Artiom Naliato, 21 anni, adottato da una famiglia di Tribano (Padova), aveva deciso di tornare in Ucraina per unirsi alla Legione internazionale. Dopo un breve rientro in Italia, partì di nuovo il 1° giugno. Lunedì, durante l’addestramento nei pressi di Kiev, un missile russo ha colpito il quartier generale dove era di stanza. Ricoverato in ospedale, il decesso è stato confermato da un commilitone tramite Messenger e successivamente dal sindaco tramite un post su Facebook .
Il sindaco Massimo Cavazzana, presentando la notizia, ha scritto: “Ci stringiamo con affetto e dolore attorno alla famiglia che lo ha accolto e cresciuto con amore. Oggi Tribano perde un suo figlio. Il vuoto che lascia è profondo, ma lo ricorderemo per il coraggio delle sue scelte” . Ha aggiunto: “Aveva deciso di combattere una guerra per difendere una terra che aveva nel cuore. Una scelta difficile, drammatica, ma animata da un senso di appartenenza e di responsabilità che non possiamo che rispettare” .
Adottato all’età di 12 anni, Artiom era cresciuto a Tribano e aveva rintracciato un fratello in Ucraina nell’agosto 2022. Dopo un primo viaggio per cercarlo, era rientrato in Italia ma, motivato dal legame con la sua terra di origine, aveva scelto di arruolarsi nell’esercito ucraino .
Il giovane lavorava come addetto alla sicurezza presso Aries Srl di Vicenza, non aveva completato gli studi, ma era considerato una persona “intelligente” e determinata . La notizia ha colpito non solo la sua famiglia adottiva ma anche la comunità scolastica e professionale.
Nella provincia di Padova, Artiom è la seconda vittima di origini ucraine: nel 2023 morì a causa di un colpo di mortaio Oleh Dozydenko, residente a lungo nel capoluogo .
È stata annunciata una veglia commemorativa per venerdì alle 21, presso il Duomo di San Lorenzo a Conselve (Padova). La cerimonia servirà a ricordare un giovane che, in poche settimane, ha lasciato un segno profondo: non solo per la scelta di tornare a combattere, ma anche per il suo impegno e la sua determinazione.
La vicenda di Artiom Naliato rappresenta una testimonianza del legame mantenuto da molti emigrati di seconda generazione con la terra d’origine. La decisione di lasciare un’esistenza tranquilla in Veneto per rischiare la vita sul fronte ucraino esprime una profonda fedeltà e un forte senso di giustizia, valori che – secondo il sindaco – meritano rispetto e riconoscimento.
Secondo fonti ucraine, Artiom faceva parte della Legione internazionale di difesa territoriale e si trovava insieme ad altri volontari nel campo di addestramento quando il bombardamento ha provocato la tragedia .
Il ministro degli Esteri e le autorità italiane non hanno rilasciato al momento commenti ufficiali. Resta aperta la questione sui rischi affrontati destinati in particolare ai volontari stranieri in Ucraina e sulla difficoltà per le comunità locali di elaborare il dolore per perdite lontane ma tanto vicine dal punto di vista affettivo.
Il sacrificio di Artiom, così giovane e determinato, riporta l’attenzione sulla complessità delle scelte individuali in un conflitto che prosegue da oltre tre anni e coinvolge, oltre ai militari professionisti, anche cittadini spinti da motivazioni personali, familiari, etiche.
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