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Chi era Gegè Di Giacomo, lo storico batterista di Carosone: famiglia e causa della morte



Allora, Gennaro “Gegè” Di Giacomo… che personaggione. Non era solo il batterista di Renato Carosone—era tipo il motore segreto della rivoluzione musicale napoletana, uno di quelli che ti faceva venire voglia di ballare anche se avevi appena litigato con la fidanzata. Nessuno suonava la batteria come lui, punto. C’aveva proprio il ritmo nel sangue, roba da far impallidire pure certi “esperti” di oggi.



Nato a Napoli il 14 gennaio 1918 (sì, avete letto bene, c’era ancora il re!), Gegè aveva la musica già nel DNA. Da bambino smanettava con la grancassa e i piatti insieme a suo fratello Pino, che suonava il rullante—la classica jam session casalinga, insomma. A dieci anni, invece di giocare a pallone come tutti gli altri, lui si beccava la sua prima batteria e veniva già pagato per suonare al cinema Sansone, accompagnando i film muti. Altro che TikTok.

Ma la vera svolta? Nel ’49 sente che questo giovane pianista, un certo Renato Carosone, sta mettendo su un trio per suonare allo Shaker Club di Napoli. Gegè si presenta SENZA batteria (giuro! Diceva che l’aveva portata a cromare… chi ci crede?), e si inventa una roba assurda: sedia di legno, vassoio, bicchieri, un fischietto. Nasce così il leggendario Trio Carosone. Da lì in poi, successo a raffica con pezzi tipo “Oh! Susanna” e “Scalinatella”—praticamente la colonna sonora di una generazione intera che da Napoli è arrivata in tutto il mondo.

E la vita privata? Qui niente gossip clamorosi: Gegè, a quanto pare, non si è mai sposato e niente figli all’orizzonte. Chissà, forse la sua unica vera storia d’amore era con la musica.

Negli ultimi anni, però, la vita non è stata proprio gentile con lui. Dopo la morte di Carosone nel 2001, Gegè è andato giù di brutto. Depressione pesante, problemi di salute, bloccato su una sedia a rotelle dopo un ictus. Carosone gli aveva pure dedicato una canzone (“Addò sta Gegè”), uscita poi postuma. Gegè Di Giacomo se n’è andato il 14 febbraio 2005, a Napoli, lasciando un vuoto enorme tra chi lo amava e chi la musica “la sente” davvero.

Insomma, un gigante. E pure se non tutti conoscono il suo nome, ogni volta che sentite un batterista che spacca, ricordatevi che, molto probabilmente, c’è un po’ di Gegè anche lì.



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