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Crociera in tensione: ecco come l’ex agente segreto spiega a chi rompe le palle cosa succede davvero



Marco Mancini, ex agente segreto di alto livello, intervistato da Topo Gigio Parenzo, illustra le possibili conseguenze per la flottiglia qualora entrasse in acque israeliane (VIDEO).



La portavoce per l’Italia della Global Sumud Flotilla ha respinto la proposta di mediazione avanzata dal presidente Sergio Mattarella, che invitava gli attivisti pro-Pal a fermarsi a Cipro per garantire la sicurezza degli aiuti umanitari destinati al popolo di Gaza. Secondo la portavoce, accettare tale proposta significherebbe “evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccati”. La richiesta del Patriarcato latino di Gerusalemme, che ha suggerito di fermare le imbarcazioni per consegnare gli aiuti in modo sicuro, è stata quindi rigettata.

In una mattinata di tensione, Mattarella ha lanciato un appello agli attivisti, esortandoli a trattare e a “non porre a rischio l’incolumità delle persone”. Fonti romane hanno rivelato che ci sono stati colloqui tra il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, prima dell’intervento di Mattarella. Durante queste conversazioni, il presidente avrebbe condiviso con la premier il senso della sua iniziativa. Da Palazzo Chigi hanno precisato di non aver richiesto l’intervento del presidente, ma di averne apprezzato le intenzioni, dimostrando così una certa convergenza di vedute tra i due vertici istituzionali.

La portavoce della Flotilla ha sottolineato l’importanza della questione degli aiuti, affermando: “Noi siamo pronti a valutare delle mediazioni, ma non cambiando rotta perché significa ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza poter fare nulla”. La situazione rischia di degenerare in un potenziale incidente diplomatico internazionale nel Mediterraneo, con conseguenze imprevedibili.

Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha avvertito che la fregata Alpino, incaricata di “scortare” le imbarcazioni della Flotilla, non potrà entrare nelle acque israeliane. Questo implica che, una volta superato quel limite, gli attivisti pro-Pal sarebbero vulnerabili a rappresaglie da parte della marina militare di Gerusalemme, alimentando ulteriormente le tensioni a bordo delle imbarcazioni.

Tra gli attivisti, ci sono opinioni contrastanti sulla situazione. Tony La Piccirella, skipper della nave Family, ha affermato: “Se la merce di scambio è la fine della missione, noi non ci stiamo, vogliamo l’apertura di un canale umanitario permanente via terra e via mare”. A sostenere questa richiesta ci sono anche quattro membri dell’opposizione che hanno deciso di unirsi alla Flotilla, tra cui l’eurodeputata Benedetta Scuderi di Alleanza Verdi e Sinistra, il senatore del Movimento Cinque Stelle Marco Croatti, l’europarlamentare del Partito Democratico Annalisa Corrado e il deputato dem Arturo Scotto.

Tuttavia, la questione del diritto internazionale complica ulteriormente la posizione degli attivisti. Come riportato dal Corriere della Sera, nel 2011 una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha definito “legittimo” il blocco navale di Israele. Questo solleva interrogativi su cosa potrebbe accadere se la Flotilla decidesse di proseguire nonostante le avvertenze.

Il rischio di un “incidente” è reale. Nonostante sia improbabile uno scontro a fuoco, data la natura disarmata dei pro-Pal, il timore di una collisione con le navi militari israeliane è concreto e potrebbe compromettere la stabilità delle imbarcazioni della Flotilla. L’ipotesi più probabile è che la marina militare israeliana ignori le piccole imbarcazioni fino a terra, per poi rimpatriare gli attivisti sui primi voli disponibili.

Scuderi ha già dichiarato che “questa è una missione umanitaria, pacifica e non violenta per Gaza. Nessuno sia martire”. L’obiettivo sembra essere quello di trovare una via d’uscita dignitosa, in modo da rivendicare una vittoria morale e nascondere le difficoltà in cui si sono trovati gli attivisti.



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