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Castel d’Azzano, il racconto del carabiniere sopravvissuto: “Ero sulla scalinata con lo scudo alto, poi solo un boato”



Domenico Martella, un carabiniere di 25 anni, è sopravvissuto all’esplosione avvenuta a Castel d’Azzano, nel Veronese, che ha provocato la morte di tre militari e il ferimento di altre quindici persone. Martella ha descritto la scena dell’incidente in un’intervista rilasciata dal suo letto d’ospedale, ricordando i momenti drammatici che hanno preceduto e seguito la deflagrazione. “Ricordo che ero sulla scalinata della casa, avevo lo scudo alto, poi c’è stata l’esplosione,” ha raccontato, esprimendo la sua incredulità e il dolore per la perdita dei suoi colleghi.



L’esplosione ha avuto luogo in un casolare dove vivevano tre fratelli, destinatari di uno sfratto, che avevano già manifestato minacce di violenza in passato. Tra le vittime dell’incidente ci sono stati Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello, tutti membri delle forze dell’ordine. Martella ha descritto la sua esperienza, dicendo: “Le macerie mi hanno travolto e dopo ricordo solo buio e urla.” La sua fortuna di essere vivo è contrastata dal pensiero costante per chi non è sopravvissuto. “Ho avuto fortuna, sono ancora qui. Ma il pensiero va sempre a chi non c’è più,” ha aggiunto.

Il giovane carabiniere ha espresso il suo profondo dolore per la perdita di Marco Piffari, il suo comandante, affermando: “Una tragedia immensa, è impossibile da spiegare, soprattutto per la persona che era.” Nonostante le ferite fisiche e il trauma psicologico che sicuramente lo accompagneranno, Martella ha dichiarato con determinazione: “Continuerò a fare il carabiniere.” Questa affermazione dimostra il suo attaccamento al dovere e alla professione, nonostante le difficoltà.

Le indagini sull’esplosione hanno portato all’arresto dei tre fratelli Ramponi, i quali avevano già in passato minacciato di far saltare in aria il casolare nel quale vivevano. Secondo i vicini, il Comune aveva offerto loro un’alternativa abitativa, ma i Ramponi avevano rifiutato, insistendo nel voler rimanere nella casa oggetto di pignoramento. La loro situazione era critica, poiché vivevano senza riscaldamento e corrente elettrica, e avevano mostrato più volte comportamenti estremi per opporsi allo sfratto.

Un vicino ha raccontato che una volta i Ramponi erano saliti sul tetto minacciando di gettarsi se le forze dell’ordine avessero tentato di sgomberarli. In un’altra occasione, nel novembre 2024, Maria Luisa Ramponi aveva dichiarato ai media di aver “riempito casa di gas” per “continuare a lottare contro un pignoramento ingiusto.” Questi eventi hanno contribuito a creare un clima di tensione e paura intorno alla situazione.

La tragedia ha colpito duramente la comunità locale, che ora si trova a fare i conti con la perdita di vite umane e con le conseguenze di un atto così violento. Le autorità stanno indagando sulle circostanze che hanno portato all’esplosione e sul comportamento dei Ramponi, cercando di comprendere come sia potuto accadere un evento così devastante.

Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha visitato i carabinieri feriti, esprimendo solidarietà e sostegno alle famiglie delle vittime. La situazione ha sollevato interrogativi su come le istituzioni possano affrontare il problema degli sfratti e delle occupazioni abusive, evitando che simili tragedie possano ripetersi in futuro.

L’esplosione di Castel d’Azzano rappresenta un tragico esempio delle tensioni sociali e delle problematiche legate alla crisi abitativa, che hanno effetti devastanti non solo sulle persone coinvolte direttamente, ma anche sull’intera comunità. La storia di Domenico Martella e dei suoi colleghi evidenzia il coraggio e il sacrificio delle forze dell’ordine, che ogni giorno si trovano a fronteggiare situazioni pericolose.



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