Il 7 dicembre scorso, Eleonora Dragone, una donna di 39 anni, è deceduta dopo aver trascorso sette ore nel pronto soccorso del Policlinico di Bari, dove era stata portata in seguito a forti dolori al torace. La sorella di Eleonora ha raccontato che inizialmente i medici avevano escluso problemi cardiaci, diagnosticando gastrite e programmando la dimissione della paziente. Di fronte a questa situazione, la Procura di Bari ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati la dottoressa che aveva in cura Eleonora e disponendo l’autopsia per chiarire le cause della morte.
L’autopsia è stata eseguita nei giorni scorsi dal medico legale, alla presenza dei periti della famiglia e della dottoressa coinvolta. Si attendono ora i risultati finali per determinare l’esatta causa del decesso e se vi sia un nesso con la sindrome di Turner, di cui Eleonora soffriva sin da bambina. La famiglia, però, è particolarmente interessata a comprendere come sia stata gestita la situazione in pronto soccorso e se un intervento più tempestivo da parte dei medici avrebbe potuto salvare la vita della donna.
In un’intervista con Quinto Potere, la sorella di Eleonora Dragone ha espresso il suo sconforto, affermando: “Mi hanno risposto che non sapevano cosa fosse successo. Non è possibile che una persona che sta male e va in ospedale muoia e un medico dopo sei ore risponda ‘non lo sappiamo’.” Era stata proprio lei a contattare il 118 il 7 dicembre, verso le 14:30, quando aveva notato un’alterazione nell’elettrocardiogramma della sorella. I medici e l’ambulanza avevano quindi trasportato Eleonora al pronto soccorso.
Una volta in ospedale, Eleonora era stata collocata nella zona dei codici verde, poiché i primi esami avevano escluso complicazioni cardiache. La sorella ha raccontato che la donna ha vomitato più volte e che il dolore al petto non accennava a diminuire. Nonostante ciò, i medici l’hanno rassicurata, affermando che l’ECG e l’emogasanalisi avevano dato esito negativo e le hanno somministrato un maalox.
La sorella di Eleonora ha continuato a descrivere la situazione: “Dicevano che non c’era nulla correlato al cuore, che era un problema gastrico, ma si contorceva e si toccava il petto.” Ha rivelato che i medici avevano persino previsto le dimissioni di Eleonora, tanto che lei era tornata a casa, lasciando in ospedale solo la madre. “Mi dicevano che stavano aspettando le dimissioni, mancava solo il secondo prelievo e poi avrebbe potuto andare via,” ha spiegato.
Tuttavia, poco dopo, Eleonora si è accasciata, perdendo i sensi. Trasportata immediatamente nella sala dei codici rossi, i medici hanno tentato di rianimarla, ma nonostante gli sforzi, il suo cuore non ha retto. La zia di Eleonora Dragone ha raccontato: “I rianimatori hanno dato l’anima, dicevano ‘Non si può morire a 39 anni, continuiamo’, ma il suo cuore non è ripartito.”
La vicenda ha suscitato un’ondata di indignazione e preoccupazione, sollevando interrogativi sulla gestione dei casi in pronto soccorso e sull’importanza di un’adeguata valutazione clinica. La famiglia di Eleonora desidera che venga fatta chiarezza non solo sulle cause della morte, ma anche sulle procedure adottate dai medici durante la sua permanenza in ospedale. La richiesta di giustizia e di maggiore attenzione nella cura dei pazienti è diventata un tema centrale per la famiglia, che spera che la verità emerga e che situazioni simili possano essere evitate in futuro.



Add comment