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“Antifascismo è violenza pura” Corriere travolto! A Rampini sfugge la verità che abbatte la feccia e la sua narrativa indecente dopo l’omicidio di Charles Kirk



Il presunto attentatore di Charlie Kirk, il 22enne Tyler Robinson, avrebbe lasciato messaggi eloquenti: «Beccati questo, fascista» e «Bella ciao» sarebbero stati incisi su un proiettile. Elementi che fanno pensare a una vicinanza culturale con l’universo Antifa, la galassia che si definisce “antifascista” e che in alcune sue frange ha abbracciato la violenza come strumento politico, in nome di una missione “resistenziale”.



Di fronte a episodi come questo, una parte del mondo progressista tende a interpretare tali atti come reazioni all’estremismo trumpiano: una violenza deprecabile, ma letta come risposta al clima creato dall’ex presidente. In rete circolano anche voci che spingono oltre, attribuendo colpe alla vittima stessa: alcuni utenti sui social hanno scritto che Charlie Kirk “se l’era cercata”, in quanto sostenitore del Secondo Emendamento e volto di spicco del conservatorismo americano.

Tuttavia, accanto a posizioni estreme e minoritarie, esiste un fronte democratico sinceramente colpito, che condanna senza ambiguità l’attacco. Eppure anche in questo campo spesso emerge il riflesso di paragonare la violenza subita da figure conservatrici alle azioni dei sostenitori di Trump durante l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

Che l’America conosca da tempo la violenza dell’estrema destra è indiscutibile. Ma secondo l’analisi di Federico Rampini, è un errore ridurre la spirale di estremismi al solo fenomeno Trump, come se tutto avesse inizio con lui. Si tratta di un vizio interpretativo diffuso, che rischia di cancellare un dato essenziale: la violenza politica negli Stati Uniti – e altrove – ha radici storiche molto precedenti all’ascesa del tycoon.

Se verrà confermato il coinvolgimento diretto di Tyler Robinson nell’omicidio di Kirk, con l’uso di simboli e slogan legati alla cultura radicale di sinistra, non si tratterebbe infatti di una novità assoluta, ma dell’ennesima manifestazione di una lunga scia di estremismi che attraversa la storia americana ben oltre la stagione di Trump.



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