo”, ha dichiarato, riflettendo su quanto accaduto. Oggi, afferma di sentirsi “rinato”, evidenziando un netto miglioramento nella sua vita. “Non tocco droghe, sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori. Prima litigavamo ogni giorno, ora siamo uniti. Se torno tardi, li chiamo”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza della famiglia nel suo processo di guarigione.
Achille ha anche condiviso il suo sogno di aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down, un progetto che lo appassiona profondamente. “Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco”, ha affermato, esprimendo il desiderio di restituire alla comunità ciò che ha ricevuto. Riguardo al suo passato, ha raccontato di essere finito in un centro penale minorile all’età di 15 anni, a causa di un episodio in cui furono trovati due coltelli nel suo armadietto a scuola. “Non volevo fare male a nessuno, ero solo un ragazzo pieno di paranoie”, ha spiegato, evidenziando le sue fragilità.
Il suo incontro con le sostanze stupefacenti è avvenuto in un momento cruciale della sua vita. Achille ha iniziato a fare uso di droghe al compimento del diciottesimo anno, sviluppando una dipendenza che lo ha portato a consumare sostanze per otto mesi. Tra queste, ha menzionato la mescalina, un allucinogeno messicano. “Quando sei sotto, ti senti Dio e io pensavo di poter aiutare il mondo intero. Regalavo le mie collane d’oro ai barboni, aiutavo i ragazzi che fumavano crack portandoli a casa a fare una doccia. Ma in realtà mi stavo distruggendo. Le droghe sono il demonio. E il demonio ti prende e ti porta via”, ha raccontato con una lucidità che colpisce.
Oggi, Achille Costacurta si sente un uomo nuovo, grato per il percorso intrapreso per liberarsi dalle dipendenze. Ha trovato nella Sicilia un ambiente favorevole al suo recupero, dove ha potuto godere di momenti di tranquillità e riflessione. “L’isola mi ha dato la possibilità di fare passeggiate a Monte Pellegrino, a far visita all’eremita e di frequentare lo stadio per tifare Palermo”, ha spiegato, evidenziando come il cambiamento di ambiente abbia influito positivamente sulla sua vita. “Avevo bisogno di cambiare aria, Milano mi metteva ansia”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza di un contesto sereno nel suo processo di guarigione.
La storia di Achille è un esempio di resilienza e speranza. La sua volontà di aiutare gli altri, unita alla sua esperienza personale, rappresenta un messaggio potente per chi si trova in situazioni simili. Con il suo progetto di aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down, Achille Costacurta non solo cerca di costruire un futuro migliore per sé stesso, ma anche di fare la differenza nella vita degli altri, dimostrando che è possibile superare anche i momenti più bui.
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Monica



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