Mamma mia, che casino. Il maltempo s’è abbattuto sulla costa romagnola come una furia: roba da film apocalittico, altro che. Arrigo Sacchi, uno che di tempeste ne ha viste ma mai così, lo dice chiaro: “Un vero disastro, non ricordo niente di simile. Mi ritengo fortunato ad essere ancora qui.” Capito il livello? Gira fuori casa, in mezzo alle rovine di Milano Marittima, e si guarda attorno come uno che fatica a credere ai propri occhi. Pineta devastata, pini sradicati come fossero stecchini – scene che ti fanno venire i brividi, davvero. “Vedere quei pini buttati giù dalla terra è inquietante,” aggiunge Sacchi, e come dargli torto.
Ma il bello – si fa per dire – è che altrove è andata pure peggio. Pioggia, vento, alberi volati sulle macchine parcheggiate, tetti sventrati… Un mezzo inferno scoppiato nel cuore della notte, tra le 4 e le 4:40. Trenta minuti scarsi e la zona residenziale non la riconosci più.
La mattina dopo, la gente ancora stordita dalla botta, Vigili del Fuoco ovunque, motoseghe che urlano, camion che tirano via tronchi come in una scena da film catastrofico. A terra, solo alberi sdraiati sull’asfalto, rami dappertutto, e la gente che si guarda intorno come a dire: “Ma che cavolo è successo?”
Sacchi lo confessa: “Io, sinceramente, non mi sono accorto di niente stanotte. Dormivo. Mi sono svegliato e ho visto il disastro… la prima cosa che ho pensato? Sono davvero fortunato a essere ancora vivo. Un’esperienza che non avevo mai vissuto, roba da toglierti il fiato.”
E poi, due anni fa – ricordate l’alluvione in Emilia Romagna? Ecco, Sacchi allora aveva già detto che la natura quando si incazza non ce n’è per nessuno. Quelle immagini di acqua ovunque, le città sott’acqua, gli hanno riportato a galla i ricordi da bambino: quando il Senio uscì dagli argini e si portò via tutto. “Mi sembra ieri: sacchi di sabbia ovunque, tutti a salire ai piani alti di corsa. Una paura che non ti scordi.”
Insomma, adesso resta solo da tirare su le maniche e vedere cosa si salva. E sperare che la prossima volta la natura decida di prendersi una pausa.



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