Kerstin Gurtner, 33 anni, è deceduta lo scorso gennaio sul Grossglockner, vetta più alta dell’Austria, a soli 46 metri dalla croce di cima. La causa del decesso è il congelamento, avvenuto in condizioni estreme di buio e freddo. Il fidanzato Thomas Plamberger, 39 anni e alpinista esperto, sarà processato a febbraio a Innsbruck per omicidio colposo dovuto a grave negligenza, accusa notificata dalla Procura nelle ultime ore.
Le indagini condotte dalla Procura di Innsbruck negli ultimi undici mesi hanno esaminato video delle webcam locali, cellulari, smartwatch e computer della coppia. Le registrazioni mostrano due torce che si avvicinano alla vetta, seguite da una sola che si allontana ore dopo. I soccorsi, ostacolati da venti fino a 74 km/h, hanno raggiunto il corpo di Kerstin Gurtner solo la mattina successiva.
La coppia era inadeguatamente equipaggiata: Kerstin portava scarponi da snowboard invece di calzature tecniche, mancavano sacchi bivacco, coperte termiche e kit d’emergenza. Nonostante ciò, Thomas Plamberger, che aveva pianificato l’escursione e condivideva regolarmente sui social le sue imprese alpinistiche, ha proseguito la salita notturna per poi ridiscendere da solo. Verso le 2 del mattino, l’imputato ha lasciato la sua ragazza senza protezione, esausta, in ipotermia e disorientata circa 50 metri sotto la croce di vetta del Grossglockner, recita la dichiarazione della Procura.
Thomas Plamberger non ha attivato soccorsi tempestivi: bloccati dalle 20.50, ha ignorato un elicottero di polizia alle 22.50 e ha chiamato la polizia alpina solo alle 1.35, spegnendo poi il telefono. L’avvocato Kurt Jelinek ha respinto le accuse: È stato un tragico incidente. La Procura contesta che, come guida responsabile, avrebbe dovuto invertire la rotta prima. In caso di condanna, rischia fino a tre anni di carcere



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