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Caos nella flottiglia: divergenze tra i partecipanti e timori sul viaggio verso Gaza alla luce degli avvertimenti israeliani



La Global Sumud Flotilla, composta da attivisti e parlamentari, sta avanzando con l’intento di raggiungere le coste della Striscia di Gaza per portare aiuti umanitari. Nonostante le avvertenze e i rischi associati, lo skipper Tony La Piccirella, a bordo della nave Family, ha affermato: “Se la merce di scambio è la fine della missione, noi non ci stiamo, vogliamo l’apertura di un canale umanitario permanente via terra e via mare”.



La posizione del movimento è chiara: non intendono fermarsi a Cipro e sono pronti a proseguire, nonostante le difficoltà. La Piccirella ha sottolineato l’aumento del “peso politico” della Flotilla, citando il cambiamento di atteggiamento del governo italiano, rappresentato dal ministro Guido Crosetto, che ha promesso protezione dai droni. “Questa è una vittoria del movimento globale, di quello italiano che ha paralizzato il Paese, dei deputati che hanno occupato il Parlamento”, ha dichiarato con orgoglio.

Tra i membri della Flotilla ci sono anche politici italiani, come l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra Benedetta Scuderi e il senatore del Movimento Cinque Stelle Marco Croatti, che si trovano sulla barca a vela Morgana. Croatti ha espresso preoccupazione per gli eventi in corso nel Mediterraneo, affermando: “Quello che sta succedendo dentro il Mediterraneo è gravissimo. Non si può viaggiare tranquilli in acque internazionali e dobbiamo tirare un sospiro di sollievo perché ieri notte non siano stati bombardati!”.

In un contesto di crescente tensione, Scuderi e Arturo Scotto, entrambi membri del Partito Democratico, hanno chiesto al governo italiano di chiarire la legalità del blocco navale imposto da Israele. Hanno sottolineato che, secondo il diritto internazionale, tale blocco non è legittimo. Scuderi ha evidenziato la gravità della situazione umanitaria a Gaza, affermando: “L’assedio va rotto perché attualmente non c’è possibilità di far entrare aiuti umanitari, tant’è che nel momento in cui c’è stata un’escalation, non dal 7 ottobre ma dal 2007, la popolazione è finita in uno stato di carestia permanente”.

I parlamentari italiani hanno richiesto maggiore protezione per i partecipanti alla Flotilla. Croatti ha fatto notare che i volontari spagnoli si sentono più tutelati, grazie all’immunità diplomatica concessa dal loro governo, mentre agli italiani è stato comunicato che avrebbero viaggiato a proprio rischio e pericolo. Le critiche si sono concentrate anche sulle dichiarazioni della premier italiana Giorgia Meloni, accusata di attaccare i membri della Flotilla piuttosto che il governo israeliano. “Noi — hanno affermato — non siamo irresponsabili. Anzi, abbiamo deciso di accompagnare 59 attivisti e dare protezione politica e diplomatica quando invece il governo italiano non ha mosso un dito”.

Con 450 miglia che separano la Flotilla dalle acque antistanti Gaza, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha avvertito che “Israele non consentirà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà la violazione di un legittimo blocco navale”. Questo scenario evidenzia il rischio elevato per i membri della Flotilla, come ha sottolineato Crosetto: “Usciti dalle acque internazionali nessuno sarà più in grado di garantire sicurezza e aiuto nel caso accadesse qualcosa”.

Nonostante i pericoli, La Piccirella ha espresso la sua determinazione a portare avanti la missione. “Le missioni si rivendicano e si portano fino in fondo”, ha affermato, ricordando la sua esperienza passata quando fu arrestato dalle autorità israeliane a bordo della nave Handala. Ha aggiunto: “Certo, bisogna essere fortemente motivati e convinti”.

Tuttavia, non tutti i membri della Flotilla condividono la stessa visione. Scuderi ha ribadito l’importanza di mantenere la missione umanitaria pacifica e non violenta, affermando: “Questa è una missione umanitaria, pacifica e non violenta per Gaza. Nessuno sia martire”. Anche Croatti ha insistito sulla necessità di cercare un approccio diplomatico, piuttosto che escalation di conflitti.



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