Si attende con interesse la reazione del Ministro Salvini, che ha recentemente bloccato il dodicesimo decreto di fornitura di armamenti all’Ucraina, al piano presentato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, per un prestito di 90 miliardi di euro a Kiev, finanziato tramite asset russi o derivante dal bilancio dell’Unione Europea.
In entrambi gli scenari, l’Italia sarebbe coinvolta: nel primo caso, per condividere una decisione che […] incontra già alcune resistenze, a partire da quella del Primo Ministro del Belgio, Paese che detiene la maggior parte degli asset di Mosca.
Nel secondo caso, l’Italia si troverebbe a garantire per 11-12 miliardi dei 90 miliardi di prestito europeo previsti, da reperire nel bilancio ancora in fase di definizione attraverso la legge di stabilità o mediante altre misure finanziarie.
In entrambi i casi, il dissenso del Ministro Salvini è prevedibile, così come l’imbarazzo della Presidente Meloni, e si prevede l’emergere di un partito trasversale filo-russo, con il Presidente Conte quale secondo pilastro.
L’Ucraina ha quantificato il proprio fabbisogno in 135 miliardi di euro.
Con l’annuncio della Presidente Von der Leyen, e a condizione che la stessa riesca a ottenere il necessario sostegno (finora esplicito è solo quello della Germania), l’Europa si impegnerebbe a coprire i due terzi dello sforzo finanziario richiesto.
Resta da verificare se, oltre al dissenso dichiarato del Primo Ministro Orban, si manifesteranno ulteriori resistenze, e se la Presidente della Commissione […] potrà contare sull’intero sostegno della sua ampia maggioranza o dovrà affrontare defezioni.
La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha deciso di procedere con il piano per l’utilizzo degli asset russi congelati a beneficio dell’Ucraina, nonostante lo scetticismo espresso dalla Banca Centrale Europea (BCE) e la netta opposizione del governo belga, manifestata chiaramente dalla Presidente Christine Lagarde e dal Primo Ministro Bart De Wever.
Per ovviare a potenziali veti, la Presidente von der Leyen ha proposto un meccanismo di approvazione da parte degli Stati membri a maggioranza qualificata. In alternativa, ha suggerito l’emissione di debito comune per finanziare il prestito all’Ucraina, con il bilancio dell’Unione Europea quale garanzia. Tale opzione, tuttavia, richiede l’unanimità dei Ventisette Stati membri. La decisione finale sarà presa al Consiglio Europeo del 18 dicembre.
La Presidente von der Leyen ha dichiarato di aver tenuto in considerazione quasi tutte le preoccupazioni espresse dal Belgio. Per venire incontro alle richieste del governo federale di Bruxelles, ha deciso di utilizzare non solo i 185 miliardi di asset russi depositati presso la società finanziaria Euroclear, con sede in Belgio, ma anche i restanti 25 miliardi distribuiti in altri Stati membri dell’Unione Europea, principalmente in Francia, Germania, Svezia e Cipro.
Si stima che siano disponibili 210 miliardi di euro, tuttavia l’importo del prestito destinato a Kiev è stato ridotto rispetto alle previsioni iniziali: da 140 miliardi a 90 miliardi di euro, “corrispondenti a due terzi delle esigenze finanziarie dell’Ucraina nel biennio 2026-2027”, ha dichiarato la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sottolineando che “gli Stati Uniti hanno accolto favorevolmente la proposta dell’Unione Europea”.
L’Ucraina richiederà 135,7 miliardi di euro nel prossimo biennio: 52,3 miliardi di euro in assistenza finanziaria e 83,4 miliardi di euro per esigenze militari. La Commissione Europea prevede di erogare 45 miliardi di euro all’anno e confida nel supporto degli altri partner internazionali per soddisfare le esigenze di liquidità dell’Ucraina.
Il meccanismo prevede l’emissione di debito e l’utilizzo della liquidità generata dagli asset finanziari della Banca centrale russa, immobilizzati in Europa, per l’acquisto di obbligazioni europee a cedola zero, finanziando così il prestito all’Ucraina, che lo rimborserebbe esclusivamente qualora Mosca si facesse carico dei costi per i danni di guerra. Fino a quel momento, gli asset rimarrebbero congelati.
Tuttavia, le soluzioni giuridiche proposte dalla Commissione Europea presentano diverse criticità, in quanto gli Stati membri dovranno condividere i rischi, fornendo garanzie a tale prestito e predisponendosi a versarle in caso di necessità, trattandosi di una garanzia e non di una confisca. La soluzione preferita dalla Commissione prevede l’utilizzo dello spazio disponibile nel bilancio dell’Unione Europea a garanzia del prestito, ma per la sua attuazione è necessaria una decisione unanime tra i 27 Stati membri.
Il Belgio potrebbe opporsi, così come l’Ungheria di Viktor Orban, storicamente contraria all’iniziativa. Il meccanismo può essere attivato anche a maggioranza qualificata, ma in tal caso sarebbero gli Stati membri favorevoli a dover fornire garanzie bilaterali, a livello nazionale, proporzionalmente al loro Prodotto Interno Lordo.
Considerata la necessità di rinnovare le sanzioni ogni sei mesi e il requisito dell’unanimità, la Commissione Europea propone di ricorrere all’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, destinato alle situazioni di emergenza. Tale articolo trova applicazione in caso di “gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia”.
L’adozione di tale base giuridica consentirebbe di mantenere il congelamento degli asset con la sola maggioranza qualificata. Tuttavia, l’applicazione dell’articolo 122 suscita forti perplessità in alcuni Stati membri e potrebbe comportare ricorsi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Ad esempio, l’Ungheria ha già manifestato l’intenzione di adire alla Corte Ue anche in merito al divieto di acquisto di gas russo a partire dal 1° ottobre 2027, concordato ieri dalle istituzioni comunitarie. Analogamente, il Belgio, pur esprimendo contrarietà, rischia di vedere approvato un piano che prevede l’utilizzo dei 185 miliardi di beni russi depositati presso Euroclear, con sede nel Paese.



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