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Addio a Shankar, l’elefante che ha vissuto una vita di solitudine in un recinto



Shankar. Cavolo, che storia triste. Lui era l’unico elefante africano nello zoo di Delhi… e adesso non c’è più. Aveva solo 29 anni, che per un elefante è tipo la giovinezza. La cosa che fa incazzare di più? Ha passato praticamente tutta la sua esistenza solo, rinchiuso e dimenticato in un recinto. Roba che ti spezza davvero il cuore.



Il copione, purtroppo, è il solito. Mercoledì scorso lui rifiuta di mangiare, sparisce l’appetito – grande classico quando un animale sta male – e in poche ore crolla a terra. I veterinari ci provano, fanno il possibile, ma niente: dopo quarantacinque minuti di tentativi, il cuore si ferma. E la causa? Boh, per ora nessuno lo sa. Hanno pure aperto un’indagine interna, stando al direttore. Che novità.

Arrivato in India nel ’98, insieme a un “collega” come regalo diplomatico dallo Zimbabwe. Solo che il compagno dura poco: dopo tre anni, puff, morto anche lui. Da lì, Shankar rimane solo. Hanno pure provato a infilarlo in mezzo agli elefanti asiatici dello zoo, ma non ha funzionato. Elefanti africani e asiatici sono diversi come la notte e il giorno… finisce che viene ulteriormente isolato. Non proprio ciò che si dice una compagnia stimolante, eh?

Chiunque l’abbia conosciuto dice che, da giovane, era vivace e tutti lo amavano. Ma senza il suo amico, Shankar chiude il rubinetto ai rapporti sociali. Come dargli torto? Dal 2012 addirittura in un recinto nuovo pensato apposta per separarlo del tutto dagli altri. E questa sarebbe cura degli animali? C’è pure una legge dal 2009 che vieta di lasciare un elefante da solo per più di sei mesi… e invece lui, sempre solo.

Associazioni, attivisti, animalisti – tutti che lo urlavano da anni che la situazione era una vera schifezza. Niente condizioni dignitose, nessuno che si assume la responsabilità. Qualcuno lancia una petizione online nel 2021 per portarlo in un santuario, ma la giustizia indiana la fa cadere nel vuoto. Aggiungici che persino la World Association of Zoos and Aquariums ha scaricato lo zoo di Delhi per come trattava Shankar. Roba da non credere.

Ma dai, ancora oggi ci chiediamo se sia normale tenere elefanti dentro quattro mura, quando ormai perfino i ragazzini delle elementari sanno che sono animali sociale, intelligenti, hanno bisogno di una ‘famiglia’. E lo ripeto, sono Paesi interi – tipo Argentina e Australia – che li stanno spostando nei santuari. Che forse, un motivo c’è?

Sai cosa fa più male? Un elefante africano potrebbe vivere più di settant’anni, ma Shankar ha fatto neanche la metà. È morto tra le sbarre, senza malattie gravi, solo tanto abbandono. Dicono “di solitudine”, che sembra una battuta, ma mica lo è. Solitudine vera, roba che lascia il segno. Speriamo almeno serva a smetterla di segregare animali così in gabbie senza senso. Ma vai a sapere, eh.



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