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Avvistato un grande squalo bianco a Malta. L’esperto avverte: “È presente anche in Sicilia”



Sabato 10 maggio, un grande squalo bianco è stato avvistato mentre nuotava vicino alla costa di Sliema, una delle località turistiche più frequentate sull’isola di Malta. L’episodio è stato documentato dai proprietari di un lido, che hanno ripreso l’animale in un video poi diventato virale sui social media. L’avvistamento ha generato numerose domande e timori, alimentando il dibattito sulla presenza di squali nelle acque del Mediterraneo.



Per approfondire la questione, Fanpage.it ha intervistato Massimiliano Bottaro, biologo marino e ricercatore presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, nonché coordinatore del progetto europeo Life Elife, dedicato alla conservazione degli squali. Secondo Bottaro, l’identificazione del pesce avvistato è quasi certa: “Quasi sicuramente si tratta di un grande squalo bianco (Carcharodon carcharias). Anche se i video non sono molto chiari, per un momento si vede bene la tipica punta bianca del muso nell’attimo in cui esce dall’acqua. Lo stacco evidente tra il bianco e il grigio della parte superiore è uno dei segnali distintivi per l’identificazione”, ha spiegato il biologo. Tuttavia, le dimensioni precise dell’animale non sono ancora state determinate.

L’avvistamento di uno squalo bianco nel Mediterraneo non è un evento eccezionale, ma continua a suscitare preoccupazione tra i bagnanti e i residenti. Molti utenti sui social hanno espresso timori per la sicurezza nelle acque di Malta, ma Bottaro ha rassicurato che la presenza di squali bianchi in quest’area è storica: “Lo squalo bianco c’è sempre stato nel Mediterraneo, è una presenza storica nella zona di Malta e dello stretto di Sicilia. È comune osservarlo in questo tratto di mare”. Ha inoltre ricordato che in Tunisia, ad esempio, ogni anno vengono registrati avvistamenti o catture accidentali di squali bianchi.

In Italia, la percezione della presenza di squali nel Mediterraneo è spesso distorta. “Pensiamo che gli squali nel Mediterraneo non ci siano, ma non è affatto così”, ha sottolineato Bottaro. L’uso diffuso degli smartphone ha contribuito a documentare più frequentemente questi incontri, dando l’impressione che siano aumentati. L’esperto ha citato alcuni episodi recenti: “L’ultimo incontro è avvenuto circa due mesi fa, mentre un anno fa al largo di Lampedusa alcuni pescatori hanno liberato uno squalo bianco che era rimasto impigliato nelle reti. Si trattava di un giovane dell’anno, un esemplare di un paio di metri”.

Nonostante la reputazione dello squalo bianco come una delle specie più pericolose per l’uomo, Bottaro ha evidenziato che il rischio reale è molto basso: “In realtà siamo noi che uccidiamo gli squali sistematicamente, non il contrario. L’impatto degli squali sulla specie umana è veramente minimo, e gli attacchi mortali in un anno sono molto rari, soprattutto se rapportati all’altissimo numero di bagnanti che negli ultimi 30 anni ha iniziato a frequentare massivamente le coste”. Ha poi aggiunto un esempio significativo: “Basta pensare al Mar Rosso, dove nell’ultimo anno e mezzo sono avvenuti due attacchi mortali, uno ai danni di un russo e uno ai danni di un italiano a fine dicembre. Ebbene, il Mar Rosso fino a 30 anni fa era una meta per subacquei esperti, adesso invece richiama milioni di turisti”.

Secondo il biologo marino, l’aumento della presenza umana negli habitat naturali degli squali può portare a un incremento degli incontri, ma non significa necessariamente un aumento del pericolo. “Se ci considerassero come prede le vittime sarebbero molte di più”, ha osservato. Gli attacchi si mantengono costanti nel tempo, suggerendo che gli squali vedano la presenza umana più come un fastidio che come un’opportunità per cacciare.

Il vero problema per gli squali, ha concluso Bottaro, è rappresentato dalla pesca indiscriminata e accidentale, che minaccia gravemente molte specie marine. La conservazione degli squali nel Mediterraneo rimane una sfida fondamentale per garantire l’equilibrio dell’ecosistema marino.



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